DirettaCalcioMercato
·19 November 2024
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Kelvin Yeboah ha lasciato definitivamente il Genoa e l’Italia per trasferirsi in MLS al Minnesota United: ecco una lunga intervista rilasciata a Sky Sport.
Il trasferimento in America di Yeboah è stata una manna dal cielo per l’attaccante classe 2000 di nazionalità italiana. Infatti l’ex Genoa in 11 partite di campionato ha messo a segno 7 gol e 2 assist.
Quale è stato l’impatto con la MLS?
“È stato ottimo. Qui i giocatori sono più liberi dalla tattica, il livello è alto, le infrastrutture perfette e il campionato è imprevedibile: è l’American Dream, tutti hanno il diritto di sognare e anche una big come l’Inter Miami di Messi e Suarez può essere battuta al primo turno dei play-off. E poi calcio è intrattenimento: lo show comincia già dalla scelta degli outfit pre-partita e io, da italiano, me la cavo bene”.
Qual è una nota dolente? “Il cibo… Fortunatamente ho trovato un negozio di prodotti italiani”.
Ci può raccontare la sua parentesi al Genoa? “Sono stati mesi complicati, ma non ho rimpianti: lo rifarei. I tifosi del Genoa sono fantastici e ho imparato tanto: è nei momenti difficili che migliori, quando la palla non entra neanche se la spingi con le mani. Mi ha aiutato mio zio Anthony, che è stato un grande attaccante in Bundesliga e in Premier. E al Genoa ho interiorizzato una lezione che oggi è il mio mantra: the obstacle is the way, l’ostacolo è la via. Significa non fuggire dalle responsabilità e dare sempre il massimo. Il resto lo lascio nelle mani di Dio”.
Tre allenatori diversi in tre partite e acquisti da ogni parte del mondo. Tante difficoltà per un debuttante in A come lei. “La società aveva scelto di prendere due attaccanti: io e Piatek. Alla fine però sono arrivato solo io e, a 21 anni, mi sono caricato tutta la responsabilità sulle spalle. Ero in un buon momento, segnavo pure in Europa League e il progetto di Spors e Shevchenko mi aveva convinto”.
Come mai ha scelto il 45? “Per Balotelli: mi aveva scritto un messaggio di buona fortuna. Ora è lui a indossare proprio quella maglia e io ho ricambiato: gli ho detto di farci divertire”.
Il suo viaggio parte da Shevchenko. “Ho esordito con lui in panchina, in Coppa Italia a San Siro contro il Milan: un sogno. Ma dopo quella partita l’hanno esonerato, è arrivato Konko ad interim e al mio debutto in Serie A abbiamo perso 6-0 contro la Fiorentina”.
Poi è stato il turno di Blessin. “Ero arrivato al Genoa per fare la punta ma lui mi ha spostato in fascia. E la comunicazione era complicata: l’allenatore era tedesco e il traduttore non traduceva dall’inglese. Quindi a ogni esercizio, Blessin spiegava in tedesco, il traduttore ripeteva in italiano e poi, per chi non capiva né una né l’altra lingua, Blessin lo rispiegava in inglese. In campo comunque ci capivamo: abbiamo lottato fino alla fine ma non siamo riusciti a salvarci”.
Traversa a Napoli, quanto rimpiange che non abbia segnato? “Sta ancora tremando: poteva cambiare la nostra storia e pure la mia, sarebbe stato il primo gol in Serie A. Ma un giorno tornerò in Italia per saldare il conto aperto”.