Inter News 24
·5 September 2025
Zanetti ricorda: «Momenti intensi? Il pianto di Madrid e la cavalcata nel derby»

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·5 September 2025
Trent’anni fa, il 1995 segnava l’inizio della storia d’amore tra Javier Zanetti e l’Inter. L’ex capitano nerazzurro, oggi vicepresidente del club, è intervenuto per ricordare i momenti più significativi della sua carriera con la maglia nerazzurra, sottolineando le emozioni e le immagini che hanno segnato un’epoca.
IL PIANTO DI MADRID – «Il pianto di Madrid sicuramente. Era il completamento di un percorso con questa maglia. Il poter sollevare quel trofeo dopo 45 anni senza finali è stato bello, da lì il pianto e l’abbraccio con Mourinho che sapevo sarebbe andato via».
Zanetti ha voluto riportare la mente al 22 maggio 2010, data che rimane scolpita nella storia del club. Quella notte al Santiago Bernabéu, l’Inter di José Mourinho completò il Triplete battendo il Bayern Monaco in finale di Champions League. Per Zanetti, alzare la coppa da capitano dopo 45 anni di attesa fu il coronamento di un percorso di sacrifici e vittorie, culminato in un abbraccio commosso con l’allenatore portoghese che avrebbe poi salutato la squadra.
L’AZIONE SIMBOLO – «La cavalcata nel derby nei minuti finali che prendo palla nella nostra area e la porto in quella avversaria. Quella descrive il mio modo di interpretare il calcio».
Parlando di sé, Zanetti ha scelto un episodio che non compare in un tabellino ma resta nell’immaginario collettivo: una lunga cavalcata nel derby di Milano, un’azione che per lui rappresenta al meglio il proprio modo di intendere il calcio, fatto di corsa, generosità e spirito di sacrificio.
Parole che raccontano la mentalità di un calciatore che ha saputo unire talento e disciplina, diventando un simbolo per l’Inter e per il calcio mondiale. Oggi Zanetti ricopre un ruolo dirigenziale, ma rimane un punto di riferimento per i tifosi, incarnando valori come appartenenza, rispetto e professionalità.
Il ricordo a trent’anni dal debutto non è soltanto un omaggio alla sua carriera, ma anche la conferma di quanto la sua figura continui a ispirare le nuove generazioni, dentro e fuori dal campo.