Balotelli contro Vieira: «Vi racconto tutto. Se avessi segnato sarebbe stato un problema per lui. La mia carriera non è finita, non può essere un anno al Genoa a farmi passare la voglia» | OneFootball

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·7 de julio de 2025

Balotelli contro Vieira: «Vi racconto tutto. Se avessi segnato sarebbe stato un problema per lui. La mia carriera non è finita, non può essere un anno al Genoa a farmi passare la voglia»

Imagen del artículo:Balotelli contro Vieira: «Vi racconto tutto. Se avessi segnato sarebbe stato un problema per lui. La mia carriera non è finita, non può essere un anno al Genoa a farmi passare la voglia»

Balotelli contro Vieira: «Vi racconto tutto. Se avessi segnato sarebbe stato un problema per lui. La mia carriera non è finita…»

Svincolato e senza filtri. Mario Balotelli, dopo la fine del suo contratto con il Genoa, si racconta in una lunga e schietta intervista al canale YouTube del giornalista Sandro Sabatini, affrontando i temi più caldi della sua carriera e del suo presente. L’attaccante parla del rapporto conflittuale con l’ex allenatore Patrick Vieira, che lo ha messo ai margini della squadra, e smentisce le voci su una sua presunta scarsa professionalità.

Dal suo amore mai sopito per la Nazionale alla sua immagine pubblica, passando per aneddoti inediti e un futuro tutto da scrivere, emerge il ritratto di un giocatore ancora desideroso di mettersi in gioco e di dimostrare il suo valore, con un messaggio chiaro al mondo del calcio: la sua voglia di giocare non si è affatto spenta.


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LA VOGLIA DI GIOCARE ANCORA – «Certo, qualche anno ancora sì. Non può una società sola farmi passare la voglia di giocare. Se volete sapere il perché, dovevate chiamare quell’altro e non me».L’INGAGGIO AL GENOA – «Poco, penso che quelli della Primavera prendessero più di me. L’aspetto economico non mi interessava. E mi sto allenando».LA SUA IMMAGINE PUBBLICA – «Se penso che un giocatore sia casinista, chi può smentirmelo? I compagni di squadra. Chiedete ai miei compagni di squadra. Da quando ho cominciato fino a 24-25 anni ho fatto qualche ritardo agli allenamenti, son sincero. Ma ora… Qualcosa è stato esagerato, una di sicuro, ma non credo di aver fatto altre cose fuori dal comune. Sono state anche ingigantite».LA ROTTURA CON VIEIRA DOPO NAPOLI-GENOA – «Il problema è stato che per poco non facevo gol, sarebbe stato un problema. La settimana seguente mi sono allenato, poi a Lecce mi ha fatto scaldare tutto il secondo tempo senza mettermi. Ho parlato col direttore e ho detto che accettavo di non giocare o di farlo poco, ma se a Lecce mi fai scaldare tutto il secondo tempo senza poi mettermi, non è una scelta giusta per la squadra. Se pensi che in dieci minuti non possa segnare col Lecce, il problema è solo che ti sto sui coglioni. E basta. Posso essere d’accordo di non correre per 90 minuti come faceva il Genoa, ma a Lecce non mi fai entrare e non c’entra l’affidabilità. Ti sto sul cazzo».LA RISPOSTA DELLA SOCIETÀ – «Che avrebbero parlato di nuovo col mister, ma poco tempo dopo mi dissero che non ne voleva sapere. E lì ho scritto un messaggio a Vieira, che avrei voluto pubblicare ma non volevo essere stronzo anche io. Gli ho fatto capire che preferivo vederlo metterci la faccia, dicendo che non mi avrebbe fatto giocare. Non ho mai avuto una risposta: da lì piano piano sono finito a parte. Gli ultimi due mesi mi hanno tolto persino il preparatore, arrivavo al campo ed ero indipendente».I PRECEDENTI CON VIEIRA A NIZZA – «Problemi così non ne avevo mai avuti. Lui è arrivato lì e ha voluto cambiare tutti, ma venivamo da due ottimi campionati. Giocavamo male. Poi ha iniziato a tirarmi fuori, sono andato dal presidente e mi hanno messo fuori squadra e sono andato a Marsiglia. Prima di andare in Turchia, poi mi ha richiamato il presidente dicendomi che se tornasse indietro, non sarei io ad andarmene via. Il bello è che alla prima col Marsiglia ho segnato al Nizza: com’ero felice… Ma non per Nizza, per lui».L’AMORE PER LA NAZIONALE – «Pensate che in Nazionale cambiavo, c’era qualcosa che scattava in me. Però cambiavo proprio. Di sicuro mi sentivo in dovere di far vedere quanto fossi attaccato, più degli altri. Ricordo che a volte veniva qualcuno che non sapeva l’inno e lì mi incazzavo».

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