DirettaCalcioMercato
·20 de noviembre de 2024
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L’allenatore del Cagliari Davide Nicola ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni di CagliariNews24.
Davide Nicola ha avuto molto tempo a disposizione per effettuare elucubrazioni e preparare la gara contro il Genoa. L’allenatore del club sardo ha deciso però di parlare del suo rapporto con i tifosi spendendo bellissime parole su Gigi Riva.
“Mi avvicino al Cagliari sia perché ho molti amici in Sardegna, molti abitano ancora qui, altri sono tornati nei luoghi dell’infanzia. Mi interessa come è vivere sull’isola come è concepire l’unione tra gli abitanti dell’isola rispetto al continente. Questa storia e cultura mi ha sempre affascinato. C’è anche l’importanza del Cagliari, l’importanza anche per il Presidente dal quale sono rimasto colpito perché è un appassionato incredibile. Tutto questo mi ha portato ad avere il pensiero del come sarebbe rappresentare i tifosi del Cagliari e allenare il Cagliari. Io credo fortemente in questo, quando una persona si concentra sull’energia e il desiderio. Probabilmente si smuove qualcosa, magari sono stupidaggini però io la penso così. Voglio dare tutto me stesso”.
È tangibile. Rappresenta l’orgoglio, la resilienza, rappresenta la serietà di fare e condurre la vita, fatta di valori. Non ho avuto il piacere di frequentarlo come è successo per altri. Ti accorgi dell’enorme mole che circonda Gigi Riva, è impressionante. Di questo sono felice perché è la dimostrazione che molto spesso qualcuno vuol far credere che rinunci a possibilità più alte, lui è la dimostrazione di che cosa è in grado di darti la gente, del cantare la tua storia nel tempo a venire. Lo si avverte ad ogni passo che fai in Sardegna. Gigi Riva è stato qualcosa di particolare»
Io uomo dei miracoli? Mi faccio una risata. Mi viene sempre in mente il video di Gianni Agnelli quando diceva che ci sono tre principi fondamentali: il primo, non dare attenzione agli altri, il secondo non prendersi troppo sul serio (lasciare sempre aperta alla porta del fato) e infine prendere maledettamente sul serio ciò che fai. E non ci sono scorciatoie, il tempo che dedichi è direttamente proporzionale a ciò che ottieni nel tempo. Il calcio, essendo un gioco, avendo una componente casuale, non tutto è scienza. Può succedere che non raggiungi quello che vuoi, ma nel lungo periodo (con una giusta programmazione e visione) si possono avere i presupposti per gratificarsi”.
Uno deve avere una grande volontà di ascoltare gli altri in maniera non solo curiosa, ma attratta prima dalla persona e poi dall’atleta. Bisogna avere un progetto tecnico-tattico, quindi saperlo trasferire. Sono due punti chiave per guidare le persone. Bisogna creare un ambiente di fiducia, dove le persone si sentono stimate per quello che sono e che abbiano ben chiaro dove vogliamo andare. Poi bisogna lavorare duramente, con entusiasmo, ma soprattutto mantenendo la fiducia e non vivendo di picchi perché è solo uno spreco di energie. È un po’ come sovrapporre la tua visione e i tuoi programmi di micro obiettivi (sapendo che non sempre riesci ad andare con una linea retta) con l’operato che stai facendo”.