Calcionews24
·6 de junio de 2025
Cannavaro racconta: «Facevo il raccattapalle e con Maradona è successa questa cosa. Su Lippi vi racconto che…»

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Fabio Cannavaro, ex difensore della Juve, si è raccontato con grande sincerità al Festival della Serie A di Parma, ripercorrendo i momenti più significativi della sua straordinaria carriera. Dagli esordi con il Napoli al trionfo del Pallone d’Oro, l’ex difensore azzurro ha condiviso emozioni, ricordi e riflessioni, con la consapevolezza di chi ha vissuto il calcio in tutte le sue forme.
Il sogno Napoli e la foto con Maradona«Facevo il raccattapalle e mi ero imbucato negli spogliatoi il giorno dello scudetto», ha raccontato Cannavaro, ricordando uno dei momenti simbolici della sua giovinezza. In quell’occasione, riuscì a scattare una foto con Diego Armando Maradona, una vera icona per tutti i tifosi partenopei. «Giocavo per strada e sognavo di vestire la maglia del Napoli. Quando era in vantaggio, bisognava rallentare; quando perdeva, bisognava accelerare. Ma quel Napoli vinceva sempre, quindi io perdevo tempo», ha aggiunto con un sorriso. Realizzare quel sogno è stato, per lui, motivo di immenso orgoglio: «Era l’orgoglio della mia famiglia e del quartiere».
Un posto speciale nel cuore di Cannavaro è occupato dal Centro Paradiso, storico campo d’allenamento del Napoli. «Lì ho fatto tutta la trafila, dalle giovanili alla Primavera. Maradona si allenava lì… quando si allenava», ha ricordato con affetto. Dopo anni di abbandono, è riuscito ad acquistare quel centro: «Ci ho messo quindici anni, ma ne è valsa la pena. È un campo a cui sono molto legato, una parte importante della mia vita».
Gli esordi, le difficoltà e la svoltaParlando dei primi anni da professionista, Cannavaro ha spiegato: «Lippi inizialmente non puntava su di me, pensava ad altri. Stavo per andare in prestito all’Acireale, poi mi fece giocare un mercoledì e da lì non sono più uscito». Quel momento segnò l’inizio di una carriera brillante, fatta di successi e di incontri con grandi allenatori: «Ogni tecnico ti lascia qualcosa. Con Ranieri, Ancelotti e Malesani ho vissuto esperienze molto diverse. A Parma, con la zona, ho unito la tattica alla ‘cazzimma’, come diciamo a Napoli».
Il calcio che cambiaCannavaro ha riflettuto anche sull’evoluzione del ruolo del difensore: «Una volta si marcava a uomo, ora si gioca a zona. Ma quella grinta resta fondamentale». E a proposito di VAR: «Avrei concesso molti più gol». Tra gli attaccanti più difficili da affrontare, ha citato senza esitazioni: «Vieri era forte, ma Ronaldo il brasiliano era devastante. Faceva tutto, dribbling, tunnel… imprendibile».
Il legame con ParmaTornare a Parma ha un significato particolare: «Sono passati trent’anni dal mio arrivo qui. Avevamo una squadra fortissima. Ci è mancato solo il campionato. Malesani era un visionario, ci insegnava a costruire dal basso e a rompere le linee. Mi ha cambiato il modo di pensare la fase difensiva».
Un racconto ricco di umanità e passione, che restituisce l’immagine autentica di un campione che ha segnato un’epoca.