Caressa durissimo contro l’AIA: «I simulatori vanno espulsi, serve il tempo effettivo nel calcio» | OneFootball

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Inter News 24

·11 de noviembre de 2025

Caressa durissimo contro l’AIA: «I simulatori vanno espulsi, serve il tempo effettivo nel calcio»

Imagen del artículo:Caressa durissimo contro l’AIA: «I simulatori vanno espulsi, serve il tempo effettivo nel calcio»

Caressa lancia la proposta attraverso il proprio canale YouTube: «Gli spettatori pagano per vedere solo un tempo di gioco reale»

In un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport, Fabio Caressa ha affrontato uno dei temi più discussi del calcio moderno: l’introduzione del tempo effettivo. Il giornalista e telecronista di Sky ha spiegato come l’attuale gestione del tempo nelle partite penalizzi lo spettacolo e l’esperienza dei tifosi.

«È brutale, però va detto: gli spettatori ormai pagano per vedere soltanto un tempo. Tra punizioni, corner e rimesse, per riprendere il gioco ci vogliono almeno 40 secondi. Con 20-25 falli laterali a gara e con 60-70 interruzioni del gioco, si perdono delle buone mezz’ore», ha dichiarato Caressa, sottolineando l’importanza di un cambiamento strutturale nelle regole.


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Il giornalista ha poi analizzato il calo della qualità tecnica nel calcio attuale: «Calano i dribbling, gli ingressi in area e gli xG, ma aumentano i gol da palla inattiva. Questo significa che tecnicamente ci stiamo impoverendo, e che più si sta fermi, più si devono trovare in quelle situazioni le armi per far male all’avversario».

Caressa non ha risparmiato critiche ai cosiddetti simulatori, che a suo dire rappresentano uno dei mali principali del calcio moderno: «Il non-gioco e l’ostruzionismo sono fastidiosi, ma le simulazioni ancora di più. Fermano il gioco per troppo tempo e sono l’emblema della scorrettezza. I simulatori andrebbero espulsi. Anche per noi cronisti è difficile riempire tutti questi tempi morti».

Infine, Caressa ha ribadito la necessità di seguire l’intuizione di Fabio Capello, tra i primi a sostenere l’idea del tempo effettivo: una misura che, secondo lui, «renderebbe il calcio più giusto, più moderno e più godibile per chi lo ama davvero».

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