Calcionews24
·21 de noviembre de 2025
Cremonese, Nicola: «Siamo soddisfatti di quanto fatto fino ad ora. Ma siamo ancora al primo step. Su Vardy devo dire una cosa»

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La sua Cremonese sta facendo bene, ha compiuto imprese come debuttare battendo il Milan a San Siro e gioca con una personalità non facile da vedere in una neopromossa. Davide Nicola, il mister dei grigiorossi, si racconta a La Gazzetta dello Sport.VERTIGINI – «Cosa mi ha dato più vertigini? Il Torrazzo non c’è dubbio! Salire sul Torrazzo, immaginarne la storia, godere il bellissimo panorama significa cominciare a capire Cremona, una città che mi ha stupito per bellezza, ma anche per il calore e l’affetto del suo pubblico, che ha ribaltato lo stereotipo del tifo freddo da città del Nord intrisa di storia e cultura. Qui, al contrario, ho da subito avvertito grande passione e coinvolgimento».LA SQUADRA E I TIFOSI – «Una squadra esiste perché c’è chi la segue, e noi sentiamo questa responsabilità, che è stimolo a dare il meglio e a trasmettere bellezza e coinvolgimento. Quando fai ciò che piace, i tifosi si immedesimano nella squadra e si crea identità. Poi, è chiaro, devono arrivare anche i risultati».14 PUNTI DA NEOPROMOSSA – «Io non guardo al risultato della singola partita, quella è meteorologia, ma ragiono per step. Siamo circa a un terzo del campionato: il primo step è quasi concluso e siamo soddisfatti per quanto raccolto dai ragazzi, frutto di un grande lavoro, nella consapevolezza del percorso che ancora ci attende. Perché con l’inizio del secondo step tutto si ricalibra, sulla scorta di quanto già acquisito ma dopo un’analisi di quel che si può migliorare, di quel che manca o di quel che va modificato, tipo ruota di Deming».
LEGGI ANCHE >>> Ultime Notizie Serie A: tutte le novità del giorno sul massimo campionato italianoDEFINIZIONE DEL SUO CALCIO – «Acceso, almeno così mi piacerebbe che il mio calcio venisse visto e definito dagli altri. Per me il risultato conta, ma anche la strada per raggiungerlo è fondamentale: una squadra gioca bene non solo quando si esprime ad alti livelli sul piano tecnico-tattico, ma quando riesce anche a comunicare emozioni. Allora sì che il pubblico si diverte e si riconosce nella propria squadra».LA SCELTA DEI GIOCATORI – «Nella mia visione tutto parte dalla persona, mentre algoritmi e big data servono per oggettivare impressioni e percezioni, e sono quindi un grande aiuto. Manca però un dato per renderli più completi e quindi affidabili ai nostri scopi: contestualizzare i numeri relativi ad un determinato giocatore in un determinato contesto di gioco. Per far ciò ogni piattaforma dovrebbe sincronizzarsi sull’idea e sul tipo di gioco che ciascun allenatore applica. Altro limite: il dato racconta una verità immediata ma non dice tutto, anzi può paradossalmente sviare. Per esempio un giocatore che corre molto non è detto che corra bene. Numeri e piattaforme possono aiutare, ma in un sistema complesso come è una squadra dipende dall’uso che l’allenatore ne fa».VARDY E VAZQUEZ – «Io preferirei partire dai giocatori in ordine alfabetico ma capisco altre esigenze… Vardy e Vazquez sono i giocatori più rappresentativi per status e carriera, ma sono anche quelli che più impressionano per professionalità. Sanno rendere facile il difficile, una dote che appartiene solo ai grandi. E come loro sono dei magnifici facilitatori, semplificano la vita agli altri per la loro capacità di capire al volo quel che serve e quando farlo, trascinando anche i compagni meno esperti. E tutto questo senza perdere curiosità, fame e capacità di divertirsi. Quanto ai margini di miglioramento, tutti ne abbiamo, sempre: alle volte non serve rivoluzionare, ma può bastare fare le ‘solite’ cose con metodo diverso o con attenzione maniacale».
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