Calcionews24
·30 de septiembre de 2025
«De Bruyne non è un giocatore ‘contiano’, in 9 anni al City non ha mai…»: l’analisi di Pastore

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·30 de septiembre de 2025
La sostituzione di Kevin De Bruyne a San Siro, pochi minuti dopo il gol, ha fatto discutere, ma non è un caso isolato. Anche nel big match precedente contro il Manchester City, Antonio Conte aveva richiamato in panchina il fuoriclasse del Napoli. Una scelta che, secondo il giornalista Giuseppe Pastore, non è né casuale né punitiva, ma figlia di una precisa incompatibilità tattica tra il giocatore e la filosofia del suo allenatore.
Intervenuto durante “Fontana di Trevi” su Cronache di Spogliatoio, Pastore ha offerto una lettura lucida e affascinante del rapporto tra i due, spiegando perché, a suo dire, il belga non sia un giocatore “contiano”.
«De Bruyne non è un giocatore ‘contiano’. È un bellissimo cavallo di razza che fa il dressage, elegante però rallentato. Non è mai stato un gladiatore. Conte invece ha bisogno anche di questo approccio dai suoi giocatori, e infatti l’ha tolto a Manchester non potendo contare molto sulla sua fase difensiva. Non ha l’intensità che può per esempio metterci Politano. Ma se sei stato 9 anni al City non fai mai quel tipo di partite».
L’analisi di Pastore è spietata ma puramente tecnica. Con la metafora del “cavallo da dressage”, descrive un giocatore di un’eleganza e di una classe infinite, che però non possiede la ferocia agonistica e l’intensità senza palla che Conte considera non negoziabili. Il tecnico, per il suo gioco, ha bisogno di “gladiatori”, e per questo, nei momenti di massima pressione difensiva, preferisce affidarsi a giocatori meno talentuosi ma più adatti a quel tipo di sacrificio, come Politano.
Secondo il giornalista, i nove anni al Manchester City di Guardiola hanno plasmato De Bruyne in un certo tipo di fuoriclasse, sublime in un sistema basato sul possesso e sulla tecnica, ma meno a suo agio quando la partita richiede una battaglia di pura intensità. Non è una critica al valore assoluto del giocatore, ma una constatazione: la convivenza tra un allenatore pragmatico come Conte e un artista come De Bruyne è destinata a vivere di questi compromessi.