Donnarumma sente il richiamo dell’Italia: «Serie A? Le porte sono aperte, prima o poi torno. Le critiche? Mi… asciugano» | OneFootball

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·5 de junio de 2025

Donnarumma sente il richiamo dell’Italia: «Serie A? Le porte sono aperte, prima o poi torno. Le critiche? Mi… asciugano»

Imagen del artículo:Donnarumma sente il richiamo dell’Italia: «Serie A? Le porte sono aperte, prima o poi torno. Le critiche? Mi… asciugano»

Donnarumma e il richiamo dell’Italia: «Serie A? Le porte sono aperte, prima o poi torno. Le critiche? Mi… asciugano»

Le dichiarazioni riprese da Tuttosport di Gianluigi Donnarumma, riguardanti il suo futuro come portiere del Psg, passando dal finale di stagione vissuto con i francesi e i prossimi impegni tra Nazionale e Mondiale per Club.

FIDUCIA NEL GRUPPO – «Perché c’è un obiettivo che non va assolutamente fallito, andare al Mondiale. Dobbiamo riuscirci tutti insieme, noi e la nostra gente. Siamo una squadra giovane con un allenatore fortissimo, possiamo crescere tanto, meritiamo fiducia».


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IL NO DI ACERBI – «Di sicuro Ace ci avrebbe fatto comodo, ma ognuno di noi è responsabile delle proprie azioni. Chi viene qui sa che deve dare tutto. È un orgoglio incredibile far parte della Nazionale, fin da bambino sogni di indossare questa maglia e di darle tutto».

AFFRONTARE HAALAND – «L’attaccante norvegese è fra i migliori al mondo ma non c’è preoccupazione, semmai tensione perché è una sfida importante, in ballo c’è il Mondiale. Vero che c’è un po’ di emergenza ma siamo pronti e decisi a fare di tutto per portarla a casa».

TROPPI GIUDIZI FRETTOLOSI – «Bisogna trovare un equilibrio. Dopo il ko con la Germania ho letto cose che non mi sono piaciute. Siamo una squadra che lotta sempre e ha un futuro importante. Abbiamo bisogno del supporto dei tifosi per fare grandi cose».

IL MOMENTO PIÙ BELLO – «Sì ma non solo per le vittorie. Sono riuscito a superare momenti difficili, specie dal punto di vista morale. Non è facile tornare nel proprio Paese e non venire accolti come meriti. Ora sono contento di aver ritrovato fiducia, equilibrio, mentalità e aver convinto tutti gli italiani».

MERITI DI LUIS ENRIQUE – «Con lui sono migliorato in tutto: impegno, dedizione in ogni allenamento, crescita mentale. E alla squadra lui ha dato tranquillità ed equilibrio: fa sentire tutti importanti».

COMMENTO DI BARTHEZ – «Le critiche asciugano (ride). Battute a parte, da professionista ho sempre cercato di dare importanza al mio corpo oltre che alla testa e negli anni sono maturato. Ora riesco a gestire meglio le partite».

RINCONTRARE GLI INTERISTI – «Nulla. C’era stato un grande abbraccio a Monaco a fine gara, mi ha fatto piacere. Non nascondo di aver fatto fatica a godermi pienamente la vittoria della Champions perché dall’altra parte c’erano dei fratelli con cui ho lottato e condiviso tanto. Ora dobbiamo tutti pensare solo alle prossime due partite».

FUTURO AL PSG – «Non lo sapevo. Comunque io a Parigi sto bene poi sarà la società a decidere se rinnovarmi o no il contratto. Sono pronto a tutto ma ora la mia prima opzione è restare dove sono, mi trovo bene con i compagni e i tifosi mi apprezzano. Spero di restare lì per tanti anni».

UN GIORNO IN ITALIA – «Ma sì. Forse fra qualche anno potrà cambiare qualcosa, non chiudo le porte, l’Italia è la mia casa. Adesso però mi godo il momento sentendo la fiducia di tutto il mondo del Psg».

CONTRO HAALAND IN CHAMPIONS – «Lui mi ha già fatto gol in Champions, è un attaccante incredibile. Mi preparerò come sempre anche se contro simili avversari c’è una tensione maggiore, occorrerà stare particolarmente attenti ma anche tranquilli, evitando che ogni corner, ogni punizione si trasformino in uno stress continuo».

AMMIRAZIONE PER SINNER – «Jannick è un grandissimo amico, mi sorprende la sua forza mentale, la capacità di non farsi condizionare da niente e da nessuno. È una dote che dovremmo rubargli: se riesci a non farti condizionare da pubblico e arbitro parti già in vantaggio e non sprechi energie inutili».

COSA PORTARE DAL PSG – «Tranquillità e spensieratezza. E la voglia di dare tutto in campo da squadra. Perché si vince e si perde sempre tutti insieme».

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