Calcionews24
·8 de octubre de 2024
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Negli anni ’90 Fabio Capello ha diretto un Milan stellare, che vinceva ovunque. Oggi da opinionista osserva con preoccupazione quanto sta capitando in casa rossonera, a maggio ragione dopo la sconfitta con la Fiorentina, troppo piena di cose negative per lasciare indifferenti.
I RIGORI DOVEVA TIRARLI PULISIC – «Ciò che è accaduto è semplicemente inaccettabile. Quando si prepara una partita, si fanno e comunicano delle scelte ben precise. Vale per i corner, le punizioni e naturalmente i rigori».
STRANO: ABRAHAM HA TIRATO DOPO L’INTERVALLO – «Ma certo. Non deve esistere mai che i calciatori facciano quello che vogliono. Poi però vedi il capitano della squadra, colui che dovrebbe portare sul campo il dettame dell’allenatore, prendere il pallone e decidere praticamente in autonomia che il primo rigore lo calcia lui. Non va bene…».
L’ESPULSIONE DI THEO – «Altro comportamento non da Milan. Chi porta la fascia al braccio deve essere un leader, il simbolo della squadra. Ce li ricordiamo Baresi e Maldini no? Hernandez, invece, ha portato solo negatività al gruppo con i suoi atteggiamenti».
I CAPITANI A ROTAZIONE CONVINCONO – «Mah, non troppo. Possibile che in una classe ci siano 4-5 studenti da 9 in pagella? Ecco, in una rosa funziona un po’ allo stesso modo. Per me il capitano è una cosa seria, infatti lasciai il ruolo di c.t. dell’Inghilterra perché tolsero la fascia a John Terry contro il mio parere».
LA SOSTITUZIONE DI LEAO – «É innegabile che Leao nella ripresa stesse facendo delle cose interessanti. Era in partita, a differenza di altre volte. Fonseca, però, ha spiegato le ragioni del cambio con Okafor. Voleva più profondità e di sicuro lo svizzero ne garantiva più di Rafa. Io non criticherò mai un allenatore per una scelta tecnica o tattica: si è giocato una carta in più, poi può pure essere andata male, ma è il suo dovere prendere delle decisioni».
FONSECA HA IN MANO LA SQUADRA – «Da fuori il dubbio è legittimo. I giocatori ragionano per conto proprio, per giunta accontentandosi, senza la cattiveria giusta, con atteggiamenti discutibili. Così troppo spesso il Milan pare non avere un’anima».