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·10 de octubre de 2025

Ferrero: «Dalla Samp ho incassato zero. Con 100 milioni avrei vinto la Champions»

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A distanza di molti mesi, Massimo Ferrero torna a parlare della Sampdoria. In quest’ultimo periodo l’ex patron blucerchiato si è visto confiscare i suoi cinema, per ripianare i debiti, e ha concluso la cessione del club ligure dopo una lunga querelle con gli attuali proprietari, Joseph Tey e Matteo Manfredi.

Intanto, Ferrero è tornato nel calcio italiano, più precisamente alla Ternana, militante in Serie C, anche se il suo ruolo, nel club presieduto dalla giovanissima Claudia Rizzo (23 anni), non è ancora stato chiarito nei dettagli. Ma il suo obiettivo è chiaro: riportare la squadra rossoverde in Serie B, dove potrebbe esserci un incrocio diretto proprio con la Sampdoria.


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Sul suo ruolo alla Ternana, Ferrero commenta con una battuta delle sue: «Sono un calciatore – esordisce al La Gazzetta dello Sport –. Io sono un uomo del fare, non del dire. L’inno della Ternana mi piace, è affascinante. Non farò arrabbiare altri tifosi (come quelli della Sampdoria quando definì l’inno blucerchiato “du’ palle”, ndr ). Faccio il pendolare: vado a Terni al mattino presto con il cuore e torno la notte con amore. E di Bandecchi ce n’è uno, tutti gli altri son nessuno».

«Sono un operaio del calcio e ho avuto la fortuna di incontrare la famiglia Rizzo – prosegue Ferrero –, che si è fidata del sindaco e mi ha affidato la Ternana. L’anniversario dei 100 anni è stato molto emozionante. La missione è portarla in una nuova era, molto più importante della categoria attuale. La Ternana in C sta scomoda».

Sulla Sampdoria, che ha appena vinto la sua prima partita stagionale in Serie B: «Era ora! Quando andai via dissi che i sampdoriani mi avrebbero rimpianto. E adesso cominciano a capire che il calcio è di tutti, ma non per tutti. Quando dico così mi riferisco all’attuale proprietà. Ferrero non può piacere a tutti come carattere, ma per la Samp ha fatto tanto. Il mio guadagno con il club? Zero. Mi hanno defraudato. Manfredi è stato bravo all’inizio a raccontare storie, ma non ha capito che deve esserlo alla fine».

Manfredi stesso ha definito la situazione economica-finanziaria «devastata da chi ci ha preceduto». Opinione su cui Ferrero ribatte così: «Ma come si permette, ‘sto Manfredi? Non dica falsità su di me. Gli ho lasciato un club meraviglioso, organizzato. Io non mi permetto di parlare come lui. Ha trovato un investitore che gli ha dato 100 milioni, io con una cifra del genere avrei vinto la Champions. Non si dicono le bugie: gli ho lasciato la Primavera al top, la squadra femminile, spogliatoi e campi sportivi appena rifatti, Casa Samp. E ha tagliato il nastro lui. Quando parli di Ferrero sciacquati la bocca e fatti il segno della croce. Signor Manfredi, è andato in Serie C! Ma come si permette».

Sulla mancata cessione del club alla cordata rappresentata da Gianluca Vialli: «Quando si parla di un campione che non c’è più, sono io a fare il segno della croce. Dal cielo ci ascolta. Ma se un’offerta fosse arrivata davvero, io la Samp l’avrei venduta subito. Si sono tirati indietro e ne ho le prove. Prima della potenziale cessione chiamai Vialli per offrirgli la presidenza del club, ma rifiutò. Aveva accettato la proposta della Nazionale, ma se l’avessi detto prima avrebbe potuto sembrare come un mio tentativo di difesa. Carta canta, però. Io la Samp gliel’avrei venduta, avevamo firmato ma il suo finanziatore si tirò indietro dopo che perdemmo sei partite con Di Francesco. Chiedevo 88 milioni, dopo le sconfitte accettai anche un’offerta da 44».

E da lì iniziarono i guai giudiziari: «Ho due bambini piccoli che hanno già sofferto abbastanza. Ma so che posso guardarmi allo specchio e cantarmela. Minacce? Io ho paura solo dell’amore: quando ti innamori di una donna che ti fa soffrire è come una coltellata. Dell’odio non me ne frega niente, un sentimento che appartiene agli insicuri. Anzi, mi faccia mandare un messaggio a quelli che mi spedirono una testa di maiale dicendo che la prossima sarebbe stata la mia: non potevate mandarmi qualche bistecca? So’ tanto bone!».

Sull’addio di Claudio Ranieri fra le polemiche: «Lo stimo molto, è un bravo signore. Ma non ho capito perché ce l’abbia con me, non è elegante parlare male. O mi teme, o mi vuole bene. Abbiamo un rapporto di amore-odio. Chiese tanti soldi che non potevo dargli, se non all’inizio. Poi ha fatto bene ma non mi era possibile aumentare l’offerta. La Samp ha tenuto sempre in ordine i conti. Rischio fallimento? Io non c’entro niente, successe due anni dopo che andai via. Quando al mio posto arrivò un signore che io non ci avrei messo mai, nemmeno ricordo il nome. Sì… Lanna, porta pure sfortuna: a Roma regalò un rigore nel derby contro la Lazio per un mani assurdo. Esonerò D’Aversa che aveva vinto il derby e fatto 23 punti nel girone d’andata (in realtà 20, ndr ), firmando un triennale da cifre blu a Marco Giampaolo. Quasi 8 milioni buttati via. Si sono salvati per il rotto della cuffia. Alla fine della stagione dopo, è cominciata l’agonia di Manfredi».

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