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·25 de octubre de 2025
I tre tenori della mediana riportano Conte in vetta contro l’Inter. Liti, pali e stracci che volano

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Serviva una reazione, è arrivata. Dopo settimane di critiche e tensioni, il Napoli di Antonio Conte ha risposto sul campo con una prestazione da grande squadra, superando l’Inter di Chivu grazie a solidità, disciplina tattica e colpi di classe. Sugli scudi Anguissa, McTominay e Di Lorenzo. Senza dimenticare un sorprendente Neres in versione falso nove. Unico neo: l’infortunio di Kevin De Bruyne, che desta forte preoccupazione nello staff medico azzurro.
C’è un momento, nella vita di ogni squadra, in cui lo sguardo deve tornare all’interno. Il Napoli ci è arrivato ora. Dopo settimane di risultati deludenti e di un gioco che sembra aver perso coerenza, la squadra di Conte si trova di fronte a una doppia sfida: ritrovare la propria identità e affrontare l’avversario che più di ogni altro rappresenta un tabù storico, l’Inter.
L’ultima volta che i nerazzurri sono entrati nella storia partenopea lo hanno fatto da comparse: erano l’altra metà della notte che consacrò il quarto scudetto. Oggi, invece, tornano sul palcoscenico da protagonisti, pronti a mettere in discussione certezze che già da qualche settimana appaiono fragili.
L’ombra di un Napoli smarrito
La sconfitta di Torino ha lasciato segni profondi. Quella di Eindhoven, ancora più netta, ha tolto sicurezza e slancio. Il Napoli che aveva costruito la propria forza sulla compattezza e sull’equilibrio ora fatica a riconoscersi. Le distanze tra i reparti sono aumentate, la manovra è lenta, e la fase difensiva non garantisce più quella solidità che era diventata marchio di fabbrica.
Antonio Conte, uomo abituato a leggere le proprie squadre come un artigiano legge la materia che modella, sa di trovarsi davanti a un progetto in piena crisi di identità. L’evoluzione che avrebbe dovuto portare il Napoli a un livello superiore si è trasformata in un percorso incerto, dove ogni passo in avanti ne genera uno indietro.
Il peso della storia recente
Nei confronti diretti, la bilancia pende in modo netto: nelle ultime tredici sfide tra campionato e coppe, il Napoli ha battuto l’Inter una sola volta. Quel ricordo resta vivo non solo per il risultato, ma per il contesto in cui maturò: un pareggio sofferto che, nella corsa al titolo, ebbe il valore di una vittoria. Oggi, paradossalmente, potrebbe valere lo stesso. Non per la classifica, ma per la fiducia.
Evitare una terza sconfitta consecutiva – dopo Torino e Eindhoven – è diventato un obiettivo primario. Prima ancora di tornare a vincere, il Napoli deve smettere di perdere se stesso.
Inter e Napoli, destini incrociati
Il confronto del “Maradona” arriva in un momento in cui le due squadre procedono su traiettorie opposte. L’Inter, dopo un avvio complesso, ha ritrovato ritmo e convinzione, risalendo la classifica e recuperando la propria identità tattica. Il Napoli, al contrario, sembra frenato da un senso di confusione collettiva, amplificato dalle assenze e da una condizione fisica non ottimale.
La differenza di inerzia si traduce anche in atteggiamento: i nerazzurri oggi appaiono più leggeri, più sicuri, più padroni del campo. Gli azzurri, invece, devono ancora riconciliarsi con il proprio modo di giocare, con quella ricerca di equilibrio tra intensità e qualità che era stata la chiave dei successi recenti.
Un passaggio obbligato
La partita di stasera non era solo una sfida di alta classifica. È un crocevia psicologico e tecnico, un momento in cui il Napoli dovrà decidere che squadra vuole essere. Perché, al di là delle assenze e delle difficoltà, il destino degli azzurri dipenderà soprattutto da se stessi. Conte lo sa: non si può tornare protagonisti senza attraversare il punto più basso. Ma per risalire serve una presa di coscienza collettiva, la capacità di riconoscere i propri limiti e di ricostruire certezze. L’Inter, in questo senso, non è solo un avversario: è uno specchio.
L’avvio è di studio. Nei primi quindici minuti le due squadre si osservano, ma è l’Inter a farsi pericolosa con un colpo di testa di Bastoni e una conclusione di Çalhanoğlu. Poi un retropassaggio azzardato di Spinazzola rischia di compromettere tutto, ma Vanja salva su Lautaro a porta quasi spalancata.
Il Napoli si affaccia in avanti solo al 20°, con un tiro di Gilmour dal limite che finisce alto. Alla mezz’ora l’episodio che cambia la partita: Di Lorenzo subisce fallo in area e l’arbitro concede il rigore. De Bruyne si presenta sul dischetto, segna, ma nel gesto tecnico si infortuna da solo. Il suo dolore è evidente e Conte è costretto a sostituirlo con Olivera, ridisegnando il modulo in un 4-3-3 più coperto.
Nel finale di tempo, Bastoni colpisce la traversa sugli sviluppi di un corner e Milinkovic deve superarsi su Çalhanoğlu. Lautaro, da buona posizione, spreca il possibile pareggio. I sei minuti di recupero diventano un assedio nerazzurro, ma la difesa del Napoli regge con ordine e compattezza.
La ripresa inizia con l’Inter ancora in pressione. Ma all’8° McTominay si inserisce dalla trequarti e scarica un destro perfetto all’angolino: 2-0 Napoli. Pochi minuti dopo però arriva la reazione nerazzurra: il VAR assegna un rigore che Çalhanoğlu trasforma con freddezza. Sul 2-1 il match si accende, anche sul piano nervoso. Conte protesta e viene ammonito, mentre Lautaro continua a lamentarsi con l’arbitro, guadagnandosi i fischi del pubblico.
Il colpo decisivo arriva poco dopo. Anguissa, in grande spolvero, parte palla al piede, salta due uomini e batte Sommer con un diagonale preciso. È il 3-1 che chiude la gara. Da quel momento, l’Inter si spegne e il Napoli gestisce con maturità, provando anche a colpire in contropiede con Neres, schierato a sorpresa come punta centrale. Una mossa, quella del “coach british-pugliese”, che ha completamente disorientato la difesa di Chivu.
Il successo di Fuorigrotta rilancia il Napoli e soprattutto il suo allenatore. Dopo le polemiche delle ultime settimane, Conte è tornato “Conte”: lucido nelle scelte, feroce nella gestione psicologica del gruppo e pronto a rispondere con i fatti alle provocazioni.
C’è però un tema che non si può ignorare: gli infortuni. Fuori Lukaku, Lobotka, Rrahmani e ora anche De Bruyne, il Napoli sta pagando un prezzo altissimo sul piano fisico. L’Inter era uno specchio, si è detto. E da quel riflesso, il Napoli avrebbe dovuto capire se il suo presente è davvero così fragile o se dentro quella crisi c’è già il seme di una rinascita. Ebbene, c’è.
Napoli (4-1-4-1): Milinkovic-Savic 7; Di Lorenzo 7 Buongiorno 5.5 (45′ st Beukema NG), Juan Jesus 7, Spinazzola 6.5 (45′ st Gutierrez NG); Gilmour 5; Politano 6.5 (37′ st Elmas NG), Anguissa 7.5, De Bruyne 6.5 (36′ Olivera 6.5), McTominay 7; Neres 7 (36′ st Lang NG). All.: Conte 7
Inter (3-5-2): Sommer 5; Akanji 5.5, Acerbi 5, Bastoni 5.5; Dumfries 6 (28′ st Luis Henrique 6), Barella 6 (28′ st Frattesi NG), Calhanoglu 6 (28′ st Sucic 5.5), Mkhitaryan 5 (32′ Zielinski 5.5), Dimarco 6; Lautaro Martinez 5, Bonny 5 (17′ st Esposito 5.5). All.: Chivu 5.


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