Calcio Femminile Italiano
·23 de julio de 2025
Italia-Inghilterra, più forti della beffa: il sogno è stato spezzato, ma l’onore resta

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·23 de julio de 2025
La fine di un sogno può fare rumore. E questa volta, a Ginevra, ha il suono amaro del fischio finale, dell’ennesimo cartellino giallo, di un rigore dubbio. L’Italia Femminile dice addio a Euro 2025, battuta in semifinale per 2-1 da un’Inghilterra cinica, aiutata da episodi controversi e da un arbitraggio quantomeno discutibile.
Ma resta un cammino da applausi, una Nazionale capace di riscrivere la propria storia recente, con il cuore in mano e la testa alta. Perché giocare alla pari con le campionesse d’Europa, metterle in difficoltà, andare avanti e lottare fino all’ultimo secondo vuol dire essere diventate grandi.
L’approccio iniziale azzurro è da grande squadra: ordinata, coraggiosa, intensa. Il gol del vantaggio arriva al 28’ con un’azione da manuale: Cantore ruba palla a Greenwood a centrocampo, serve Caruso, che trova un varco e verticalizza in area. Sul secondo palo si inserisce Bonansea, che controlla al volo e trafigge Hampton con un destro chirurgico. 1‑0 Italia, lo Stade de Genève esplode.
L’Inghilterra prova a reagire ma fatica a costruire occasioni vere. E’ nel secondo tempo che le inglesi alzano il ritmo e nel finale trovano il pari: cross insidioso di Kelly, Mead manca l’intervento, la traiettoria inganna Giuliani, e sulla respinta corta è Agyemang, ancora una volta subentrata dalla panchina, a controllare e calciare di collo rasoterra. Il pallone passa sotto le gambe di Linari e della numero 1 azzurra. È 1‑1 al minuto 87.
Nel primo tempo supplementare supplementare succede poco, ma il ritmo resta alto. Nella ripresa, l’Inghilterra sfiora il gol con Agyemang, che colpisce la traversa. L’Italia resiste con le ultime energie, fino al minuto 119, quando arriva l’episodio che spezza definitivamente il sogno: Severini interviene in area su Russo, la croata Martincic assegna un rigore molto generoso, in una dinamica dove il contatto sembra minimo e tutt’altro che punibile.
Sul dischetto va Kelly, Giuliani respinge, ma sulla ribattuta è ancora l’attaccante inglese a farsi trovare pronta: tap-in vincente e 1-2 Inghilterra. L’Italia non ha più il tempo né le forze per reagire. Il triplice fischio arriva come una lama.
Difficile restare in silenzio: l’arbitraggio ha condizionato e non poco la sfida. I cartellini gialli sono arrivati quasi solo da un lato, persino per proteste pacate. I minuti di recupero, sette, hanno alimentato confusione. E il rigore — un contatto minimo — ha spezzato una partita che sembrava avviata ai supplementari. Una gestione sbilanciata che non rende giustizia alla prestazione azzurra.
Alla fine, solo emozioni vere. Al centro del ring, Laura Giuliani si inginocchia: ha parato il rigore con straordinaria reattività, solo per vedersi sfuggire il sogno sulla ribattuta. Bonansea con lo sguardo perso nel vuoto, poco distante Cristiana Girelli nasconde il volto tra le mani, le lacrime che rigano il viso sono quelle di una capitana che ha dato tutto. Elena Linari, roccia difensiva e colonna dello spogliatoio, piange ai microfoni Rai: dentro, la delusione di chi sa che il sogno si è infranto sul più crudele dei finali. Non è solo una sconfitta. È la fine di un percorso che ha riportato l’Italia tra le grandi d’Europa. Un traguardo costruito con il lavoro, la fatica, la consapevolezza di potercela giocare con chiunque.
Barbara Bonansea – Voto: 8
Schierata come esterna sinistra, ha sfruttato bene la sua velocità e il dribbling per allargare il gioco e creare superiorità numerica sulle fasce. Il suo movimento è stato fondamentale per aprire spazi nella difesa inglese, con continui accentramenti e combinazioni con Cantore e Girelli. Ha segnato il gol del vantaggio con un tiro preciso e potente, dimostrando ottima capacità di finalizzazione. Anche in fase difensiva ha dato un contributo importante, pressando alto e aiutando a recuperare palloni. Nonostante l’Italia non sia riuscita a chiudere la partita, Bonansea è stata una delle protagoniste più dinamiche e pericolose, confermandosi una pedina chiave nel sistema offensivo azzurro.
Sofia Cantore – Voto: 7La partita contro la Norvegia, in cui aveva firmato due assist decisivi, era stata da me definita la “partita della consacrazione” per Cantore, e la sua prestazione contro l’Inghilterra ha confermato questa crescita. La sua energia e la sua velocità sulla fascia destra hanno rappresentato una delle maggiori fonti di pericolo per le inglesi, riuscendo a rompere il ritmo della difesa avversaria con cavalcate e giocate imprevedibili. Tuttavia, la sua sostituzione nel secondo tempo ha coinciso con un appannamento dell’attacco italiano, che ha perso in profondità e capacità di creare superiorità numerica sulle fasce, elemento decisivo per il pressing alto e la costruzione offensiva.
Arianna Caruso – Voto: 6.5Cuore e cervello del centrocampo azzurro, Caruso ha saputo leggere la partita con grande intelligenza tattica. I suoi recuperi e le sue chiusure hanno spesso spezzato le azioni offensive inglesi, mentre la sua capacità di dettare i tempi ha facilitato la costruzione del gioco dell’Italia. Il lavoro oscuro di Caruso è stato più volte lodato anche dai media internazionali, come BBC Sport e The Guardian, che hanno sottolineato come senza di lei il centrocampo avrebbe perso stabilità.
Si ferma qui il cammino azzurro, ma qualcosa è cambiato. Questo gruppo ha dimostrato di valere. Di poter competere. Di meritare attenzione. Ha fatto innamorare. E ha portato il calcio femminile italiano dove mancava da troppo tempo: al centro del racconto sportivo e nel cuore di chi guarda. Finisce un Europeo, ma non la storia.
Articolo a cura di Chiara Frate