Lautaro Martinez: «Vi spiego da dove nasce la mia rabbia agonistica. Io faccio sempre la cosa più importante: dare il 100%. Ecco come nasce l’intesa con Thuram» | OneFootball

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·22 de diciembre de 2024

Lautaro Martinez: «Vi spiego da dove nasce la mia rabbia agonistica. Io faccio sempre la cosa più importante: dare il 100%. Ecco come nasce l’intesa con Thuram»

Imagen del artículo:Lautaro Martinez: «Vi spiego da dove nasce la mia rabbia agonistica. Io faccio sempre la cosa più importante: dare il 100%. Ecco come nasce l’intesa con Thuram»

L’attaccante e capitano dell’Inter ha rilasciato un’intervista molto interessante al Corriere della Sera

Non sembra essere la migliore stagione, questa che sta vivendo Lautaro Martinez, ma c’è tutto il tempo per lasciare un segno della sua classe. L’argentino dell’Inter si è confessato in una lunga intervista al Corriere della Sera. Ecco alcuni estratti.

HA FATTO L’ALBERO DI NATALE – «Sì, da tre settimane: coi bambini è speciale».


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L’HA ADDOBBATO CON ORDINE – «Certo, con le palline piccole sopra e quelle grandi sotto. E tutte in ordine per colore. Poi ci sono i bambini che cambiano tutto…».

IL BISOGNO DI ORDINE – «Credo sia una questione di salute mentale».

LA SUA RABBIA AGONISTICA«Sì, da piccolo non avevo niente. A volte non sapevo dove avrei dormito la sera. Sono cose che mi hanno marcato come uomo e tutto quello che ho passato cerco di trasmetterlo in campo. Fuori dal calcio, cerco sempre di dare una mano e sono felice di andare a trovare i bambini che non stanno bene: capisco quello che vivono, le loro difficoltà».

VIVE A BRERA – «É molto comodo per me, anche perché gestiamo un ristorante lì vicino. Esco poco, vado al parco coi bambini, cerco di frequentare posti riservati, perché non è facile girare tra la gente. Sono stato in cima al Duomo per il film sullo scudetto ed è stato bellissimo».

LA POSIZIONE DI THURAM – «Sì, Marcus sta più centrale e più avanzato, ma non è una cosa studiata: nasce dalla nostra intesa in campo. L’anno scorso spesso era lui che arretrava un po’ o si allargava, adesso tocca a lui fare più gol».

SI SENTE UN ROBOT – «A volte sì, a volte no: riposare mi piace poco, ma a volte le gambe non rispondono, a volte è la testa che non va. Le due cose devono essere collegate e bisogna essere bravi a gestirsi. L’importante, anche quando le cose non riescono come vuoi tu, è dare sempre il 100 per cento. Questa è una cosa che mi porto dentro e cerco di trasmetterla alla squadra da capitano».

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