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·2 de octubre de 2024
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Nei giorni dell’inchiesta che ha azzerato i vertici delle curve di Inter e Milan, Claudio Lotito sottolinea il suo ruolo in prima linea nella lotta alle infiltrazioni criminali tra gli ultras
“Sono stato il primo ad assumere una posizione molto chiara, facendo una scelta di campo: tra consenso e legalità ho scelto la seconda e ancora oggi ne pago le conseguenze. Vivo sotto scorta e ricevo minacce telefoniche, ci sono volantini con raffigurata la mia tomba… ma tengo il punto e non mi piego”.
Il presidente della Lazio, parlando al Messaggero, aggiunge: “Ci sono altre indagini in corso, non solo a Milano. Sono convinto uscirà dell’altro. Ho indicato la strada 20 anni fa e il mio esempio può essere seguito. Quando si vuole condizionare l’operato delle persone per fini personali si può finire in logiche perseguite dal codice penale e non solo. Niente abbonamenti e biglietti gratis, basta con le trasferte pagate dalla Lazio”.
Poi il ricordo dell’incontro con Fabrizio Piscitelli, il capo ultrà della Lazio conosciuto come “Diabolik”, ucciso nel 2019 a Roma. Lotito racconta: “Qualche anno fa incontrai quattro tifosi in Piazza Adriano e uno di loro era Diabolik. Piscitelli si presentò e mi disse ‘Preside’, buonasera, io sono Diabolik’. Lo guardai e gli risposi: ‘Buonasera, ispettore Ginko’. Lui mi chiese se stavo scherzando. No, gli risposi. E dissi: ‘Io sto dalla parte delle guardie’.
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