Liverpool Milan, Ordine incensa Allegri e punzecchia i detrattori del livornese: l’ha detto veramente! | OneFootball

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·27 de julio de 2025

Liverpool Milan, Ordine incensa Allegri e punzecchia i detrattori del livornese: l’ha detto veramente!

Imagen del artículo:Liverpool Milan, Ordine incensa Allegri e punzecchia i detrattori del livornese: l’ha detto veramente!

Liverpool Milan, Franco Ordine, noto giornalista, ha elogiato Allegri dopo la vittoria dei rossoneri in amichevole: frecciata ai detrattori

Dopo la convincente vittoria sul Liverpool campione d’Inghilterra, il Milan ha proseguito la sua tournée australiana, volando a Perth dove mercoledì affronterà i Perth Glory nella terza e ultima amichevole pre-campionato. Le prime uscite stagionali stanno già cominciando a svelare interessanti prospettive per questo nuovo corso rossonero, un progetto che vede Massimiliano Allegri come nuovo allenatore e Igli Tare come nuovo Direttore Sportivo.

Nonostante le numerose critiche che lo hanno accompagnato in passato, con molti che lo definivano “bollito”, la visione di Franco Ordine, giornalista de Il Corriere dello Sport, appare lucida e premonitrice. Come scrive Ordine nel suo commento:


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“Il bollito, a tavola, è ‘un piatto che unisce le persone grazie alla sua tradizione e al sapore casalingo’. Nel calcio dei nostri tempi, scanditi purtroppo dai maranza dei social tossici e aggressivi, da qualche tempo a questa parte Max Allegri – reduce da una carriera unica – è stato definito, nella più… gentile delle espressioni, ‘il bollito di Livorno’ per via del secondo ciclo juventino chiuso con una sceneggiata (contro Giuntoli) e una modesta coppa Italia esibita in faccia alla tifoseria bianconera salita precipitosamente sul carro del suo successore Thiago Motta prima di scaricarlo poi brutalmente alla prova dei fatti. Al bollito di turno è stato ripetutamente rinfacciato l’uso di un aggettivo (‘semplice’) utilizzato per definire il calcio che è poi nient’altro che la risposta genuina alla narrazione scientifica secondo cui le partite di calcio diventano quasi un progetto ingegneristico, colmo di calcoli matematici molto precisi, sulla carta. L’esperienza del calcio italiano e in particolare quella vincente del Milan dimostra invece come sia possibile inseguire e centrare il successo attraverso strade diverse. Nel primo Milan berlusconiano di Arrigo Sacchi, fu stravolta la tradizione e sconvolta la concorrenza con un gioco visionario che segnò la nuova epoca. In quello di Fabio Capello, collezionista di scudetti (4 in 5 anni), fu esaltato il perfezionismo tattico e valorizzata ogni singola virtù. Infine quello di Ancelotti inaugurò la terza via e cioè una spettacolare mediazione tra la strepitosa cifra tecnica (tutti insieme Seedorf, Kakà, Nesta, Pirlo, Shevchenko) e lo stile italiano. Nonostante questi precedenti, dalle nostre parti c’è ancora in circolazione chi diffonde – per inimicizia personale o convinzione religiosa – etichette e pregiudizi con grande facilità dietro cui è possibile decifrare la predilezione per uno stile di gioco piuttosto che per un altro. Max Allegri non è un incantatore di serpenti, non ha mai promesso spettacolari esibizioni (‘per quelli andate al circo’ è la sua battuta sul tema), si è sempre dichiarato fedele alla scuola tradizionale del calcio italiano e dalle sue squadre è possibile cogliere il ‘sapore casalingo’ che significa, per esempio, cogliere nelle qualità dei suoi calciatori caratteristiche da valorizzare. Un esempio? L’idea, in mancanza di un centravanti di ruolo (Gimenez in ferie, l’alternativa da acquistare), di puntare su Leao attaccante centrale pur se partendo da sinistra, una specie di sasso lanciato dalla fionda Pulisic, è la sua trovata esaltata dal primo gol contro il Liverpool e dalla successiva volata chiusa con l’assist comodo per Loftus Cheek. Il bollito di Livorno non ha promesso “calcio dominante” e neppure provato a stupire la platea prenotando lo scudetto – partendo dietro Napoli e Inter sarebbe da folli -. Ha solo una voglia matta di dimostrare che non è ancora bollito professionalmente e di essere capace di trasformare quel che sembrava un gruppo di dotati calciatori senza alcuna identità né guida sicura, in una squadra. Semplice, no?”

Il commento di Ordine coglie nel segno la filosofia di Allegri, spesso fraintesa in un calcio sempre più orientato verso la narrazione scientifica e i modelli ingegneristici. Allegri, invece, propone una visione del calcio che si radica nella tradizione italiana, dove la concretezza e la capacità di valorizzare le qualità individuali dei giocatori sono centrali.

L’esempio di Rafael Leao utilizzato come attaccante centrale, pur partendo dalla sinistra, è una chiara dimostrazione di questa “semplicità” allegriana. Una scelta che ha già dato i suoi frutti contro il Liverpool, con il primo gol e l’assist per Loftus-Cheek. Questa intuizione tattica, nata dalla mancanza di un centravanti di ruolo con Gimenez in ferie, evidenzia la pragmaticità di Allegri nel trovare soluzioni efficaci anche in situazioni complesse.

Il Milan di Allegri e Tare non promette un “calcio dominante” o scudetti prenotati, ma una squadra che sappia essere solida, compatta e capace di adattarsi. L’obiettivo è trasformare un gruppo di calciatori di talento in una vera squadra, dotata di una chiara identità e una guida sicura. Le prime indicazioni da questa tournée australiana sono incoraggianti e lasciano intravedere un Milan che, pur nel segno della “semplicità”, punta a raggiungere grandi traguardi.

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