Massimo Carrera: «Nella Juve Trapattoni mi faceva marcare a uomo, Lippi a zona. Oggi invece si guarda lo spazio. Con Conte una bella esperienza. Oggi vorrei una squadra dall’inizio…» | OneFootball

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·17 de mayo de 2025

Massimo Carrera: «Nella Juve Trapattoni mi faceva marcare a uomo, Lippi a zona. Oggi invece si guarda lo spazio. Con Conte una bella esperienza. Oggi vorrei una squadra dall’inizio…»

Imagen del artículo:Massimo Carrera: «Nella Juve Trapattoni mi faceva marcare a uomo, Lippi a zona. Oggi invece si guarda lo spazio. Con Conte una bella esperienza. Oggi vorrei una squadra dall’inizio…»

Carrera, ex vice di Conte alla Juve, ha voluto rilasciare qualche dichiarazione tra ricordi e momenti bianconeri

Ha passato molti anni nella Juventus, da giocatore e anche come componente dello staff di Antonio Conte. L’esperienza di Massimo Carrera è fatta di tante cose, come s legge nell’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport.

IL PERCORSO PER ARRIVARE ALLA JUVE – «Lungo e lineare. Ho debuttato a 16 anni con la Pro Sesto in Promozione marcando Pierino Prati, che si divertiva a fine carriera nella Padernese. Poi Russi, Alessandria, Pescara con Catuzzi che mi portò a Bari. In Puglia tre stagioni in B e due in A prima della squadra del mio cuore. La realizzazione del sogno di bambino».


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LA JUVE DEL POST MAIFREDI – «L’atmosfera che ti aspetti: alla Juve si avverte sempre l’obbligo della vittoria. Lì ho capito cosa significa il peso della maglia. Il compitino non te lo puoi permettere, anche negli allenamenti c’era agonismo. Erano gli anni del Milan di Capello, difficile conquistare lo scudetto. Però vincemmo la Coppa Uefa disputando alcune grandi partite».

TRAPATTONI – «Trap mi disse subito: “Tranquillo, giochi con il 2”. Nel calcio di una volta significava che mi sarei dovuto appiccicare all’ala sinistra avversaria. Trapattoni chiedeva poche cose, ma chiare e semplici. Con Lipp passammo alla zona e diventai un centrale. Noi della vecchia guardia eravamo avvantaggiati perché sapevamo difendere a zona ma potevamo usare ciò che avevamo imparato in anni di marcatura a uomo. Per me era tutto abbastanza facile, anche perché una volta si prendeva l’uomo nella zona di riferimento. Adesso ci sono concetti diversi, si marca lo spazio. Non tutte le squadre però: alcune difendono come facevamo noi».

L’ESPERIENZA NELLO STAFF DI CONTE – «Bellissima. Ho imparato tanto e non le dico la soddisfazione quando in campo i giocatori replicavano quello che avevamo provato in allenamento».

COSA FA ADESSO – «Gioco a padel, guardo le partite, mi godo la famiglia. Se arrivasse qualcosa di interessante tornerei in panchina. Vorrei costruire il gruppo che alleno, ho sempre preso in corsa squadre create da altri. La passione non si spegnerà mai»

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