Calcionews24
·6 de septiembre de 2025
Matri: «Conte mi fece svenire, attendo ancora delle spiegazioni da Allegri»

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Alessandro Matri apre il libro dei ricordi in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, svelando aneddoti e retroscena inediti sulla sua carriera, dai metodi estremi di Antonio Conte alla delusione per una finale di Champions League vissuta in tribuna.
L’ex attaccante di Juventus e Milan parte dal racconto della fatica disumana provata sotto la guida di Conte, un’esperienza che lo ha segnato fisicamente ed emotivamente. Il tecnico salentino, noto per la sua intensità, portò il gruppo al limite durante una tournée estiva. «In bianconero con Antonio Conte svenni in allenamento. Mai vissuto un’esperienza così: tournée Usa, 100% di umidità, 40 gradi e noi ancora col jet lag. Conte ci mandò subito in campo, un po’ ho retto ma avevo i battiti sopra i 200 e mi fermai con i brividi. Antonio mi prese in giro: “Mi avevano detto che avevi gli attributi…”. Col tempo mi sono abituato: Vidal e Marchisio reggevano meglio di tutti, io e Toni chiudevamo il gruppo. Come metodi anche Gasperini era tosto, ma prima e dopo Philadelphia non sono mai svenuto».
Non solo fatica, ma anche momenti divertenti con compagni di squadra unici come Vidal e Pirlo, capaci di unire un talento straordinario a personalità fuori dal comune. «Vidal è un bel personaggio, si era integrato alla grande e in campo aveva le Duracell: a Miami dopo una serata “allegra” Conte voleva farci del male, ma con lui non ci riuscì: andava a mille anche senza aver chiuso occhio. Pirlo invece, con cui ho diviso la stanza a Torino, era il re degli scherzi: mi prendeva in giro perché ero ipocondriaco, appena mi lamentavo chiamava il dottore. Ora non lo sono più: mi ha aiutato andare dallo psicologo».
Infine, il rapporto complesso con Massimiliano Allegri, tra incomprensioni e una grande delusione, quella legata alla finale di Champions League del 2015. «Allegri mi ha fatto ridere tanto, ma anche altro… A Cagliari il primo anno giocavo sempre 20 minuti. A Lecce mi fece entrare con Lazzari nel finale quando eravamo già sotto per 2-0 e nel post partita se la prese con noi due per la sconfitta. Chiesi lumi a Landucci, il suo vice, che mi rispose “Fa così perché vi vuole bene”. Alla Juventus ci rimasi male quando mi mandò in tribuna in finale di Champions League: avevo appena segnato in finale di Coppa Italia, pensavo di andare almeno in panchina. Invece io e Pepe restammo fuori e ci consolammo bevendo e mangiando. Un giorno forse Max mi spiegherà».