“El segna semper lü“. Pochi soprannomi nel calcio italiano sono stati così iconici e rappresentativi come quello di Maurizio Ganz, il bomber per antonomasia degli anni ’90 e dei primi 2000. Un attaccante che ha fatto dell’area di rigore il suo regno incontrastato, trasformando in oro ogni pallone vagante con un fiuto del gol quasi ineguagliabile. La sua carriera è legata indissolubilmente a Milano, dove ha compiuto la rara impresa di diventare un beniamino per entrambe le sponde del Naviglio, segnando gol pesantissimi prima con la maglia dell’Inter e poi con quella del Milan, due rivali della Juve. Simbolo di un calcio grintoso e concreto, Ganz ha lasciato il segno ovunque sia andato, da Bergamo a Brescia, fino a diventare, una volta appesi gli scarpini al chiodo, un apprezzato allenatore e opinionista. La sua voce, sempre schietta e diretta, torna a farsi sentire nell’intervista rilasciata proprio oggi a La Gazzetta dello Sport.ALLENATORE DEL MILAN FEMMINILE – «Importante, perché mi ha formato come uomo più che come tecnico. Mi sono divertito, ho riscoperto il gusto di giocare per pura passione. Il Milan non ha mai avuto la squadra per vincere: la Juventus Women era troppo superiore e poi anche la Roma ha costruito una rosa più competitiva. Però siamo arrivati secondi e abbiamo fatto la Champions. Abbiamo perso ai rigori una Coppa Italia proprio contro la Roma e al 90′ una Supercoppa contro la Juve. É stato un bel percorso».