Calcio e Finanza
·5 de septiembre de 2025
Milan, l’insoddisfazione dei piccoli azionisti per il mercato in una lettera aperta

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·5 de septiembre de 2025
L’Associazione Piccoli Azionisti del Milan ha voluto esprimere le proprie perplessità sulla sessione estiva di calciomercato condotta dal club rossonero. “Ecco le riflessioni e le valutazioni dei Piccoli Azionisti del Milan sul calciomercato della Società. Dedicate ai rossoneri … che amano ragionare”, si legge nel tweet che accompagna il testo della lettera.
La lettera dell’Associazione Piccoli Azionisti del Milan:
I Piccoli Azionisti di AC Milan hanno atteso la fine di questa lunghissima sessione di calciomercato per riflettere – finalmente “a freddo” – sulle operazioni concluse dal Club e sulle modalità con le quali esse sono state condotte. Sperando fino all’ultimo di poter registrare un bilancio complessivamente positivo.
Non è stato così, per le ragioni che spieghiamo qui di seguito.
Dopo una stagione disastrosa ci si attendeva uno sforzo significativo di rafforzamento della rosa.
Ve ne erano le premesse:
Ciò per garantire la rinnovata competitività di un Club che ha vinto lo scudetto solo 3 anni fa e che 2 anni fa aveva giocato una semifinale di Champions League. Peccato che gli obbiettivi dichiarati per questa stagione si siano limitati al quarto posto in campionato.
Ambizione assai modesta; e del tutto indigeribile per i supporter milanisti.
Iniziamo dagli aspetti positivi. Il Milan ha venduto molti calciatori che era bene sostituire, ricavando somme superiori al previsto.
Si è quindi procurato disponibilità importanti da investire, anche perché la squadra è stata quasi completamente rivoluzionata e richiedeva quindi innesti di sicura resa.
Con i calciatori che ci hanno lasciato senza rimpianto, abbiamo però ceduto anche quelli che la differenza la facevano o potevano farla – e che non sarebbe stato necessario vendere”.
Su Reijnders ad esempio, una squadra ambiziosa avrebbe provato a ricostruire. È stato invece ceduto in tutta fretta e a un prezzo forse modesto per il suo valore. Ma nel suo caso – quantomeno – gli interventi per rimpiazzarlo a centrocampo ci sono stati (anche se non perfettamente coerenti) e sono un’altra nota positiva.
Si è poi letteralmente “scaricato” Theo Hernandez, un fuoriclasse considerato ormai (chissà se a ragione) in inarrestabile declino. Infine, Thiaw è stato venduto non appena è arrivata un’offerta importante. Cosa che però presupponeva un’operazione in difesa per rafforzare un reparto divenuto ancora più gracile (soprattutto se Allegri vorrà giocare con tre centrali).
Anche la campagna acquisti ci ha lasciato molto perplessi.
Se a centrocampo le scelte ci sono parse comunque adeguate (anche grazie al “colpo” Rabiot in Zona Cesarini) e ci sarà solo da gestire un po’ di sovrabbondanza tra sei calciatori “tutti titolari” per tre posti, in difesa gli acquisti sono di modesto valore, anche prospettico, o vere e proprie scommesse. E, numericamente, dovremo sperare di non essere perseguitati dagli infortuni… Se poi si giocherà “a tre”, anche gli esterni – nonostante il ritorno di Saelemaekers – non sono certo una batteria.
Ma è l’attacco ad apparire una assoluta incognita. Abbiamo una sola vera punta centrale, peraltro sfiduciata pubblicamente – e inopportunamente! – dal DS a pochi giorni dalla fine del mercato.
Il reparto si completa con due dei fuoriclasse rimasti – Leao e Pulisic – che Allegri dovrà probabilmente far giocare come non hanno quasi mai fatto o non fanno da tempo.
Si è poi investito quasi 40 milioni su un’altra seconda punta, non più giovanissima, che ha avuto in passato qualche stagione importante ma che da due anni registra un declino che dobbiamo sperare di arrestare.
Resta la forte impressione che si sia operato – salvo qualche caso estemporaneo (Rabiot, appunto)- senza avere riguardo per la fisionomia di squadra alla quale l’allenatore pensa.
Costringendo dunque Allegri (al quale la patata bollente è già stata scaricata) a dover adattare moduli e atteggiamenti in conseguenza di esigenze contingenti. Cosa che rischierà di pregiudicare il processo di crescita di un team profondamente rinnovato negli uomini e nella tattica e che, probabilmente, non potrà contare su scelte granitiche quanto a disposizione in campo e titolari.
Non resta che sperare bene. Ma “sperare bene” non dovrebbe essere il portato di una seria cultura d’impresa.
Al di là delle valutazioni tecniche, che ci permettiamo da tifosi quali innanzitutto siamo, ci preme una considerazione di carattere imprenditoriale, da azionisti e sentinelle dei supporter nelle istituzioni milaniste.
La gestione del calciomercato dell’AC Milan negli ultimi anni, e in particolare nel biennio 2024-2026, è stata chiaramente condizionata – soprattutto in quest’ultima edizione, vista la prevista mancanza dei flussi di cassa derivanti dalla partecipazione alle prossime competizioni europee – dall’esigenza di evitare ogni tensione finanziaria.
Ciò anche a dispetto di quanto pure recentemente affermato dall’amministratore delegato e costringendo il management a operare sul mercato più in funzione dell’immediato equilibrio di conti e cassa che della costruzione di una squadra competitiva e progettata sul lungo termine.
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