Inter News 24
·16 de agosto de 2025
Morrone, presidente dell’ADICOSP, ha detto la sua sulle seconde squadre soffermandosi su Inter e Milan: le parole

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·16 de agosto de 2025
Alfonso Morrone, presidente dell’ADICOSP (Associazione Direttori e Collaboratori Sportivi Calcio), ha espresso le proprie considerazioni sulle seconde squadre in Serie C, evidenziando differenze e criticità nel modello italiano. Intervistato a TMW Radio, Morrone ha sottolineato come l’Inter abbia seguito un percorso più coerente rispetto al Milan, affidandosi a giocatori e professionisti con esperienza nella Serie C.
«L’Inter? Ha fatto scelte più coerenti del Milan», ha affermato il presidente dell’ADICOSP, «puntando su calciatori che conoscono il campionato e possono crescere all’interno della squadra. Però resto critico sull’uso generale delle seconde squadre in Italia». Secondo Morrone, l’obiettivo originario di questi progetti era la valorizzazione del talento italiano, ma spesso le formazioni vengono riempite con stranieri o giocatori esperti, snaturando così la funzione principale della squadra satellite.
Per risolvere il problema, Morrone propone regole più rigorose. «Se una seconda squadra vuole partecipare, deve puntare sui giovani italiani. Altrimenti non partecipa», ha spiegato. Nel dettaglio, in Italia i giovani vengono considerati fino ai 24 anni, mentre all’estero giocatori con 20 anni possono già vantare trenta presenze nei professionisti. Questa discrepanza, secondo Morrone, evidenzia un vero e proprio problema culturale nel calcio italiano, che rischia di penalizzare lo sviluppo dei giovani talenti.
Il presidente dell’ADICOSP non nega i progressi di club come l’Inter, ma rimarca che la continuità del progetto e la coerenza nelle scelte restano essenziali per garantire effettiva crescita dei giovani italiani. «Si può migliorare», conclude, «ma occorrono vincoli chiari e l’attenzione ai giocatori del nostro vivaio».
In sintesi, l’intervento di Morrone mette in luce un dibattito aperto sulle seconde squadre: la sfida è trovare un equilibrio tra competitività e valorizzazione del talento locale, evitando di trasformare queste squadre in semplici contenitori di giocatori stranieri o esperti, e puntando invece sulla crescita dei giovani del calcio italiano.