Calcionews24
·11 de febrero de 2025
Narciso Pezzotti: «Io, vice di Lippi e di tanti grandi allenatori. Mancini e Boskov, ecco cosa hanno fatto. Oggi non ci sono centrocampisti coraggiosi, Marocchi sarebbe un titolare nell’Italia»
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·11 de febrero de 2025
Una vita da vice allenatore, una marea di grandi tecnici e campioni con i quali ha interagito. Su La Gazzetta dello Sport Narciso Pezzotti ha raccontato la sua carriera. Ecco alcuni estratti dell’intervista.
ESSERE UN VICE – «Se vuoi brillare, fai il primo. Altrimenti non disturbare il manovratore, ha già tanti dubbi. Non chiedo mai a Marcello (Lippi, ndr) chi gioca. Se mi dice “tu cosa faresti?”, allora rispondo».L’INIZIO – «Osvaldo Bagnoli, umile, corretto, persona straordinaria, grande conoscitore di calcio. Va ad allenare la Solbiatese in C. Diventiamo amici. L’anno dopo è al Como, vice di Marchioro, poi titolare: mi chiama perché intanto ha smesso di giocare».SORPRESO DA MANCINI ALLENATORE – «Sì. É un timido con le esplosioni dei timidi, tutto estro e fantasia. Mantovani lo capisce e lo lascia fare. Dopo una stagione deludente, va dal presidente: “Non merito lo stipendio. Mi dia di meno la prossima stagione”. E Mantovani: “Robi, torna quando sei più lucido…”. Ora guida un gruppo, al tempo aveva difficoltà a guidare se stesso. Era un po’ sovrappeso, ora è magro, corre. Ha fatto un grande lavoro».LA SAMP SPETTACOLO – «Non quello coreografico che tutti credono. Io arrivo alla Samp dal Torino con Bersellini, un burbero, un montanaro emiliano, persona squisita che però incute freddezza. Entra nello spogliatoio e tutti si zittiscono. Quando lo sostituisce Boskov, serve un italiano con il patentino: io sono lì. Boskov è straordinario, fa finta di ascoltare Vialli e Mancini, ma decide lui. Controlla tutto, chiama a casa i giocatori».LE FRASI DI BOSKOV – «Alcune indimenticabili. “Gullit è cervo che esce di foresta” nasce perché lui in Jugolavia faceva caccia grossa, andava con il capocaccia, la muta dei cani, il tricorno. Quando il cervo, maestoso, enorme, esce dalla foresta, il capocaccia ne annuncia il valore: oro, argento, bronzo».OGGI – «Sono e resto un contadino: sono le mie radici. Curo l’orto, le piante, e faccio il nonno. Vedo calcio ma… quasi non ci sono più centrocampisti con il coraggio di entrare in dribbling, chi li ha vince. Non hanno mai visto Jugovic che faceva tutto. E oggi, mi creda, Marocchi sarebbe titolare fisso dell’Italia».
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