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·9 de octubre de 2025

Nesta lo rivendica: «Sono fiero di aver rifiutato la Roma»

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Nesta lo rivendica: «Sono fiero di aver rifiutato la Roma». Le dichiarazioni dell’ex difensore di Lazio e Milan che ripercorre la sua carriera

Un’intervista a cuore aperto, un viaggio senza filtri tra trionfi, retroscena dolorosi e sogni futuri. Alessandro Nesta, ospite del podcast BSMT di Gianluca Gazzoli, si è raccontato ripercorrendo una carriera leggendaria, a partire dalla scelta che ha segnato la sua vita: la Lazio, preferita ai rivali di sempre della Roma.

Una fede di famiglia: «No alla Roma»

Nesta ha svelato come la sua fede biancoceleste, in un condominio a maggioranza romanista, sia stata forgiata dalla volontà paterna. «Mio padre rifiutò la Roma, ne andiamo fieri di questa cosa. La mia famiglia è lazialissima».«Giocavo nel Cinecittà a 7-8 anni ed era affiliato alla Roma, ma mio papà lesse sul Corriere dello Sport che c’erano i provini della Lazio. Mio padre disse che alla Roma non dovevo andare e che dovevo fare il provino con la Lazio».


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Eriksson e l’addio doloroso

Commosso il ricordo di Sven-Göran Eriksson, l’allenatore che gli affidò una responsabilità forse troppo grande per la sua giovane età. «Eriksson mi diede la fascia ma non ero pronto, cinque sei anni dopo sarei stato più pronto».

Un amore, quello per la Lazio, conclusosi nel modo più doloroso: non per scelta, ma per necessità, a causa del tracollo finanziario del club. «L’anno prima che andassi al Milan mi aveva chiamato il Real Madrid dopo un’amichevole contro di loro, un giocatore mi disse che dovevo andare a giocare da loro. Io gli ho risposto che giocavo alla Lazio, mi ha preso per deficiente. L’anno dopo invece sono stato costretto ad andare via, non prendevamo lo stipendio da otto mesi».

Il passaggio al Milan e la Champions

Il suo passaggio al Milan fu un intreccio del destino, dopo che le trattative con Juventus e Inter erano saltate. «Un po’ di mesi prima c’era la possibilità della Juve, ma io non ci volevo andare. Poi è saltata la Juve e dovevo andare all’Inter, ma dopo il 5 maggio l’Inter è sparita, magari hanno fatto altre scelte. Poi l’ultimo giorno di mercato è capitato il Milan. Non ci volevo andare perché ero sicuro che l’Inter avrebbe vinto l’anno dopo. E invece vado al Milan e vinciamo la Champions League il primo anno. Mi è andata bene».

Dal Derby 5-1 alla redenzione

Una vittoria, quella in Champions contro la Juventus, che per Nesta rappresentò una redenzione personale dopo il trauma più grande della sua carriera: il derby perso 5-1. «Nel derby perso 5-1 ho fatto un casino sono uscito al primo tempo perché non ci stavo capendo più nulla, non avevo retto mentalmente. Il giorno prima la società mi aveva detto che mi voleva vendere e che dovevo andare via, ma io ero comunque deluso da me stesso perché non avevo retto. Montella mi aveva fatto tre gol, lì ho pensato che per superare una sconfitta dovevo tirare fuori qualcosa di incredibile. Sono riuscito ad andare avanti solo riuscendo a tirare un rigore in una finale di Champions League con il Milan, contro la Juventus».

Allenare la Lazio: sogno o Iicubo?

Infine, una riflessione sul suo futuro da allenatore e sul sogno, tanto affascinante quanto spaventoso, di tornare un giorno a casa. «Se sogno di allenare la Lazio? Da una parte sì, dall’altra no. Credo sarebbe l’unica squadra che mi leverebbe il sonno se dovessi allenarla perché sentirei troppo la responsabilità. Però se dovesse capitare un giorno, vediamo…».

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