Openda, sette mesi senza gol: dentro l’astinenza, due i fattori che lo stanno frenando. La spiegazione | OneFootball

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·3 de noviembre de 2025

Openda, sette mesi senza gol: dentro l’astinenza, due i fattori che lo stanno frenando. La spiegazione

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Openda, sette mesi senza gol: dentro l’astinenza, due i fattori che lo stanno frenando. La spiegazione sulle difficoltà dell’ex Lipsia

Per un attaccante del suo calibro, quasi sette mesi senza gol rappresentano un’eternità e non possono non costituire un problema. È la situazione paradossale che sta vivendo Loïs Openda alla Juventus: fondamentale per la squadra, ma ancora a secco di reti.

Se ci si ferma ai freddi numeri, il digiuno è pesante. Ma se si va oltre le statistiche, l’attaccante belga si sta rivelando un giocatore molto utile nella nuova Juve di Luciano Spalletti, anche se sta venendo meno proprio nel compito per cui è stato (praticamente) acquistato dal Lipsia per una cifra complessiva vicina ai 44 milioni di euro.


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Nelle sfide contro l’Udinese (con Brambilla in panchina) e la Cremonese, Openda, schierato strategicamente al fianco di Vlahovic, ha svolto un “lavoro oscuro” di valore inestimabile. Con i suoi movimenti costanti, ha alleggerito il centravanti serbo dalla pressione dei difensori avversari, aprendo varchi e partecipando attivamente alle azioni che hanno sbloccato le partite.

Il rovescio della medaglia, però, è una preoccupante inefficacia sotto porta: l’attaccante ha peccato spesso nella scelta finale e, in questa stagione, ha centrato lo specchio appena una volta su 8 tentativi.

L’ultimo gol di Openda risale addirittura all’11 aprile scorso, alla Volkswagen Arena di Wolsfburg. Da quel giorno sono trascorsi 205 giorni. Un’astinenza che sfiora i 1000 minuti: 978 per la precisione, accumulati tra il finale della scorsa stagione al Lipsia (369′), la nazionale belga (100′) e l’attuale annata bianconera (509′).

Questo digiuno è un unicum per un giocatore che, nella classifica dei bomber nati nel nuovo millennio, occupa la sesta posizione (alle spalle di Haaland e Vlahovic) con 107 gol in 314 partite. È questo bottino che ha convinto il Dg Comolli a investire 3,3 milioni per il prestito, con un obbligo di riscatto (40,6 milioni) quasi certo e condizionato all’arrivo della Juventus tra le prime 10.

Certamente, l’arrivo last minute e la gestione di Tudor, fossilizzato su un modulo a punta unica che non si addiceva alle sue caratteristiche, lo hanno penalizzato. O almeno questa è la spiegazione di Gazzetta.it. Nella nuova Juve di Spalletti, invece, ha trovato la sua funzione. Ma negli occhi restano i 3 tiri fuori scagliati allo “Zini”: il lavoro sporco è apprezzato, ma per Openda è arrivata l’ora di mettere fine all’astinenza.

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