Calcio e Finanza
·4 de septiembre de 2025
San Siro, lettera al CIO: «Vendita dello stadio contro patti per Olimpiadi 2026»

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·4 de septiembre de 2025
I comitati che difendono San Siro e sono contro la vendita dello stadio a Inter e Milan chiamano in causa il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, perché il Comune «rispetti gli impegni presi» con il dossier olimpico di Milano e Cortina del 2026 e perché impedisca la demolizione dell’impianto.
La petizione, che è stata presentata nella sede del Comune di Palazzo Marino, ha raccolto oltre 200 firme, tra i promotori ci sono Duccio Facchini, direttore di Altreconomia, Lucia Tozzi, studiosa di politiche urbanistiche, Luigi Casanova, presidente di MountainWilderness Italia, Silvio La Corte, curatore di “La bolla olimpica”.
I promotori della petizione chiedono al CIO se l’operazione di vendita dello stadio a Inter e Milan, che lo demoliranno quasi totalmente per realizzare un nuovo impianto, è «coerente con quanto scritto e sottoscritto dal sindaco Sala e da altre importantissime cariche di governo, nazionale e locale, in calce al Dossier di Candidatura per le Olimpiadi del 2026 a Voi presentato a gennaio del 2019».
Nella candidatura infatti, sottolineano i promotori, si è parlato di «forte attenzione alla sostenibilità» nelle Olimpiadi Milano Cortina ma «la demolizione dell’attuale stadio Meazza provocherebbe la liberazione nell’atmosfera di 210.000 tonnellate di anidride carbonica». Nel dossier olimpico si legge, spiegano ancora, «che la cerimonia d’apertura si terrà nel Giuseppe Meazza Stadium, struttura esistente, pubblica, rinnovata nel 2014, che successivamente ai Giochi manterrà la funzione di stadio calcio». Quindi «come può lo smantellamento di uno stadio classificato Euro4 e la costruzione di un altro stadio che non potrà superare gli standard già riconosciuti al Meazza/San Siro essere un’operazione economica coerente con quanto sottoscritto, e vantaggiosa per la comunità?».
«Ormai quella di San Siro è una questione primaria politica – ha commentato Lucia Tozzi –, perché è l’emblema di come Milano sia stata governata in modo oscuro e opaco, bypassando i processi democratici di una città normale. Questa operazione è un cattivo esempio anche per le politiche urbanistiche di altre città».