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·23 de septiembre de 2025

Signore e Signori, Riccardo Orsolini

Imagen del artículo:Signore e Signori, Riccardo Orsolini

In un calcio che brucia e omologa tutto, la parola ‘bandiera’ sembra più un residuato bellico che una declinazione romantica del pallone, e fa quasi tenerezza quando viene attribuita ad un giocatore che rimane tre-quattro stagioni nella stessa squadra prima di voltare pagina come se nulla fosse, tramite un semplice saluto sui social. Riccardo Orsolini, ormai vicino al rinnovo del contratto che lo legherà al Bologna almeno fino al 2029, sta incarnando l’eccezione che conferma la regola. E noi siamo ben felici di avere qui l’eccezione.

Dal Piceno fino al Dall’Ara, le radici di Orsolini nascono in una famiglia riservata, che non ha mai vissuto la carriera del figlio come un trofeo da esporre: la discrezione è sempre stata un tratto distintivo, e oggi Riccardo porta in campo anche questa eredità. Quando arrivò a Bologna a 21 anni, col passo da esterno moderno e quella fame che si riconosceva al primo colpo, l’impatto non fu roboante, ma si capì che il margine di crescita era ancora enorme. E infatti nel 2019 il Bologna decise di riscattarlo a titolo definitivo dalla Juventus per 15 milioni di euro. Un investimento importante per i tempi, che si è rivelato uno dei più lungimiranti degli ultimi anni.


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Dal 2019 in avanti, Orsolini è diventato un pilastro e ora anche un pezzo di storia: con 67 gol ha già raggiunto Beppe Signori nella classifica dei goleador rossoblù in Serie A, traguardo ancor più prezioso considerando che gioca come ala destra a piede invertito, con la sua classica giocata a rientrare sul sinistro. Negli anni ‘Orso’ ha affinato la capacità di entrare nel vivo del gioco anche da seconda punta, come uomo fra le linee o, quando necessario, da esterno puro nel 4-3-3, senza rinunciare ad un sostanzioso lavoro di copertura in difesa. Oggi è il tipo di attaccante che non ha bisogno di toccare cento palloni: ne bastano due per indirizzare una partita, o cambiarla all’improvviso.

Non si può parlare di Orsolini senza guardare i numeri, che smentiscono chi l’ha troppo presto etichettato come discontinuo. Nel massimo campionato, oltre alle 67 reti, tutte con la maglia del BFC, ha distribuito più di 25 assist, con una media gol che lo pone stabilmente tra gli esterni più prolifici della Serie A nelle ultime 5 stagioni e in assoluto tra gli attaccanti italiani che più vedono la porta. Gol pesanti: in 24 occasioni sono stati decisivi per la vittoria. Anche perché ‘Orso’ ha un’innata predilezione per i gol nel finale, che ovviamente incidono di più: sono solo 13, infatti, le reti che ha segnato prima della mezzora di gioco. Nel 2024-2025, oltre ai 15 gol in campionato, ha raggiunto un’efficienza da autentico bomber: una rete ogni 125 minuti, col 48% di tiri nello specchio trasformati in gol. Numeri che, sommati al lavoro senza palla (spesso sottovalutato), lo rendono uno dei profili italiani più completi nel ruolo.

Il Bologna, nel frattempo, l’ha blindato: nel 2023 ha rinnovato fino al 2027, con un ingaggio vicino ai 2 milioni netti annui, il tetto massimo della gestione Saputo. E ha resistito alle tentazioni: Milan, Fenerbahce, addirittura un’offerta araba da 25 milioni rispedita al mittente. Dopo l’affettuoso ma altalenante rapporto con Mihajlovic e l’ulteriore crescita con Motta in panchina, la scorsa stagione ha certificato il suo status: protagonista assoluto nella vittoria della Coppa Italia, con 2 gol nei turni ad eliminazione diretta e una prestazione da leader nella finale vinta contro il Milan.

Ma ciò che colpisce è la sua evoluzione extracalcistica: da talento istintivo a punto di riferimento per i compagni. Parla poco, ma quando lo fa viene ascoltato. Non cerca le telecamere (semmai sono quella a cercare lui), ma è sempre tra i primi ad arrivare a Casteldebole per gli allenamenti. E soprattutto, ha scelto di restare. In un calcio fatto di plusvalenze e plusvalori, Orsolini è un giocatore nel pieno della maturità calcistica che non si è fatto attrarre dalle sirene: a Bologna è rimasto perché voleva essere centrale, non la semplice comparsa in un cast più ricco.

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