Juventusnews24
·30 de septiembre de 2025
Soulé Juve, è l’argentino il vero rimpianto di Arrivabene: «Che peccato non averlo tenuto con noi». La rivelazione dell’ex ad bianconero

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·30 de septiembre de 2025
Non solo Vlahovic e Bremer. Nella lunga intervista concessa a Tuttosport, l’ex Amministratore Delegato della Juventus, Maurizio Arrivabene, ha toccato anche un tasto dolente, quello dei rimpianti. E il suo più grande rammarico riguarda i giovani, quei talenti cresciuti nel progetto Next Gen e che ora stanno facendo le fortune di altre squadre. Un’analisi che è anche una critica al sistema calcio italiano.
L’ex dirigente non ha usato mezzi termini per esprimere la sua delusione nel vedere brillare altrove giocatori che potevano rappresentare il futuro della Juventus. Ha poi raccontato un aneddoto illuminante, un discorso di Rui Costa che racchiude una filosofia opposta a quella italiana.
IL RIMPIANTO SUI GIOVANI – «Vedere con un’altra maglia molti dei nostri gioiellini della Next Gen. Soulé, per esempio, che sta facendo benissimo a Roma, che peccato non averlo tenuto. E anche Fagioli. C’erano tanti talenti, tra l’altro in un momento in cui i talenti sono pochi. Mi rimane il ricordo di un discorso di Rui Costa, dirigente del Benfica, al pranzo Uefa prima della partita di Lisbona. Diceva che i bambini vanno lasciati liberi di giocare, nei prati, nei parchi, senza allenatori, senza vincoli tattici. Solo così nascono e si coltivano i talenti. Invece, da noi ci sono allenatori fin dalle elementari».
Le parole di Arrivabene sono un vero e proprio atto d’accusa. Il “peccato” più grande è non aver saputo trattenere talenti come Matías Soulé, che sta esplodendo con la maglia della Roma, e Nicolò Fagioli. Un doppio rimpianto ancora più forte «in un momento in cui i talenti sono pochi».
Ma la riflessione dell’ex AD va oltre la singola scelta di mercato e diventa una critica sistemica. Il ricordo del discorso di Rui Costa, dirigente del Benfica, è la chiave di tutto. Arrivabene contrappone il modello portoghese, basato sulla libertà creativa dei giovani, al modello italiano, iper-tattico fin dalla giovanissima età. «Da noi ci sono allenatori fin dalle elementari», una frase che sottolinea come, secondo lui, il calcio italiano tenda a ingabbiare e a limitare il talento, invece di coltivarlo. Una riflessione amara, un “mea culpa” che suona come un monito per tutto il nostro calcio.
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