Calcionews24
·17 de octubre de 2025
Sulemana: «Atalanta, il meglio deve ancora venire. Juric è il mio maestro. Ma dopo la Juve non esulterò più così…»

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·17 de octubre de 2025
Kamaldeen Sulemana, attaccante esterno arrivato in estate all’Atalanta dal Southampton per volere di Ivan Juric, è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport.
Lei si rende conto di essere una delle sorprese più belle di questa stagione?«Non pensavo di iniziare così bene, volevo mostrare a tutti il mio valore, innanzitutto all’Atalanta. Sono grato di avere l’opportunità di giocare in questo fantastico club, mi piace molto la città di Bergamo. Mi piace il gruppo di lavoro, respiro positività ogni giorno. Adesso però non sono più una sorpresa per gli avversari e quindi dovrò studiare nuove sorprese!».
De Roon svelò che non sapeva dove fosse Bergamo sulla cartina: e lei? «Anche io come il capitano non sapevo dove fosse, ma conoscevo bene la squadra per quello che ha fatto in giro per l’Europa in questi ultimi anni. Ho guardato la finale di Europa League e anche la Supercoppa europea».
In questa pausa si è guadagnato la qualificazione al prossimo Mondiale con il Ghana…«La Coppa del Mondo è la competizione più importante ed è pazzesco avere l’occasione di poterla giocare due volte alla mia età».
Ha ritrovato Ivan Juric: come ci spiega il vostro rapporto? «Lui è l’allenatore perfetto per me, tatticamente e tecnicamente. Mi ha dato fiducia subito appena arrivato a Southampton. E’ un maestro per me, mi aiuta a trovare la posizione giusta in campo sia in fase offensiva sia in quella difensiva. Lui è il maestro e io sono lo studente: mi fido di lui e voglio fare sempre meglio».
Ha avuto modo in questi mesi di conoscere meglio la famiglia Percassi e il ds Tony D’Amico che l’hanno individuata e voluta? «Sono grato per avere avuto questa opportunità, per essere stato scelto da loro. Ed è anche per questo motivo voglio che fare ancora di più per aiutare la squadra a stare il più in alto possibile».
Quali differenze sta trovando tra Premier e A? «La Serie A è un campionato top, molto tattico che ti obbliga a restare concentrato per tutta la durata di ogni partita. La Premier League mi ha formato fisicamente innanzitutto, è un campionato intenso».
Cosa ne pensa del prossimo futuro dell’Atalanta? «Penso che il meglio debba ancora arrivare. Abbiamo ancora molte partite per continuare a migliorare la qualità del nostro gioco, possiamo fare qualcosa di grande anche in questa stagione».
Oltre alle sue qualità tecniche ha sorpreso per le capriole d’esultanza dopo il gol alla Juve: da dove arrivano? «I miei genitori mi avevano detto di non festeggiare così perché è pericoloso. Ma quando l’ho fatto contro la Juventus è stata un’esplosione di adrenalina, non ci ho pensato, mi è venuto spontaneo. Non lo farò più. Studierò un’altra esultanza, in base anche a dove segnerò, se in casa o fuori. Non voglio mancare di rispetto ai tifosi avversari, quindi se segnerò in trasferta festeggerò in maniera più contenuta. Ho imparato a fare quando stavo alla Right to Dream Academy: oltre al calcio praticavo anche ginnastica».
In sei mesi è passato dalla retrocessione con il Southampton alla A passando per la Champions e alla qualificazione Mondiale: si sente un esempio? «Diciamo che credo fermamente nel lavoro quotidiano e nel fatto che non si debba mai mollare».
Ha lasciato il Ghana a 18 anni per volare in Danimarca, al Nordsjaelland: è stato traumatico? «No, è stato graduale: non me ne sono andato subito, ma abbiamo fatto un paio di viaggi per conoscere gli allenatori e il centro sportivo. Può sembrare paradossale, ma è stato il passaggio più semplice della mia carriera. Ho lasciato il mio Paese da solo, conoscevo qualche compagno di squadra come Kudus (ora al Tottenham, ndr)».
Come mai sulla maglia ha Kamaldeen? «Ho scelto io. Nella nostra cultura se siamo a un tavolo seduti io e mio padre e qualcuno chiama ‘Sulemana’, si riferisce a lui e non a me. E’ una forma di rispetto: io sono Kamaldeen. In famiglia siamo in 6, ho due fratelli e tre sorelle. Io sono il terzo. Ho lasciato casa a 11 anni per andare in Academy, lontano da casa. Ho trascorso molto tempo lontano da loro, ma ho un rapporto meraviglioso con i miei fratelli. Non sono l’unico calciatore della famiglia: mio fratello più grande, Abdul Rauf, gioca nella Premier League ghanese con il Vision FC, quello più piccolo Hakim, nella seconda divisione danese con l’Hillerod».
Al Mondiale del 2022 lei è stato il giocatore con il picco di velocità più alto di tutti: 35,7 km/h. Ha lavorato su questo o è la natura? «Entrambe le cose. Il maggior merito della mia velocità è dei geni del mio corpo, ma l’ho allenata anche perché intorno ai 16 anni ho cominciato a giocare con ragazzi più grandi di me. Mi sono dovuto adattare e ho lavorato molto per competere».
Meglio un gol o un assist? «Da quando sono a Bergamo sono più sicuro di me stesso sotto porta. Ma preferisco un assist».
Nel tempo libero cosa le piace fare?«Guardo molte partite: non è un lavoro se lo vivi con l’animo giusto. Ti resta nella mente quando lo praticavi con gli amici da ragazzino anche nelle strade».