Calcionews24
·23 de diciembre de 2025
Supercoppa Italiana, l’analisi dell’avvocato Petriccione: «Le competizioni non vanno lette come singoli eventi, ma come anelli di un rapporto continuativo con la Saudi Pro League»

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Francesca Petriccione, avvocato italiano, docente alla Statale di Milano e profonda conoscitrice del calcio saudita, è al centro delle dinamiche che legano business, strategie e mercato tra Europa e Arabia. Un “catalizzatore” di opportunità nel Golfo che ha raccontato al Corriere dello Sport.
IL RUOLO DI “CATALIZZATORE «Lavoro su operazioni di investimento e partnership collaborando con fondi, investitori e consorzi, anche nel processo di privatizzazione dei club sauditi. Seguo progetti di espansione nel Golfo per grandi club e, in alcuni casi, per le leghe: in Arabia esistono progetti credibili e solidi nel tempo».SUPERCOPPA ITALIANA VS SUPERCOPPA SPAGNOLA «I rispettivi rapporti con la Saudi Pro League e i risultati non sono simili. La Liga s’è mossa come un sistema unico, mirato a far crescere il valore del campionato e non quello dei singoli club. La Lega Serie A, invece, ha adottato un approccio più prudente e istituzionale, proteggendo gli equilibri interni e valorizzando alcuni asset».L’ARABIA SAUDITA «Off e chance reali per club e leghe di tutto il mondo. La trasformazione del calcio non è un’operazione di facciata: riguarda società, regole, investimenti, infrastrutture, formazione e rapporti internazionali. Ma non sono occasioni alla portata di chiunque: servono chiarezza e visione».LA SUPERCOPPA «Le competizioni non vanno lette come singoli eventi, ma come anelli di un rapporto continuativo con la Saudi Pro League: se gestite con coerenza, possono garantire entrate più solide e raff orzare il peso istituzionale delle leghe».MATURAZIONE DEL PROGETTO «Dopo l’incremento della visibilità fondata sull’arrivo di grandi giocatori, il progetto è entrato in una fase più matura: oggi si punta allo sviluppo dei giovani e del livello tecnico campionato, e alla creazione di asset sostenibili».IL FUTURO «Non si tratta di un fenomeno temporaneo ma di un modello destinato a incidere stabilmente sul calcio globale, anche grazie al peso crescente nell’ambito Fifa. Il Mondiale 2034 non è un punto di arrivo: è un acceleratore».
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