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·12 de noviembre de 2025
🟣 Vanoli: “Volevo allenare la Fiorentina. Dobbiamo restituire qualcosa a Commisso”

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Paolo Vanoli è intervenuto a margine della conferenza stampa di presentazione da nuovo allenatore della Fiorentina. Di seguito le dichiarazioni riportate da Gianlucadimarzio.com: “Parto sicuramente con le condoglianze ad Amir (Richardson, ndr), siamo vicini alla sua famiglia. So che cos’è Firenze, questa società negli anni ha dimostrato una grande crescita con un presidente che ha voglia e che vuole vincere. È una maglia pesante, tutti devono capire cosa vuol dire giocare qui e per questi tifosi. Forse era destino che dovevo accettare questa sfida. Questo tipo di sfide mi motivano, mi danno energia. Sarà una strada lunga e difficile. Quando sono arrivato qui avevo paura che i giocatori non fossero consapevoli di dove si trovavano, invece il gruppo vuole uscire ed è affamato. Quando sento dire che una squadra è stanca al 60′, mi cascano i c******i. Con cinque cambi cambiamo metà squadra, quindi vuol dire che chi entra deve alzare il livello. E questo i giocatori lo stanno capendo“.
“Io volevo allenare qui. Doppia identità tra campionato ed Europa? Noi dobbiamo solo lavorare. Le due competizioni ora hanno obiettivi diversi, l’errore sarebbe pensare cosa possiamo fare. Pensiamo gara dopo gara, piccoli passi. Deve essere un messaggio troppo importante. Pensiamo al campionato, poi con la Coppa pensiamo a quella e con l’Europa lo stesso. Altrimenti rischiamo di andare fuori giri. Questo ho detto ai giocatori. Nelle squadre dove ho vinto avevo gente umile, che non è paura ma deve essere quella del vincente. Dobbiamo restituire qualcosa al presidente e per uscire da queste situazioni ci vuole grande mentalità. Lavagnette? Lasciamo stare il passato, l’ho detto anche ai ragazzi. Se succedono queste cose, vuole dire che qualcosa è andato storto. Ma il calcio può farti rimediare e noi lavoriamo per mettere altri tasselli, partita dopo partita. Un messaggio? Guardo solo all’allenamento di domani, altrimenti darei un messaggio sbagliato“.
Episodi fuori dal campo? È come avere dei figli. Il sociale di oggi è così, la società ne deve essere consapevole e bisogna insegnare come comportarsi. A volte il giocatore sbaglia, sbaglio anche io che non sono capace a usarli i social. Bisogna prenderlo, far sedere il responsabile, capire il perché e fargli capire come ci si comporta. Anche questa è una crescita“.
“Guardando i dati, bisogna lavorare su tutto. Partiamo dalle cose più semplici, cosa che si è vista già a Genova. Siamo una squadra che prende tanti gol da calcio piazzato, ci manca attenzione e siamo fragili. Partiremo anche da cose elementari, dalla lettera A. Diamo concretezza, poi quando avremo fiducia valuteremo anche altre cose. Abbiamo reagito e abbiamo capito cosa dovevamo portare a casa a Genova e mi è piaciuto. Dovevamo provare a vincere ma non perdere, ed è stato capito. Abbiamo un parco attacchi importante, Kean e Piccoli sono simili, sono fortunato ad averli e in prospettiva futura possono anche giocare insieme. Ma oggi non è la priorità“.
“Critiche dei tifosi? Dobbiamo essere noi a riconquistarli con sacrificio, voglia. Questo è quello che ho sempre detto in queste situazioni, dobbiamo essere noi a far contenti loro. Doppi allenamenti? A me piace lavorare, abbiamo un bel centro e quindi ne approfitto anche per conoscere i ragazzi. Voglio sfruttare questa opportunità, non c’è altro da dire sulla preparazione fisica, che sia chiaro. I test li faccio solo per mettere i giocatori in condizione rispetto al mio metodo. Stadio in costruzione? Sicuramente è un punto a sfavore, ma non esistono alibi. Ringraziamo i tifosi e dimostriamo loro cosa vuol dire indossare questa maglia“.









































