Vieri riflette: «Pio Esposito come me? Chi lo dice non capisce nulla. Vi dico cosa penso del momento dell’Inter» | OneFootball

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·27 de diciembre de 2025

Vieri riflette: «Pio Esposito come me? Chi lo dice non capisce nulla. Vi dico cosa penso del momento dell’Inter»

Imagen del artículo:Vieri riflette: «Pio Esposito come me? Chi lo dice non capisce nulla. Vi dico cosa penso del momento dell’Inter»

Vieri analizza il momento del campionato dopo la Supercoppa, tra lotta scudetto, protagonisti inattesi e big chiamate a reagire

In un’ampia analisi sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Christian Vieri, ex attaccante di Inter e Nazionale, ha commentato il momento della Serie A dopo la Supercoppa, offrendo giudizi netti su squadre, allenatori e singoli protagonisti del campionato.

IL NAPOLI DI CONTE – «Resta che il Napoli è ancora… il Napoli. Quello tosto e forte di Conte, che vuole il bis scudetto. Ha dimostrato di essere una grande squadra nella finale a Riad: è finita 2-0, ma potevano essere 4 o 5. È stato come un avvertimento per il campionato. Antonio non si è “ripreso” la squadra, in realtà non l’aveva mai persa: ha avuto sempre il controllo di tutto, anche nelle difficoltà. Il Napoli ha perso delle partite, anche malamente, ma è normale, soprattutto se fai la Champions. Nei momenti più duri non serviva alzare i toni, inutile andare in tv a lamentarsi: Conte è un campione della panchina e, se ci sono problemi, deve semplicemente risolverli. Così ha fatto, è stato bravissimo, ha corretto ciò che non andava e ora ha un titolo in più. È stato furbo a mischiare un po’ le carte, ma non perdere mai è impossibile».


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BOLOGNA SORPRESA POSITIVA – «Merita solo complimenti: non ha il budget delle grandi, ma è a tutti gli effetti una big. Anche solo giocarla, questa finale, è un segnale: dimostra che competenza e idee fanno la differenza. E Italiano è già… “arrivato”: è moderno, europeo, coraggioso. Potrebbe allenare ovunque e avrà una grande carriera, ma il Bologna uno così se lo tiene stretto».

I PROBLEMI DELL’INTER – «Partiamo dalla classifica: l’Inter è prima, vorrà pur dire qualcosa… Queste sconfitte sono figlie di piccole grandi disattenzioni, dettagli che Chivu riuscirà a sistemare. La sua squadra comanda quasi sempre il gioco, ma quando perde palla rischia spesso il contropiede. Deve essere più attenta e concentrata lì, nelle zone calde del campo, ma è la migliore del campionato, di questo resto convinto».

EMERGENZA DUMFRIES E LUIS HENRIQUE – «Io dico che senza Dumfries… non bisogna lamentarsi! Vale per tutte le squadre, non solo per Napoli o Inter: basta piangere, le rose sono tutte profonde. Gli infortuni fanno parte del gioco e si tirano in ballo solo quando si perde. A prescindere dal mercato, l’Inter dovrebbe dare definitiva fiducia a Luis Henrique: si vede che è forte, gli serve solo la continuità che finalmente sta trovando. C’è un tempo per tutto, questo è il suo per dimostrare di essere un top».

LE QUATTRO PUNTE NERAZZURRE – «Avercene… Meglio quattro punte che fanno almeno dieci gol in stagione, come nella squadra di Chivu, che una soltanto da 20, anche se all’Inter, come sempre, Lautaro segnerà un sacco. Il bello, però, è che ci sono tantissime soluzioni: oltre a lui e Thuram, quest’anno con Pio e Bonny si va sul sicuro».

IL MOMENTO DI BONNY«Ha un gran talento, ma ora sta scoprendo quello che abbiamo imparato tutti giocando nei top club: c’è pressione, sempre. Magari all’inizio ti aspettano perché sei giovane, poi però ti giudicano in maniera troppo severa. Avrà sbagliato un rigore, e allora? La verità è che quando non vinci ci si attacca a tutto».

ESPOSITO “NUOVO VIERI” – «Penso che chi lo dice non ci capisca poi molto… Ai miei tempi dicevano che ero il nuovo Boninsegna, ma Pio ha caratteristiche diverse dalle mie. È più simile, come struttura, a Toni, altro bomber vero».

IL 2026 ANNO DI PIO «Sta andando benone quando gioca, ma è molto giovane, dobbiamo avere pazienza. Tutti lo vedono grosso, alto, biondo, ma non dicono che l’anno scorso era allo Spezia in B: passare da lì all’Inter è un salto triplo. Finisci per avere subito gli occhi addosso, anche troppo. Pio può migliorare, ha testa ed è nel posto giusto: dipenderà solo da lui. Ma non sono Harry Potter, non so se esploderà subito o dopo».

LUKAKU VS HOJLUND AL NAPOLI – «Considero Hojlund, potenzialmente, uno dei cinque centravanti migliori del mondo. Può far gol, ma sa attaccare in profondità e sfiancare le difese. Aggiungiamoci che ha un mancino morbido, che è forte di testa e di fisico: ha tutto, insomma. Non è facile togliergli il posto, ma va detto che anche Lukaku sa far giocare bene i compagni. Servono entrambi, ma decidere chi gioca spetta solo e soltanto a Conte: ecco un altro bellissimo problema da risolvere!».

L’IMPATTO DI NERES«Certamente (Conte ha corretto la squadra anche grazie a Neres, ndr), ha visto che non è più il calciatore dell’anno scorso: è molto più concreto, ora “spacca” letteralmente le partite. È veloce, rapido, con un tocco geniale: la gente ama questi giocatori, fanno innamorare e divertire tutti».

IL MILAN CON FÜLLKRUG – «Tutti dicevano che al Milan serviva un 9 vero e l’hanno preso subito. Ora deve ambientarsi, ma intanto ha già risolto un problema: Pulisic e Leao, anche grazie all’apporto di Modric e Rabiot da dietro, hanno fatto finora grandi prestazioni, ma per caratteristiche non possono dare presenza in area e fisicità. Queste doti le aggiunge il nuovo arrivato tedesco: Allegri è un maestro nella gestione, sta a lui capire come e quando usarlo».

IL VANTAGGIO DI NON GIOCARE LE COPPE – «È un grande vantaggio, ma bisogna comunque fare punti sempre: qui nessuno ti regala niente. Ad esempio, il Milan fa bene con le grandi e poi stecca con le piccole, mentre all’Inter succede l’esatto contrario. Le annate a volte vanno così, sono strane e per fortuna imprevedibili: inutile cercare un perché, ogni partita è una battaglia e contiene mille partite all’interno. Chi riuscirà a gestire meglio gli imprevisti, alla fine ce la farà. In ogni caso, la Serie A è il campionato più bello d’Europa: la capolista cambia sempre, ma ci divertiremo ancora con quelle quattro là davanti».

LA JUVENTUS DA SCUDETTO – «Ma due settimane fa non era tutto nero e negativo? E adesso, dopo qualche vittoria, è tutto bello e positivo? Basterebbe solo mantenere un po’ di equilibrio. Penso sia presto per parlare di una Juve da scudetto: qualcosa di nuovo si inizia a vedere, ma l’effetto Spalletti lo valuteremo davvero tra 2 o 3 mesi».

FRATTESI ALLA JUVE – «Frattesi starebbe bene in tutte le squadre d’Europa e non solo di Italia. Non ne trovi in giro di mezzali di questo tipo, capaci di inserirsi con quella forza dentro l’area di rigore».

I NUOVI ATTACCANTI BIANCONERI – «Chi viene dall’estero fa sempre fatica, perché mai questa legge non dovrebbe valere per David e Openda? In Italia il gioco è più tattico, più chiuso, serve tempo e ambientamento. È dura all’inizio perché magari giochi mezz’ora, poi per due settimane non vedi il campo, poi fai un tempo. Adesso avranno più spazio entrambi e vedremo: quei due i gol li hanno sempre fatti. Poi la Juve ha Yildiz che crea: è diverso, speciale, nell’uno contro uno ti ammazza».

L’INTER SENZA UN DRIBBLATORE – «L’Inter arriva in porta in un altro modo, con una tecnica collettiva incredibile e un gioco bellissimo. Si trovano a memoria, verrebbe solo da battere le mani, al di là del risultato. Ripeto, ha la rosa migliore di tutte, ma non significa che vincerà per forza, sennò il calcio sarebbe troppo facile. Era più forte anche l’anno scorso, eppure alla fine ha vinto il Napoli, che è stato più bravo, ordinato, affamato. Vedremo se stavolta sarà diverso, ma occhio anche a Milan e Roma».

GLI ATTACCANTI CHE CHIEDE GASPERINI ALLA ROMA – «Bisogna semplicemente ascoltare Gasp: se dice che servono due attaccanti, servono due attaccanti. La Roma, effettivamente, fa pochi gol: se potesse raccogliere di più dalle punte diventerebbe molto pericolosa. Al di là dei nomi, Zirkzee o Raspadori, deve sfondare davanti. E non deve discutere Dybala: non è finito, ha qualità che gli altri non hanno. E se non inventa lui, c’è comunque il piedino di Soulé».

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