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·2 de diciembre de 2025
Vlahovic, il dottor Vitali: «Rischio recidiva molto alto. L’intervento non è miracoloso ma…»

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Il grave infortunio di Dušan Vlahović (lesione di alto grado alla giunzione muscolo-tendinea) è stato analizzato dal dottor Matteo Vitali, medico ortopedico specializzato in traumatologia sportiva, in un’intervista al Corriere dello Sport. L’esperto ha spiegato la vulnerabilità del punto colpito e le due possibili strade per il recupero, con il comune rischio legato ai carichi di lavoro eccessivi.
Il dottor Vitali ha subito evidenziato la criticità della zona della lesione muscolare di Vlahović:
«Il problema è che la lesione si colloca nella zona della giunzione muscolo-tendinea, quella più vulnerabile e che ci impiega più tempo a guarire. Il rischio è la recidiva, che è molto alto».
L’esperto ha dettagliato le due opzioni terapeutiche che lo staff medico della Juventus deve ora valutare, sottolineando che l’intervento chirurgico è spesso necessario per ridurre il rischio di ricaduta.
«A questo punto si possono prendere due strade: la prima è il trattamento conservativo, per cui il paziente non rientra prima di due-tre mesi, per farvi un esempio Lukaku. La seconda strada è l’intervento chirurgico, per cui non si accelerano i tempi di recupero ma si riducono i rischi di ricaduta. Anche con l’intervento, nel migliore dei casi, servono due mesi e mezzo o tre, come nel caso di De Bruyne, infortunato al bicipite femorale. La scelta viene fatta in base al numero di fibre lesionate».
Vitali ha poi affrontato le cause strutturali che portano a tali infortuni, menzionando una predisposizione posturale in giocatori come Vlahović e Dybala, che li rende più fragili. Il medico ha criticato la mancanza di sviluppo dell’elasticità a favore della sola forza.
Cruciale è il fattore sovraccarico: «Un giocatore non riesce a recuperare giocando ogni tre giorni e un movimento più improvviso del solito in un momento di stanchezza può determinare un infortunio». L’esperto ha ricordato che non riposare almeno tre giorni tra una gara e l’altra aumenta del 40% il rischio di lesioni muscolari.
Infine, sul dilemma operazione sì o no, ha concluso: «Meno si tocca un atleta, meglio è. L’intervento non è miracoloso ma ci sono lesioni per cui il rischio di ricaduta aumenta senza operazione».
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