Bari-Reggiana, l’analisi: lo stallo del primo tempo, l’impatto delle 2 punte e la mossa ambigua di Longo | OneFootball

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·4 novembre 2024

Bari-Reggiana, l’analisi: lo stallo del primo tempo, l’impatto delle 2 punte e la mossa ambigua di Longo

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Il segno X continua a tormentare il Bari, vittima di una rimonta tanto inspiegabile quanto sanguinosa contro la Reggiana. È l’ottavo pareggio stagionale per la squadra di Moreno Longo, addirittura il sesto di fila, di cui quattro al San Nicola.

Se il pareggio contro il Catanzaro ci aveva mostrato un Bari coraggioso ma sprecone, mentre quelli contro Spezia e Carrarese una squadra inoffensiva, questo pari maturato contro la modesta Reggiana evidenzia la fragilità mentale del gruppo. È bastato un episodio a sbriciolare tutte le buone premesse costruite ad inizio ripresa con i gol di Benali e Novakovich e a far piombare nella paura una squadra ancora troppo immatura per guardare oltre il limbo nel quale si trova.


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Bari-Reggiana è stata una gara schizofrenica, fin troppo bloccata nella prima frazione e altrettanto movimentata nella ripresa. Per analizzarla torna il Bari a Scacchi, la nostra finestra di approfondimento successiva alle gare dei biancorossi. Tra i tanti input che ha fornito questo match abbiamo deciso di soffermarci sul contesto nel quale è maturato lo stallo del primo tempo, sull’incidenza dei primi cambi di Longo e sugli errori commessi da mister e squadra negli ultimi 20 minuti.

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L’analisi di Bari-Reggiana

Le difficoltà del primo tempo

Per tamponare l’emorragia di risultati aperta da diversi mesi e intervallata solo dalla vittoria contro il Frosinone, Viali ha proposto una Reggiana più abbottonata. Il 4-3-2-1 visto nelle precedenti uscite ha fatto spazio ad un classico 3-5-2 nel quale Sersanti, solitamente mezzala d”inserimento, agiva come quinto di centrocampo e Girma e Pettinari componevano la coppia d’attacco. Con questo sistema la Reggiana ha limitato due delle fonti di gioco principali del Bari – Dorval e Oliveri – che contro una difesa a 4 avrebbero avuto maggiore tempo e spazio per incidere. Su Oliveri, che comunque si è ben disimpegnato, ha fatto buona guardia Sersanti, mentre Dorval e Sibilli, sempre fluidi nell’occupazione degli spazi, sono stati soffocati da Fiamozzi e dalle scalate puntuali di Ignacchiti.

Il palleggio orizzontale e spesso compassato del Bari ha quindi fruttato poco. Manzari, lanciato dal primo minuto, esclusa una buona conclusione che ha lambito il palo ha sofferto la pressione portata dagli avversari ed è stato spesso impreciso nelle tante ricezioni spalle alla porta. Stesso discorso per Lasagna, evidentemente appannato dopo tante gare passate a sbattersi per il campo senza mai trovare nel gol quell’iniezione di fiducia necessaria per ricaricarsi.

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Disposizione della Reggiana in fase di non possesso: densità centrale, terzi di difesa pronti ad uscire forte sui trequartisti e quinti accoppiati con gli esterni di centrocampo (Oliveri non presente nell’immagine)

La prima mossa (azzeccata) di Longo

Attraverso due mosse coraggiose Longo ha cercato di ridestare la squadra, ottenendo subito i risultati sperati. La coppia Novakovich-Favilli aveva già ben figurato a Cremona, mentre non aveva confermato le medesime sensazioni contro il Catanzaro. Nel complesso, però, sembra funzionare. I due si completano: il primo è più bravo a stressare ed allungare le difese, mentre il secondo è più preciso nel fare da raccordo e ripulire palloni.

Oltre al loro buon impatto, nei primi 20 minuti della ripresa è salito di colpi Sibilli, non più incasellato sul versante sinistro dell’attacco ma libero di interpretare autonomamente gli spazi sulla trequarti. L’assist per Novakovich non ruba l’occhio come il tacco di Cremona, ma è una giocata altrettanto illuminante e complessa. In generale, questa sua prestazione in chiaroscuro ci è utile per fissare un concetto: nonostante un avvio di stagione balbettante, Sibilli resta il giocatore più estroso in rosa, ed in un contesto impoverito dall’assenza di Falletti la sua presenza diventa indispensabile.

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Il cambio della discordia

Il Bari ha agilmente controllato la gara fino al 75′, per poi iniziare a commettere piccole leggerezze, soprattutto nella gestione del pallone, che non sono passate inosservate alla Reggiana. Data l’estemporaneità degli eventi non è semplice suddividere le responsabilità tra le parti in causa, ma senza dubbio i primi colpevoli per la rimonta subita sono i calciatori. Allo stesso modo, per l’ambiguità delle scelte fatte (in particolare una), sul banco degli imputati un posto va riservato anche a Moreno Longo (clicca qui per leggere un’altra analisi a riguardo).

Ricapitoliamo: al 67esimo il tecnico torinese ha rilevato l’ammonito Obaretin per Simic, preferito a Mantovani (in debito d’ossigeno da diverse partite). A posteriori Longo ha rivendicato questa scelta definendola necessaria per gli equilibri del gruppo e doverosa nei confronti di un ragazzo che si stava allenando bene. Tuttavia il campo ha detto altro sulla condizione dell’ex Maccabi Haifa.

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Simic è stato impiegato nel ruolo di laterale sinistro della difesa a 3, quindi sul centro-sinistra della trequarti difensiva biancorossa, proprio la zona in cui la Reggiana stava sviluppando gioco coinvolgendo il subentrante Vergara. In poco più di 30 minuti il prodotto delle giovanili del Napoli ha toccato 26 palloni (per intenderci, poco meno di quelli toccati da Portanova in 80 minuti e più di quelli toccati da Manzari in 45), ha completato 3 dribbling su 4 tentati, ha conquistato un rigore e servito 2 passaggi chiave. La scelta di accoppiarlo con Simic – evidentemente imballato e quindi non in grado di arginare un avversario ben più esplosivo – è stata sbagliata. L’aggravante è che Simic poche volte in carriera ha interpretato quel ruolo, visto che come da lui ammesso predilige giocare centrale in una difesa a tre o al più braccetto di destra.

Poco da dire, invece, sulle altre mosse. Lella-Sibilli era un avvicendamento corretto nell’ottica di disegnare un 3-5-2 più ermetico e Maiello-Maita un cambio altrettanto necessario per far tirare il fiato al numero 4. Il loro impatto non è però stato in linea con le aspettative di Longo: Maiello nel momento di massima pressione della Reggiana avrebbe dovuto leggere le difficoltà dei difensori nella gestione del pallone e farsi carico dei possessi più delicati, mentre Lella è stato un po’ pigro negli smarcamenti senza palla.

Difficile trarre insegnamenti da una gara cestinata in questo modo, ma con ogni probabilità da Bari-Reggiana in poi per Moreno Longo le gerarchie saranno ben più definite rispetto a quanto visto fino ad ora.

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