Bastoni cambia pelle e sistema l’Inter: la mossa tattica che libera la corsia sinistra | OneFootball

Bastoni alza il raggio d’azione, Mkhitaryan abbassa i giri e Dimarco attacca l’area: così Chivu ridisegna l’Inter senza la spinta di Dumfries

La mossa tattica di Bastoni rappresenta uno dei punti chiave dell’Inter di Cristian Chivu in questa fase della stagione. Con l’assenza della spinta di Dumfries, il tecnico nerazzurro ha individuato nel difensore mancino una soluzione strutturale per garantire ampiezza e qualità nello sviluppo offensivo.

Il movimento di Alessandro Bastoni, tornato stabilmente nel ruolo di braccetto sinistro, è diventato centrale nella costruzione: il classe 1999 viene spesso chiamato ad alzarsi in conduzione, occupando lo spazio da mezzala aggiunta e creando superiorità numerica sulla corsia mancina. Una scelta che consente all’Inter di non perdere profondità pur partendo da una linea difensiva a tre.

In questo meccanismo, Mkhitaryan si abbassa e lavora da mezzala di equilibrio, liberando il corridoio per l’inserimento di Bastoni alle spalle della prima pressione avversaria. Il difensore nerazzurro può così arrivare al limite dell’area o rifinire centralmente, diventando una vera e propria fonte di gioco aggiunta.

La catena di sinistra viene completata da Dimarco, chiamato a sfruttare con continuità le sovrapposizioni e ad attaccare l’area con i suoi inserimenti senza palla. Il movimento coordinato tra Bastoni e Dimarco permette all’Inter di occupare stabilmente le due punte dell’area, creando soluzioni sia per il cross basso sia per il traversone sul secondo palo.

Questa lettura tattica consente alla squadra di aggirare il problema dell’assenza di spinta a destra, trasformando Bastoni in un vero regista avanzato di sinistra. Una soluzione che aumenta la pericolosità offensiva e allo stesso tempo mantiene equilibrio, evitando di scoprire la linea difensiva.

La crescita di Bastoni in questa interpretazione conferma la volontà di Chivu di adattare il sistema alle caratteristiche dei singoli, sfruttando l’intelligenza tattica del difensore come arma strategica. Una mossa che non è episodica, ma ormai strutturale nel nuovo corso nerazzurro.