Benatia: «Gol di Koulibaly? Non ho dormito per tre giorni. Per Allegri era solo colpa mia. Quando tornò Bonucci gli dissi…» | OneFootball

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·18 décembre 2025

Benatia: «Gol di Koulibaly? Non ho dormito per tre giorni. Per Allegri era solo colpa mia. Quando tornò Bonucci gli dissi…»

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Benatia: «Gol di Koulibaly? Non ho dormito per tre giorni. Per Allegri era solo colpa mia. Quando tornò Bonucci gli dissi…». Parla l’ex bianconero

Medhi Benatia, ex difensore di Udinese, Roma, Bayern e Juventus, è oggi un apprezzato dirigente del Marsiglia. Dopo una parentesi da agente, è tornato nel club dove tutto era iniziato, portando la sua esperienza e la sua grinta. In questa intervista a La Gazzetta dello Sport, ripercorre la sua carriera, i rapporti con gli allenatori che lo hanno segnato, le delusioni e i trionfi, e svela i retroscena del suo lavoro attuale, a partire dal colpo De Zerbi.

IL MARSIGLIA – «Quando arrivai al Marsiglia, nel novembre 2023, la squadra veniva da 5 sconfitte di fila. Ricordo giocatori sull’aereo che ridevano. Dissi a Pablo Longoria, il presidente: “Io in un club così non ci sto, sennò finisce male”. I giocatori ci devono mettere passione».


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LA RIVOLUZIONE – «A luglio 2024 abbiamo deciso di cambiare 13-14 giocatori per portare grinta. Abbiamo inserito gente come Hojbjerg, Facundo Medina e Pavard. Nel calcio la passione si sta perdendo».

CR7 – «Quando Guidolin ci lasciava liberi io mi allenavo lo stesso, ora nessuno lo fa. Ronaldo una volta, di ritorno da una trasferta in cui non avevamo giocato, mi chiese di accompagnarlo in palestra alle 23, ma io andai a casa. Non a caso CR7 è il numero uno e ha fatto la storia del calcio».LA JUVENTUS E ALLEGRI – «Venivo da una stagione al top e stavo trattando il rinnovo con Paratici. Quando seppi che sarebbe tornato Bonucci dissi ad Allegri che non volevo giocare una volta su quattro, ma lui mi rassicurò. Feci bene col Milan ma poi finii in panchina e a gennaio chiesi la cessione. Con Max e Landucci però ho un buon rapporto».

IL GOL DI KOULIBALY – «Impossibile dimenticarlo, non ho dormito per tre giorni. Si fece male Chiellini e io giocai forse una delle mie migliori partite: salvataggi su salvataggi, Albiol al 90’ mi fece un mezzo blocco, Koulibaly saltò e segnò un gran gol. La giornata successiva a San Siro con l’Inter Allegri mi escluse e io non la presi bene: sembrava fosse tutta colpa mia. Però vincemmo scudetto e Coppa Italia con doppietta mia all’Olimpico di Roma. Un ricordo speciale insieme alla rete alla Costa d’Avorio che qualificò il Marocco al Mondiale in Russia dopo 20 anni: giocai mezzo rotto».

FALLO SU VASQUEZ – « Basta rivedere la partita… Io arrivavo da dietro e cercai di evitarlo, lui si lasciò cadere. Non ricordo un grande contatto. Al 93’ si fischia un rigore solo quando sei sicuro».

DOPPIETTA IN FINALE DI COPPA ITALIA COL MILAN – «Si, è il mio ricordo più dolce, insieme al gol alla Costa d’Avorio con il Marocco che ci qualificò ai Mondiali dopo 20 anni. Giocai mezzo rotto. Quella doppietta fu unica anche perché la segnai contro il Milan, la squadra che seguivo da bambino, e all’Olimpico di Roma».

DE ZERBI – «Roberto è completamente matto di calcio. Tanti tecnici portano a casa le partite anche giocando male e sono pure felici, lui no, non s’accontenta mai. Dopo il 5-1 al Nizza scuoteva la testa e ripeteva che avremmo potuto giocare meglio. Lo faceva pure Guardiola, che ho avuto al Bayern. È un perfezionista, sta in ufficio tutto il giorno. Ha solo il calcio in testa, muore per le sue idee e dice le cose in faccia. Lo avevo conosciuto a Brighton quando facevo il procuratore, nell’estate 2024 quando ho saputo che si stava liberando l’ho chiamato subito e l’ho convinto col progetto. La scorsa stagione siamo andati in Champions e siamo arrivati secondi dopo tante difficoltà».

LA VITA DA DIRIGENTE – «Quando mi sono ritirato vivevo a Dubai e volevo godermi la vita privata ma alla chiamata di Longoria non ho saputo dire di no. Sono arrivato all’OM a 15 anni, è un pezzo della mia vita. Sabatini e Paratici mi dicevano che sarei diventato un grande dirigente, io rispondevo che non volevo stare in campo tutto il giorno. E invece lavoro dalle 9 alle 19 e sto al telefono fino alle due di notte. Roberto tra poco mi dà pure la casacca… Quando non ci sono riguardo gli allenamenti sull’iPad. Essere stato dall’altra parte mi aiuta nelle trattative, so che cosa hanno in testa gli agenti».

IL PROGETTO OM – «Facciamo progressi tra mille difficoltà: siamo terzi in Ligue 1 e abbiamo 9 punti in Champions. Non ricordo in passato giocatori come Rabiot, Pavard, Hojbjerg e Greenwood che venivano da noi. Un anno e mezzo fa eravamo decimi e non facevamo tre passaggi di fila… In campionato abbiamo battuto il Psg, cosa che non succedeva da 14 anni: non abbiamo vinto perché eravamo più forti ma perché ci abbiamo creduto di più. Loro hanno un progetto partito 15 anni fa, il Qatar ha messo tanti soldi e hanno giocatori che noi non possiamo permetterci. Però in campo siamo sempre undici contro undici…».

L’ACQUISTO PIÙ FIERO – «De Zerbi. Abbiamo lo stesso temperamento, quando la squadra non vince sta male. Tra i calciatori metto Weah, per cui Roberto mi chiamò alle due di notte mentre ero al Mondiale per Club, Greenwood, che al momento è capocannoniere in Ligue 1, Hojbjerg per la mentalità, Medina che ha grande carattere, Emerson di cui conoscevo il valore ma mi ha sorpreso ancora di più, Rabiot con cui poteva finire in modo diverso, ma ha portato comunque tanto al progetto».

HOJBJERG E LA JUVENTUS – «Pierre è molto importante per noi, un centrocampista completo. L’ho conosciuto al Bayern e l’ho portato a Marsiglia: non si muove».

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