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·5 novembre 2025

Benoit Cauet sicuro: «Polemiche sul Golden Boy? Ecco come funziona. Su quella squadra dico che…»

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L’ex Benoit Cauet, ex Inter e Torino, ha voluto rilasciare qualche dichiarazione

Benoit Cauet, ex centrocampista tra le altre di Torino e Inter, spiega il segreto del successo francese nella produzione di talenti come certifica la vittoria del Golden Boy da parte di Mathys Doué e analizza il calcio contemporaneo, con un occhio al prossimo derby di Torino. Ecco le sue parole al quotidiano organizzatore del premio, Tuttosport.

IL GOLDEN BOY: VINCONO SPESSO I FRANCESI – «Per trovare la risposta bisogna tornare indietro, agli anni ‘70: è lì che la Francia ha iniziato progettare davvero, con l’istituzione dei primi centri di formazione. Nel decennio successivo, poi, sono cambiate le modalità di insegnamento: si è cercato di insistere perché i nostri giovani diventassero autonomi tecnicamente, con programmi di allenamento individuali. I giocatori dovevano imparare a essere indipendenti, a saper leggere ogni situazione. Completi, insomma. E oggi ne stiamo traendo i frutti. Doué è un ragazzo incredibile: lo ha dimostrato negli ultimi mesi, specie nella finale di Champions dove si è rivelato per distacco il migliore in campo. Si meritava questo premio».


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IN FRANCIA C’É UN CALCIO SEMPRE UGUALE – «No, ora è da noi il calcio è completamente diverso, e il merito va attribuito alla globalizzazione. Prima ogni paese europeo aveva la sua cultura calcistica. Oggi non ci sono grosse differenze tra come si gioca in Italia, in Spagna o in Inghilterra… I principi di gioco ormai sono fondamentalmente gli stessi».

PARIGI – «Lì si gioca ancora per strada. Sta tutto lì. Il calcio è sempre stato uno degli sport più popolari e utili in termini di aggregazione. In Italia oggi sotto questo punto di vista ci sono delle mancanze: sono sempre di meno i ragazzini che scelgono di rincorrere un pallone. E questo incide tantissimo. Per strada i ragazzi, misurandosi quotidianamente, sviluppano delle qualità individuali notevoli».

LA GENERAZIONE 2008 – «Beh, la generazione francese del 2008 è già pronta. Stanno spingendo tantissimo nei rispettivi club. Ce ne sono davvero tanti di talenti. Deschamps, o chi verrà dopo di lui, avrà un bel bacino da cui pescare…».

IN ITALIA POCHI GIOVANI – «Ma in realtà questo avveniva di più negli anni ‘90, quando la Serie A era il campionato più prestigioso del mondo e attraeva tantissimi talenti. Lì sì che per i giovani era difficile trovare spazio. Oggi penso alla Juventus che sta dando fiducia a Yildiz: un ragazzo dalle qualità indescrivibili. O all’Inter che sta facendo crescere Pio Esposito. Piano piano in Italia stiamo vedendo sempre più tecnici giovani ed è un’ottima cosa, perché hanno tutti il coraggio di puntare su questi ragazzi».

IL DERBY: IL 2-2 Del 2003 E QUELLO DI SABATO – «Non mi dimenticherò mai quel pomeriggio: abbiamo dominato in lungo e largo. Eravamo certi di portare a casa quella vittoria. Poi ha segnato Maresca ed è andata come è andata. Sabato penso che vedremo una gara aperta e combattuta: la differenza tecnica è evidente, ma la storia ci insegna che in serate così può succedere di tutto. Spalletti è appena arrivato: non sarà facile preparare in così poco tempo il derby. Baroni mi piace molto, ha messo su una squadra tosta, a sua immagine e somiglianza. I granata, poi, hanno uno come Simeone, un giocatore che sa essere decisivo. È bravissimo in area di rigore, la Juve dovrà stare molto attenta. Come finisce? Dico 1-1».

KEPHREN THURAM – «Parliamo di un giocatore fortissimo, che sposta gli equilibri. Penso che con Luciano possa diventare più incisivo sotto porta».

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