Bianco: «Questa partita sembrava stregata ed è stata un’emozione incredibile. Io Marco lo conosco molto bene. Su Nicola…» | OneFootball

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·16 janvier 2025

Bianco: «Questa partita sembrava stregata ed è stata un’emozione incredibile. Io Marco lo conosco molto bene. Su Nicola…»

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Bianco, ex difensore del Cagliari, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Radiolina: ecco le sue dichiarazioni

Paolo Bianco, ex difensore del Cagliari, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Radiolina a “Il Cagliari in Diretta“. Sono stati molteplici i temi trattati nel format condotto da Valentina Caruso, Fabiano Gaggini e Alberto Masu. Ve li riportiamo di seguito:

FOTO ANNI A CAGLIARI – «Questa qua è il finale della partita più emozionante che ho vissuto. E’ stato un Cagliari-Napoli che al 94′ perdevamo 1-0 e abbiamo vinto 2-1, con gol di Matri e Conti. A bordocampo c’era il mio bambino Stefano che ormai ha quasi 18 anni. Questa partita sembrava stregata ed è stata un’ emozione incredibile. Non lo so se ce l’ho perché io i ricordi ce li ho tutti da qualche parte, non ho nulla di esposto in casa. In effetti quella foto è bella si».


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ANNO ENTUSIASMANTE – «Si perché comunque sembra un anno storto il mio secondo anno. Noi eravamo se non sbaglio a 10 punti alla fine del girone d’andata, eravamo messi veramente male. Abbiamo fatto 32 punti in 17 partite, le ultime 17 con Ballardini. Si è stato un anno bello, abbiamo poi festeggiato la salvezza come se avessimo vinto un campionato perché è stato qualcosa di eccezionale in un momento delicato che è stato come quello che stavo vivendo in quella stagione ecco».

GIAMPAOLO – «Lo sento, è l’unico allenatore che sento assieme ad Allegri, col quale ci ho lavorato insieme due anni fa. Sono gli unici allenatori che sento spesso perché oltre alla stima che ho a livello professionale, mi lega un rapporto di amicizia. Giampaolo mi volle a Cagliari, ha fatto di tutto per portarmi al Cagliari. All’inizio ero visto come il figlioccio, il pupillo, il cocco dell’allenatore. I mesi non sono stati semplici poi col lavoro, col modo di rapportarmi con gli altri sono riuscito a farmi apprezzare da tutti i miei compagni di squadra. Giampaolo il primo anno era, siamo arrivati insieme nel 2006, poi lui aveva saltato 5 partite dove era stato mandato via, ed era stato chiamato Colomba. Poi dopo 5 partite era stato richiamato e avevamo raggiunto una salvezza abbastanza tranquilla. L’anno dopo sembrava l’inizio di una nuova storia d’amore, invece, poi come spesso accade con Cellino, dopo un po’ ha cambiato Giampaolo e ha preso Sonetti e poi per fortuna è arrivato Ballardini perché abbiamo fatto quella cavalcata trionfale. Il terzo anno l’ho fatto con Allegri e anche quello è stato un anno che è partito male e finito benissimo».

SCELTA LECCE– «Io Marco lo conosco molto bene, è stato anche a trovarmi due volte a Modena l’anno scorso quando io lavoravo e tra un po’ credo che andrò io a trovarlo. Ho una grandissima stima di Marco persona e Marco allenatore. Credo che il Lecce abbia scelto l’allenatore che cercava. Dalle dichiarazioni del direttore Corvino cercava un allenatore di campo e lui sul campo è uno dei più bravi in Italia anche se in tante piazze ha avuto difficoltà ambientale a volte nei rapporti, però, io che lo conosco bene posso assicurare che è una persona di livello superiore alla media di quelle che lavorano nel calcio ed è un allenatore bravissimo sul campo».

DIEGO LOPEZ – «Mi vengono quasi un po’ i brividi, quel gruppetto storico non mi vedeva di buon occhio, io lo percepivo, perché non mi conoscevano. Pensavano fossi il classico ruffiano dell’allenatore. Nel tempo ho creato un alchimia con quel gruppo, da Daniele a Diego a Dago. Col tempo mi sono fatto apprezzare come persona, l’uomo rimane, a me premeva di più. Diego non era di tantissime parole, sia in spogliatoio che in campo, però ci capivamo al volo e posso affermare con certezza come lui ha dichiarato qualche anno dopo che io lasciai Cagliari che è stato il miglior compagno di reparto nei miei vent’anni da giocatore. E’ la stessa dichiarazione che lui ha fatto pubblicamente quando allenava il Cagliari. Non ce lo siamo mai detti personalmente. Era facile giocare con Diego, era intelligente, era leader carismatico. Io credo che un leader non ha bisogno di parlare troppo e arrabbiarsi. Purtroppo nel nostro mondo tanti pensano che i leader o quelli caratteriali siano quelli che urlano o strillano, invece per me non è così, o ce l’hai o non ce l’hai la leadership e Diego ne aveva tanta».

MAESTRO – «Questa cosa l’ha penalizzato negli anni. Lui a 33 anni era il mio allenatore a Treviso in C, vinciamo il campionato. A 34 facciamo la B insieme, quindi ha bruciato le tappe rispetto al periodo di una volta. Venticinque anni fa era difficile emergere tra tutti gli allenatori di un certo livello che c’erano. Lui è stato bravo perché un innovatore, uno studioso, uno alla ricerca del dettaglio. Questo appellativo lo ha penalizzato perché in campo andava alla ricerca di qualcosa di nuovo, lui è cambiato tantissimo e in questi due anni che è stato a casa ha studiato tantissimo e oggi e molto diverso da quello che allenava me a Cagliari».

NICOLA – «Nicola è un’ altra persona che stimo, prima di stimare un allenatore mi piace stimare la persona, lui ha fatto una carriera molto al di sotto di quelle che sono le sue possibilità. In questi anni passati poteva ambire a qualche livello superiore. Cagliari è già una piazza importante però credo che quello che lui ha fatto a Salerno, a Empoli a Crotone specialmente, è un allenatore che poteva arrivare in una piazza più importante. A livello comunicativo non è mai banale e le sue squadre hanno una chiara identità. Io credo che il Cagliari abbia scelto la persona giusta dopo uno quasi insostituibile che è Claudio Ranieri».

SFIDA – «Partita molto tattica, anche se Nicola dirà che non sarà uno scontro diretto alla fine lo è. Squadre da 18 punti a 23 sono tutte coinvolte e sono tante, quindi i punti varranno tantissimo e all’inizio sarà una partita di studio tra le 2 squadre. E’ vero che io stimo tantissimo Marco Giampaolo però il Cagliari e il Cagliari. Immaginate per chi faccio il tifo».

CARRIERA – «E’ complicato perché a volte veniamo etichettati, ma anche da calciatori, l’allenatore è giusto per subentrare, un altro può essere uno da progetto. Nicola ha vinto il campionato a Livorno nel 2013 e io vinsi il campionato con Eusebio Di Francesco. Io credo che ci siano allenatori al posto giusto al momento giusto e altri no. Faccio questo parallelismo, non me ne voglia Di Francesco. Il Sassuolo aveva la potenzialità economica per fare mercato a gennaio e noi ci salvammo con 34 punti. Abbiamo fatto 17 all’andata e al ritorno. Nicola non aveva una società forte come lo era il Sassuolo e quell’anno il Livorno retrocesse. Di Francesco era al posto giusto nella società giusta e Nicola no. Un esempio su tutti è Baroni alla Lazio, ha fatto vent’anni tra B, C e A, ha tanta esperienza e gavetta. Oggi tutti lo esaltano e sembra che lo scoprano adesso. Un allenatore quando è bravo e bravo a prescindere dalla categoria. Nicola ha l’età giusta per ambire e puntare in alto».

SASSUOLO BONATO – «E’ stata la persona che mi ha voluto fortemente nel Sassuolo. Mi ha incontrato nel mio secondo anno di Cagliari e voleva portarmi a Sassuolo quando avevo il contratto con il Cagliari e gli ho detto che ci saremmo rivisti dopo qualche anno e abbiamo mantenuto la promessa. Tutto è nato dal direttore Bonato che non dimentichiamolo è arrivato in C al Sassuolo e l’ha portato in Europa League».

ZORTEA – «Non è un difensore di quelli che conosciamo noi, è un giocatore forte, ha le caratteristiche giuste, è stato bravissimo Nicola a far coesistere Zortea e Zappa, stanno facendo bene tutti e due. Zortea cresce nell’Atalanta, è un giocatore che può fare ancora di più, ha velocità e tecnica e la consapevolezza giusta. La cosa che trovo con maggiore difficoltà è la personalità, manca perché i giocatori hanno troppe cose fuori che li arrivano e che non li aiutano e si nascondono dietro tante cavolate. Oggi io parlo delle mie categorie che alleno, ce ne sono sempre meno ed è difficile trovarle. Se uno ne ha qualcuna deve tenerselo stretto».

CATEGORIE INFERIORI – «Si c’è qualche giocatore, io credo che il Cagliari abbia preso uno dei giocatori che più mi aveva meravigliato lo scorso campionato ed è Felici. Ha le caratteristiche giuste per giocare in Serie A. In B c’è qualche giocatore che può ambire a giocare in Serie A. Poi la dimostrazione sono quelle squadre che vincono i campionati e penso al Como e nessuno pensava che potesse giocare in Serie A. Quando io arrivai al Cagliari non avevo mai fatto la Serie A, sono arrivato a 29 anni, venivo da un campionato vinto a Catania e ho fatto i 3 anni più belli della mia vita. Credo che come succede anche per gli allenatori, a volte è la situazione che ti fa diventare un giocatore migliore agli occhi deli altri, le qualità restano comunque.

BONATO – «Credo che il direttore Bonato sia un maestro in questo, nello scovare talenti e poi portarli al Cagliari».

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