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·24 décembre 2025

Brasile, Neres è l’artista dimenticato che incanta Napoli: Ancelotti pronto a portarlo al Mondiale

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Velocità, ginga e talento puro: il brasiliano simbolo di un calcio libero e creativo secondo Damascelli. David Neres appartiene a una specie rara nel calcio moderno: quella degli artisti puri, spesso trascurati, talvolta dimenticati, ma capaci di accendere lo stadio con un solo tocco.

Brasile, Neres è l’artista dimenticato che incanta Napoli: Ancelotti pronto a portarlo al Mondiale

Tony Damascelli, sulle colonne de Il Giornale, ne traccia un ritratto intenso e suggestivo, arrivando a una conclusione netta: “Carlo Ancelotti lo porterà al Mondiale con il Brasile”.


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Un’affermazione che pesa, ma che trova solide fondamenta nel percorso, nel talento e nella maturità raggiunta oggi dall’esterno offensivo del Napoli, diventato uno dei punti di riferimento della squadra guidata da Antonio Conte.

Uno sguardo che inganna, un talento che abbaglia

A prima vista, gli occhi di David Neres sembrano raccontare stanchezza. È l’effetto della ptosi congenita, una condizione che rilassa appena le palpebre ma non ha mai offuscato la sua visione di gioco, né tantomeno la sua capacità di leggere il campo. “Solo la palpebra è pigra”, scrive Damascelli, perché per il resto Neres è pura esplosività.

In campo ha “la velocità di un ghepardo”, accelera, cambia direzione, semina il panico tra gli avversari. È un calciatore che gioca prima con l’istinto e poi con la tattica, uno di quelli che rompono gli schemi e riportano il calcio alla sua dimensione originaria: strada, fantasia, coraggio.

La ginga come filosofia di vita e di calcio

Neres porta con sé la ginga, non solo come gesto tecnico ma come visione del mondo. Dribbling, colpi di tacco, tunnel, numeri da prestigiatore: tutto ciò che Gianni Brera definiva “futebol di strada” e che oggi i tifosi reclamano, stanchi di sistemi rigidi e geometrie congelate.

È cresciuto ammirando Ronaldinho e Messi, modelli di un calcio felice e creativo. Non sorprende, quindi, che venga inserito da Damascelli nella “tribù dimenticata e trascurata degli artisti del calcio”, una categoria sempre più rara nell’era dell’iper-organizzazione tattica.

Da San Paolo all’Europa: un viaggio tra luci e ombre

Il suo percorso è stato tutt’altro che lineare. Nato a San Paolo, la città che ha evocato Maradona e che ora ha trovato in lui un nuovo idolo, Neres ha attraversato l’Europa assorbendone culture calcistiche differenti. L’Ajax di Amsterdam, con il suo calcio verticale e tecnico. Donetsk, segnata dai cieli oscurati dalle bombe, con lo Shakhtar di De Zerbi. Poi Lisbona, il Benfica, il luogo ideale per rinascere, anche grazie alla lingua e a un ambiente più vicino alle sue radici.

Sono stati anni di crescita, ma anche di incertezze. Capelli tinti di viola, scelte sopra le righe, fino all’episodio diventato quasi leggendario: la telefonata ignorata del commissario tecnico brasiliano Tite. Neres non rispose perché non riconobbe il numero, convinto fosse “il solito scocciatore”. Una gaffe che racconta molto del personaggio, istintivo e poco incline ai formalismi.

Napoli come isola del tesoro

L’approdo a Napoli rappresenta una svolta decisiva. Nonostante un inizio segnato da un episodio spiacevole, lo scippo dell’orologio, la sua esperienza partenopea non ne è stata compromessa. Al contrario, Neres ha trovato un contesto ideale per esprimersi, diventando oggi uno degli uomini più in vetrina della squadra di Conte.

Napoli lo ha accolto, valorizzato e restituito al grande calcio internazionale. Alle sue spalle una famiglia che ha sempre creduto in lui: mamma Maria, attenta all’importanza degli studi, e papà Miguel, che aveva intuito di avere in casa “una pepita preziosa”.

Il cerchio che si chiude: Ancelotti e il Mondiale

Ora il destino sembra pronto a chiudere il cerchio. C’è un “ex napoletano”, Carlo Ancelotti, pronto a sfruttare questo patrimonio tecnico e umano. Secondo Damascelli, il tecnico italiano non avrà dubbi: David Neres farà parte del Brasile al prossimo Mondiale.

Sarebbe il riconoscimento definitivo per un calciatore che non ha mai smesso di credere nel calcio come arte. Un artista che Napoli ha riscoperto e che il mondo potrebbe presto ammirare sul palcoscenico più grande di tutti.

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