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·6 juin 2025
Brescia, l’ora più buia: Cellino stacca la spina, il club verso il fallimento dopo 114 anni di storia

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·6 juin 2025
Il calcio a Brescia rischia di scomparire. Dopo 114 anni di storia, il Brescia Calcio è vicino al punto di non ritorno. Salvo un intervento imponderabile nelle prossime ore, la società non verrà iscritta al prossimo campionato professionistico.
Il presidente Massimo Cellino ha deciso di non adempiere alle scadenze economiche previste per oggi, rinunciando al pagamento degli stipendi e dei contributi necessari a mantenere in vita il club.
Mancato versamento da 3 milioni: la scadenza non sarà rispettata C’è tempo fino alle 23:59 di questa sera, ma la scelta sembra già compiuta. La cifra da versare – circa 3 milioni di euro – avrebbe permesso di regolarizzare la posizione del club con l’Agenzia delle Entrate (su un debito complessivo di 9 milioni), avviando il percorso d’iscrizione da completare il 24 giugno con la fideiussione bancaria. Una somma impegnativa ma non proibitiva per un imprenditore come Cellino, che però ha deciso di non fare ulteriori passi avanti: nessun compratore disposto ad anticipare le spese, nessun segnale di riconciliazione con la piazza.
Il vuoto lasciato da Cellino Il consigliere delegato Stefano Midolo, investito temporaneamente dei poteri gestionali in seguito alle inibizioni comminate a Cellino e a suo figlio Edoardo, ha formalizzato le dimissioni tramite PEC. Il gesto suggella una situazione ormai irreversibile: il club è senza guida, senza liquidità, senza futuro immediato. Si consuma così una rottura definitiva tra la proprietà e la città, che da anni vive una relazione logorata da delusioni, polemiche e un senso di progressivo abbandono.
Una storia gloriosa che rischia di spegnersi Il Brescia, che ha visto passare talenti del calibro di Andrea Pirlo, Luca Toni, Hagi, Guardiola, Roberto Baggio, Altobelli, Hubner e Caracciolo, potrebbe sparire dal calcio professionistico. Un paradosso considerando che, proprio sul campo, la squadra aveva ottenuto la salvezza in Serie B. Eppure, due penalizzazioni da -4 punti per inadempienze contributive hanno condannato i biancazzurri a una retrocessione amministrativa. Ora la società è attesa il 10 giugno dalla Corte d’Appello Federale per un ricorso che, se confermate le indiscrezioni, arriverà postumo: il Brescia ci arriverà, di fatto, da società già estromessa.
Una città che vince negli altri sport, ma perde il suo calcio La notizia scuote una città che continua a eccellere in altre discipline: l’AN Brescia è tra le protagoniste della pallanuoto nazionale e la Germani Basket Brescia è in finale scudetto. Ma il calcio, per storia, affezione e identità, è sempre stato il cuore sportivo della città. Oggi quel cuore rischia di fermarsi. E il futuro, a questo punto, è tutto da riscrivere: con nuovi interlocutori, da una nuova categoria, e con la speranza che questa non sia davvero la parola fine.
BRESCIA – Il calcio a Brescia rischia di scomparire. Dopo 114 anni di storia, il Brescia Calcio è vicino al punto di non ritorno. Salvo un intervento imponderabile nelle prossime ore, la società non verrà iscritta al prossimo campionato professionistico. Il presidente Massimo Cellino ha deciso di non adempiere alle scadenze economiche previste per oggi, rinunciando al pagamento degli stipendi e dei contributi necessari a mantenere in vita il club.
Mancato versamento da 3 milioni: la scadenza non sarà rispettata C’è tempo fino alle 23:59 di questa sera, ma la scelta sembra già compiuta. La cifra da versare – circa 3 milioni di euro – avrebbe permesso di regolarizzare la posizione del club con l’Agenzia delle Entrate (su un debito complessivo di 9 milioni), avviando il percorso d’iscrizione da completare il 24 giugno con la fideiussione bancaria. Una somma impegnativa ma non proibitiva per un imprenditore come Cellino, che però ha deciso di non fare ulteriori passi avanti: nessun compratore disposto ad anticipare le spese, nessun segnale di riconciliazione con la piazza.
Il vuoto lasciato da Cellino Il consigliere delegato Stefano Midolo, investito temporaneamente dei poteri gestionali in seguito alle inibizioni comminate a Cellino e a suo figlio Edoardo, ha formalizzato le dimissioni tramite PEC. Il gesto suggella una situazione ormai irreversibile: il club è senza guida, senza liquidità, senza futuro immediato. Si consuma così una rottura definitiva tra la proprietà e la città, che da anni vive una relazione logorata da delusioni, polemiche e un senso di progressivo abbandono.
Una storia gloriosa che rischia di spegnersi Il Brescia, che ha visto passare talenti del calibro di Andrea Pirlo, Luca Toni, Hagi, Guardiola, Roberto Baggio, Altobelli, Hubner e Caracciolo, potrebbe sparire dal calcio professionistico. Un paradosso considerando che, proprio sul campo, la squadra aveva ottenuto la salvezza in Serie B. Eppure, due penalizzazioni da -4 punti per inadempienze contributive hanno condannato i biancazzurri a una retrocessione amministrativa. Ora la società è attesa il 10 giugno dalla Corte d’Appello Federale per un ricorso che, se confermate le indiscrezioni, arriverà postumo: il Brescia ci arriverà, di fatto, da società già estromessa.
Una città che vince negli altri sport, ma perde il suo calcio La notizia scuote una città che continua a eccellere in altre discipline: l’AN Brescia è tra le protagoniste della pallanuoto nazionale e la Germani Basket Brescia è in finale scudetto. Ma il calcio, per storia, affezione e identità, è sempre stato il cuore sportivo della città. Oggi quel cuore rischia di fermarsi. E il futuro, a questo punto, è tutto da riscrivere: con nuovi interlocutori, da una nuova categoria, e con la speranza che questa non sia davvero la parola fine.