Juventusnews24
·13 novembre 2024
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Marco Bucciantini, noto giornalista ed opinionista di Sky Sport, è intervenuto in esclusiva a Juventusnews24.com. Ecco le sue dichiarazioni sui principali temi del momento in casa bianconera, dalla nuova Juve di Thiago Motta alla corsa Scudetto in Serie A e non solo.
Che Juve è stata quella che ha vinto il derby contro il Torino?«Una Juve molto lucida, perché ormai si orienta bene nei vari compromessi della partita, senza compromettere l’organizzazione. Sta cercando di fare più cose nella metà campo avversaria, che era l’intento dopo aver trovato subito una buona riuscita nella fase difensiva. Si è fatto male Bremer, è mancato Koopmeiners, latita Nico Gonzalez: sono giocatori forti, che ti aiutano a fare le cose semplici e che ti aiutavano ad essere più efficaci nella metà campo avversaria quando era ancora necessario non sbilanciarsi troppo. Poi è diventato indispensabile migliorare nella proposta ed è accaduto naturalmente perché è cresciuta la condizione e la conoscenza di Thuram, perché è tornato Koop, perché se c’è più gioco nella metà campo avversaria è più facile tenere in campo Yildiz e Yildiz è un giocatore che comunque fa cose importanti. È un giocatore che ha talento e ha pensiero, pensa cose difficili e quindi fa giocate importanti. Quindi è una Juventus in crescita. Lucida e in crescita».
Secondo lei la squadra di Thiago Motta può già inserirsi nella corsa Scudetto? Qual è la sua favorita?«La Juventus di Thiago Motta è nella corsa Scudetto. Non è la favorita, ma è nella corsa Scudetto. È una squadra che ha margini di miglioramento, che ancora deve far vedere qualche giocatore importante come Nico Gonzalez, come Douglas Luiz, ma anche Koopmeiners. La favorita è l’Inter. L’Inter è la squadra che sa arrivare a un rendimento migliore, che ha più possibilità in campo. L’abbiamo visto anche un po’ negli scontri diretti, a parte il derby, ma con l’Atalanta, con il Napoli, con la Juventus. Al di là del risultato ci sono stati dei momenti in cui l’Inter era più forte. Inzaghi ha il tarlo delle rotazioni in attacco, il rendimento di Taremi è un problema che alla lunga può pesare, però resta la squadra che sa esprimere di più in campo. Non solo più forte come giocatori, ma proprio anche come lavoro fatto nel tempo. Sono tanti anni che giocano bene, che giocano insieme. Secondo me Simone Inzaghi ha fatto un lavoro straordinario. Non ha niente del profeta Inzaghi: nella postura, nel linguaggio, però secondo me è molto bravo».
Come giudica i primi mesi di Thiago Motta? Le chiedo un pregio ed un difetto della sua nuova Juve.«Invece Thiago Motta ha tutto del profeta. Secondo me ha proprio la postura, ha il fisico, ha il linguaggio. Io lo trovo un predestinato. Lo trovo talentuoso, lo trovo credibile. La credibilità l’ha acquistata piano piano, ovviamente anche grazie ai risultati, facendo esperienza da allenatore. Per certi versi lo trovo un allenatore anche geniale. Mi piace, mi piace che sia in questo progetto di crescita. La Juventus ha dovuto ricominciare e Thiago Motta è la persona giusta. Lui ha delle idee, anche maneggiando, cambiando ruoli, e fa esprimere molto bene i giocatori. Piano piano trova qualcosa per metterli tutti a proprio agio. Il suo maggior pregio è l’inclusività. Lui ha subito fatto delle scelte per far capire che l’unico setaccio che usa è l’impegno, la disponibilità in allenamento. Non importa se hai 18 anni, se hai tanta esperienza, se ne hai troppa, se non hai nessuna esperienza. Conta quello che dimostri durante la settimana. Un altro pregio è che lui libera molto bene il talento in campo. Più di tutti lo sta mostrando per esempio Cambiaso, un giocatore così con Motta si esalta. Legge lo spazio, sente lo spazio, ci va… si butta dentro per fare giocate importanti. Difetti? Non mi viene in mente un difetto di Thiago Motta. Non lo ha ancora mostrato… né pose, né arroganze, né asprezze. Ma c’è tempo: invecchiando i difetti vengono tutti fuori. Si ingigantiscono tutti con la vecchiaia, però lui è ancora giovane».
Si aspettava di più da Vlahovic? Soprattutto dal punto di vista del gioco.«Sì e no. Nel senso, io l’ho già detto un sacco di volte, Vlahovic è un tipo di giocatore che può ancora migliorare per carità, però non sarà mai il leader tecnico di una squadra, una fonte di gioco: non è Zirkzee, o Higuain. Per certi versi non è nemmeno Thuram, che fa gioco con i movimenti dappertutto. Secondo me non è nemmeno un leader emotivo, perché lui ci mette tantissima carica nella partita, un buon atteggiamento “individuale”, ma non sono convinto che la sua carica arrivi come positiva ai compagni o sappia diffondersi nei compagni. Incita, sprona, chiama: è un riflesso della sua voglia di esserci, di incidere, ma non sono per forza messaggi “di squadra”. Ma può e deve essere un grandissimo leader statistico, cioè fare tanti gol, in tanti modi. Lui lo valuti con quello. È un attaccante che deve arrivare sempre almeno a 20 gol in una grande squadra. Quindi sì, ha sicuramente dei margini di miglioramenti tecnici, però io non inchiodo i giocatori a quello che non sono. Io pretendo quello che sono e lui è un grandissimo realizzatore, sa fare gol in molti modi, anche da fermo, e quindi quello vedo in lui».
Conceicao, invece, può diventare un top player di livello mondiale?«Top player di livello mondiale non lo so. È un giocatore che ha un grandissimo spunto e quindi ti fa comodo sempre. Ti fa comodo all’inizio, ti fa comodo soprattutto a partita in corso, ti fa comodo anche contro una difesa fitta e chiusa. A me quello che fa impazzire di Conceicao è che qualsiasi cosa pensa di fare ci arriva comunque prima dell’avversario. Anche quando sembra prendere traiettorie strane, comunque la sua azione procede sempre in avanti, avvicina sempre la Juventus alla porta. Questa è una grandissima qualità. I top player in quel ruolo lì sono giocatori che fanno 15 gol e 15 assist l’anno. Non so se ce l’ha, però è un giocatore importantissimo. Per me il titolare su quella fascia è Nico Gonzalez, che ha più volume di gioco, però per ora ha fatto poco. Per ora la delusione è lui che è ricaduto in uno dei suoi limiti, quello muscolare. Ecco, lui è un fattore di crescita della Juventus. È un giocatore che i tifosi della Juve ancora non hanno scoperto, ma Nico è un giocatore forte».
Lei crede ancora nell’esplosione di Douglas Luiz? I suoi numeri in Premier League parlano chiaro…«Beh, magari non esplode, però deve essere più utile. Ha l’esempio di Thuram, che è cresciuto di conoscenza e di rendimento. Nelle ultime settimane è sempre protagonista. All’inizio non era così, piano piano ha trovato una sua collocazione, ha conosciuto meglio il gioco, i compagni ed ora anche Douglas Luiz deve crescere. Anche se Thuram è più connotabile. Sai dove lo metti. A Douglas Luiz, nelle partite che ho visto, mancava un po’ di passo. Probabilmente non ha ancora trovato un ruolo e quindi questo disorientamento non lo fa stare in campo a suo agio. Piano piano, secondo me, si metterà a suo agio e anche lui farà cose importanti. Lui ha una collocazione meno definita in vari momenti della partita. Non c’è bisogno che esploda, però c’è bisogno che giochi, c’è bisogno che diventi un giocatore della Juventus, uno dei 15-16 che giocano. Se poi c’è qualcuno che sta meglio di lui sarà la prima riserva, ma il dodicesimo o il tredicesimo giocatore in una squadra come la Juventus che fa tutte le coppe deve comunque darti 30 partite da titolare all’anno. In questo momento non c’è…».
Kean è già un rimpianto per la Juve?«No, assolvo la Juventus. Kean aveva bisogno di una dimensione un passo sotto. Adesso la Fiorentina è un passo sopra in classifica, ma Firenze è un passo sotto. Kean è l’attaccante giusto in una squadra che aveva il tarlo dell’attaccante. Ne aveva visti troppi e tutti inefficaci in questi anni. Dal dopo Vlahovic la Fiorentina non aveva quel giocatore lì, quindi era anche il momento giusto per andare a Firenze. La dimensione della Fiorentina è quella perfetta per lui. Oltretutto la Fiorentina non ha un centravanti vero di riserva, quindi lui si è subito sentito sereno della sua centralità nella squadra. Titolare, protagonista e con possibilità di sbagliare. A Firenze sta mettendo finalmente tutto insieme ed è un giocatore che ha tante caratteristiche positive dell’attaccante: è forte fisicamente, sa difendere palla, sa appoggiarsi e girare intorno agli avversari, sa concludere a rete ed è in fiducia. Per l’attaccante la fiducia è fondamentale. Non può rimpiangerlo la Juve. La Juventus ci ha provato, ci ha provato in tanti modi. Stava andando in scadenza. A giugno tutti a dire mamma mia che affare, in scadenza sono riusciti comunque a vendere a più di 10 milioni un giocatore che non segna. L’affare sembrava averlo fatto la Juve, magari lo ha fatto la Fiorentina, però la Juve non ha niente da rimpiangere».
Da Kean alla Nazionale. Immagina la nuova Italia di Spalletti già competitiva per il prossimo Mondiale?«L’Italia di Spalletti deve andare al Mondiale, dobbiamo superare un lutto nazionale. Poi al Mondiale l’Italia, dal momento che c’è, competitiva lo è quasi sempre. Il problema è che l’Italia non c’è al Mondiale da tanto tempo. L’Italia dalla vittoria del 2006 ad oggi al Mondiale ha vinto solo una partita con l’Inghilterra. Ha pareggiato con la Nuova Zelanda, ha pareggiato col Paraguay. Ha perso con la Slovacchia, con Costa Rica e Uruguay. E due non li ha giocati. Il rapporto negli ultimi vent’anni tra l’Italia e il Mondiale è tragico, è un lutto nazionale. Quindi intanto ci vada, però poi sono convinto che se ci torna saprà fare la sua figura».
Si ringrazia Marco Bucciantini per la disponibilità e la gentilezza mostrate in questa intervista.
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