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·12 décembre 2025
Campedelli: “Il mio Chievo cancellato in sette giorni. Drogba e Cavani erano nostri”

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Luca Campedelli, ex presidente del Chievo Verona, torna a raccontare la sua storia con il club gialloblù in un’intervista intensa e personale. Dal successo alla tragedia, il percorso del Chievo sembra ormai inciso nella memoria del calcio italiano
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“Sarò un folle, ma io sogno ancora di riportare in vita il ‘mio’ Chievo. Per me è una malattia. Del calcio mi sono innamorato a tre anni e questo sport mi ha permesso di passare più tempo con mio padre e apprezzarne l’umanità”, racconta Campedelli.
Un delitto perfetto: la fine del Chievo
Secondo l’ex patron, la scomparsa del club non è stata casuale: “Il Chievo è stato cancellato in sette giorni, quando nel settembre 2020 è stato emanato un dispositivo che bloccava tutte le rateizzazioni. Senza il Covid, saremmo stati ancora in vita. Nessuno ci ha aiutati, mi sentivo inutile. Ho anche tentato il suicidio a novembre 2021”.
Campedelli chiarisce le cause della crisi: “Non avevamo problemi economici, gli stipendi erano regolarmente pagati. Il problema è stato un insieme di inadempienze istituzionali e normative. Se avessi avuto più tempo, avrei trovato una strada, ma nessuno mi ha ascoltato”.
Errori, rimpianti e riflessioni personali
Riguardo agli errori commessi, Campedelli ammette: “Il più grande è stato non mettere in sicurezza il club prima della sospensione dalla presidenza per il processo di Forlì sulle plusvalenze. Sarei dovuto andare all’ufficio imposte e pagare l’intera cartella esattoriale”.
Dopo il fallimento, Campedelli si è dedicato ad altre attività sportive e sociali: “Ho seguito ragazzi disabili nello sport e mi sono dedicato alla scherma. Il calcio professionistico per me era diventato pesante e inquinato dalla tecnologia”.
Momenti indimenticabili e grandi rifiuti
Il ricordo delle sfide rimane vivido: “Milan-Chievo 3-2 è la partita che porto nel cuore. Abbiamo giocato benissimo, ma abbiamo perso. Ancora non so spiegarmi perché”.
Campedelli rivela anche grandi nomi sfumati per il Chievo: “Nel 2002 Drogba era già nostro, l’unico ostacolo era la cessione di Eriberto e Manfredini. Nel 2006 Cavani si allenò con noi, ma secondo Sartori e alcuni dirigenti non valeva la spesa di 500.000 euro. Giovanni Sartori resta un dirigente top, ma non ha mai fatto del bene concreto al Chievo quando ce n’era bisogno”.
Il futuro e il nuovo Chievo
Riguardo al nuovo Chievo di Sergio Pellissier, Campedelli mantiene prudenza: “Un caffè con Sergio lo prenderei volentieri. Se mi offrisse un ruolo, ci penserei. Ma il Chievo di oggi non è il mio Chievo: non sono solo maglie e marchio, ma persone, passione e storia. Non abbiamo vinto trofei importanti, ma le Coppe Scirea e le Coppe Fair Play per me valgono tantissimo. Le ho ricomprate all’asta perché non potevano andare perdute”.









































