Calcio e Finanza
·11 septembre 2025
Cellino: «Brescia retrocesso perché la Samp aveva 200 milioni di debiti»

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·11 septembre 2025
Dopo le vicende sportive ed extra sportive che lo hanno visto protagonista, con la retrocessione del Brescia in Serie C dopo la penalizzazione dei crediti fiscali inesistenti e la mancata iscrizione del club al campionato, Massimo Cellino è tornato a parlare. Lo ha fatto rilasciando un’intervista all’Unione Sarda.
«Mi manca il Cagliari perché ha rappresentato la giovinezza, gli anni più belli e duri della mia vita ma solo bei ricordi. Ora non c’è più il calcio che conosciamo, per il quale siamo andati a vedere le nostre squadre agli stadi. Il sistema è scoppiato e chi gestisce la Federazione ha devastato il calcio. E chi li ostacola viene sopraffatto e distrutto. A me piace giocare nei tavoli dove non si bara», ha esordito.
Poi, uno dei suoi primi affondi: «Ho costruito una cappella nel centro sportivo del Brescia – ha detto – ma diciamo che l’ho pagata cara. Mi hanno spiegato che il maligno si accanisce con chi fa qualcosa di importante per la Chiesa. Io l’ho costruita perché avevo fatto un voto all’Immacolata, in caso di promozione in Serie A. E se vado a Brescia, la prima cosa che faccio è andare a pregare in quella cappella. Anche se il maligno si è accanito in una città dove la bestemmia è troppo diffusa, una cosa che non ho mai tollerato».
Rovistando nel passato, Cellino ricorda l’esperienza con il Cagliari: «Lo comprai ma non sapevo nulla di calcio, lo vendetti a Tommaso Giulini perché è stato l’unico concreto, anche se proponeva un prezzo molto più basso di altri. Mi ha conquistato con una bottiglia di whisky a Leeds, un Blue Label. Allegri? Ancora uno dei migliori al mondo, ma il suo limite è che è molto provinciale e non ha mai voluto imparare l’inglese e non si è mai voluto confrontare: ha una marcia in più, però ha scelto sempre la strada più facile».
Sul Brescia, Cellino sostiene che «non era amore, prenderlo è stato il mio errore più grande. Io l’ho preso nel 2017 perché sono stato allettato all’inizio. Ero convinto ci fosse una società molto più organizzata: arrivato dall’Inghilterra, pensavo che in Italia avrei speso un giorno al mese rispetto al Leeds. Invece mi sono reso conto che c’erano molti più debiti di quelli che mi avevano dichiarato: c’erano 12 milioni di debiti Iva e me li hanno chiesti il giorno dopo che sono arrivato. Sono riuscito a salire in Serie A, poi è arrivato il Covid: c’è stata tanta cattiveria, tanta malvagità, non riesco a capirlo. Il posto è malvagio. C’è il maligno là dentro e il compleanno del Brescia è il 17 luglio: se l’avessi saputo, non l’avrei mai comprato».
In chiusura, un pensiero sulla stretta attualità: «Io vittima per quello che è successo? Non mi sento tale, io sono vittima di una serie di circostanze negative con una Sampdoria che non deve retrocedere perché ha 200 milioni di debiti e garanzie con delle banche e con la Federazione che l’ha iscritta impropriamente l’anno precedente. La mia è disgrazia, è stata la coda del diavolo. Un commercialista bresciano mi aveva venduto i titoli con la quietanza dell’Ufficio delle Entrate, con la supervisione federale della Covisoc: un giorno prima dell’iscrizione (erano due settimane, in realtà, ndr) mi dicono che è tutto falso e che devo tirare fuori 8 milioni in 24 ore per iscrivermi in Serie C. Non ce li avevo: se l’avessi saputo li avrei procurati, ma è quello che volevano loro. E se avessi avuto tre punti in più non sarei comunque retrocesso anche con la penalizzazione».