Criscito si racconta: «Gasperini un secondo papà. Alla Juve mi sentii emarginato. Il calcioscommesse? Quella volta con la polizia a Coverciano…» | OneFootball

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Calcionews24

·7 août 2025

Criscito si racconta: «Gasperini un secondo papà. Alla Juve mi sentii emarginato. Il calcioscommesse? Quella volta con la polizia a Coverciano…»

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Criscito: «Alla Juve mi sentii emarginato. Il calcioscommesse? Quella volta con la polizia a Coverciano…» L’ex capitano del Genoa si racconta

Un viaggio in treno, di notte, da Napoli a Genova. Un ragazzino di quindici anni con un borsone pieno di sogni e la paura di un mondo nuovo. Inizia così la favola di Domenico “Mimmo” Criscito, una storia di cadute e rinascite, di addii dolorosi e ritorni trionfali, sempre con il Genoa nel cuore. Ex difensore, capitano e oggi allenatore dell’Under 17 rossoblù, Criscito è un simbolo del Grifone, ma la sua carriera è un romanzo che ha toccato piazze importanti come la Juventus e lo Zenit di San Pietroburgo, e ha vissuto il dramma di un’accusa infamante, quella del calcioscommesse, che gli ha tolto un Europeo ma non la dignità. Oggi, a 38 anni, si racconta a La Gazzetta dello Sport, un dialogo a cuore aperto in cui ripercorre le tappe di una vita spesa per il pallone, con un unico, grande maestro: Gian Piero Gasperini, il “secondo papà” che lo ha fatto rinascere.

LE ORIGINI E L’IDOLO MALDINI – «Sono cresciuto a Volla, nell’area metropolitana di Napoli. Papà Alfredo operaio in una fabbrica di plastiche, mia mamma Maria casalinga. Da ragazzino il mio idolo era Maldini: lo guardavo e pensavo che quell’eleganza, quella posa, quella personalità, ecco, avrei voluto averle io. Quando l’ho incontrato da avversario lo guardavo incantato».


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IL RAPPORTO CON GLI ALLENATORI E GASPERINI – «Non sono così falso da dire che con tutti ho legato, ma a tutti devo qualcosa. Torrente mi fece esordire in B a dicianni, Ranieri mi lanciò in A, Lippi mi ha regalato la mia prima maglia azzurra, con Spalletti ho condiviso la favolosa esperienza a San Pietroburgo, ma più di tutti, è Gasperini che mi ha formato. È stato un secondo papà, mi ha dato fiducia quando tutti mi guardavano storto e non credevano in me».

LA RINASCITA DOPO LA JUVENTUS – «Sono alla Juventus, sbaglio un paio di partite, sì, anche quella del famoso gol di Totti, che mi manda fuori giri con una finta e segna. È vero, ero un pivello, ma mi sono sentito emarginato. La cosa che mi feriva di più erano le bugie sul mio conto. Quando tornai al Genoa Gasperini mi ridiede un equilibrio, mi cambiò ruolo, mi fece diventare il calciatore che poi sono diventato».

NESSUN RIMPIANTO PER LA JUVE – «No, è andata così. Ero giovane, si può sbagliare qualche partita a quell’età. Ma la Juve non ti aspetta, devi essere subito pronto».

IL DEBUTTO IN NAZIONALE CON PIRLO – «A Basilea, contro la Svizzera, a 22 anni. Nel tunnel ero tesissimo, mi si avvicina Pirlo e mi fa: allora Mimmo, quando vedi che mi arriva il pallone, tu comincia a correre, corri, corri, tanto, stai tranquillo, guardami, ti metto il pallone a cinque centimetri dal piede. L’aveva detto per allentare la tensione, c’era riuscito».

IL MOMENTO PIÙ CUPO: IL CALCIOSCOMMESSE – «Ero a Coverciano, erano le sei di mattina, arrivò la polizia, in stanza stavo con Ranocchia, non capivo cosa stava succedendo. Pensai che fosse successo qualcosa di brutto a mio figlio, aveva sei mesi. Nello stesso momento gli agenti entravano a casa mia, c’era mia moglie Pamela, aveva ventuno anni. In quei giorni mi crollò il mondo addosso. Lei mi è stata accanto, sono diciotto anni che stiamo insieme».

L’ASSOLUZIONE E IL RIMPIANTO – «Però è stata una storia lunga, che mi ha tolto l’Europeo del 2012 e mi ha tolto la serenità».

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