Djorkaef rivela: «Calcio, moda e New York hanno plasmato la mia vita. A Milano ero milanese» | OneFootball

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Inter News 24

·8 octobre 2025

Djorkaef rivela: «Calcio, moda e New York hanno plasmato la mia vita. A Milano ero milanese»

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Djorkaef rivela alcuni retroscena sul suo passato da calciatore, periodo della vita in cui ha vestito anche la maglia dell’Inter

Youri Djorkaeff, ex centrocampista francese dell’Inter, ha rilasciato un’intervista contenuta nel libro Les Vêtements de Football – The Golden Age of Football Jerseys, anticipata da NSSSports.com. Il campione ha parlato della sua esperienza negli Stati Uniti, del rapporto tra calcio e fashion, e di come le città in cui ha vissuto abbiano modellato la sua identità personale e professionale.

NEW YORK E LA MODA«Quando sono arrivato a New York nel 2005, ho scoperto qualcosa che oggi sembra banale: i ragazzi indossavano solo sneakers e jeans. Ho visto quello stesso senso di coolness nelle maglie dei New York MetroStars. Quando avevo 12 anni avevo due sogni: vincere la Coppa del Mondo e vivere a New York. Ecco perché mi sono trasferito nella MLS. Andare a New York mi ha anche aiutato a stemperare la malinconia che arriva quando un calciatore termina la carriera. Mi ha aiutato a distrarmi, naturalmente, perché NYC è la città dove è più facile trovare motivazione. Il mio lusso supremo era fare un picnic a Central Park. Vivere a New York ha cambiato la mia vita in molti modi: ha modificato la mia percezione della moda e della cultura in generale. Ho fatto molte amicizie e sono sempre stato aperto a nuove esperienze e stimoli. Conosco ogni angolo di Manhattan; camminavo ogni giorno scoprendo posti nuovi. NYC era divertente, ma ora sono di nuovo parigino».


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Cittadino del mondo e pioniere del calcio glamour

IDENTITÀ E VILLE«A Parigi mi sento parigino, a Monte-Carlo mi sono sentito monegasco, a Milano milanese, a New York newyorkese e così via. Nella mia vita ho sempre dato importanza all’essere cittadino delle città, non solo di una città».

CALCIO E GLAMOUR«Facevamo parte della prima generazione di calciatori pronti a comparire sui cartelloni pubblicitari, i primi a essere glamourizzati e a partecipare a campagne di moda. Avevo firmato un contratto con Lotto; il marchio ha visto il potenziale perché il contratto arrivò esattamente nel 1998, l’anno in cui vincemmo la Coppa del Mondo, che si svolse in Francia. Ma la cosa più incredibile è che eravamo superstar sia dentro che fuori dal campo; lasciate che vi spieghi. Lo eravamo nel gestire tutte le pressioni e le ansie provenienti dall’esterno, che coinvolgevano anche momenti fuori dal campo. È qualcosa che non si può spiegare; eravamo davvero la prima generazione di atleti a guidare supercar per andare al centro di allenamento; eravamo la prima generazione di atleti a frequentare supermodelle».

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