Calcio e Finanza
·24 décembre 2025
Gli scivoloni della Serie A tra il flop Supercoppa e il caos Milan-Como

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·24 décembre 2025

Un flop che dall’Arabia Saudita arriva fino all’Australia. Negli ultimi giorni, infatti, la Lega Serie A ha incassato un paio di “sconfitte” a livello di immagine non di poco conto, partendo dalla Supercoppa a Riyadh e arrivando fino all’idea di giocare Milan-Como a Perth. Con riflessi, tra l’altro, anche sui prossimi mesi di campionato.
Certo, nella scelta di andare in Arabia Saudita non si può non considerare la questione economica. E sotto questo aspetto (che forse è quello che interessa di più a club e Lega Serie A), sicuramente è stata una spedizione positiva per il Napoli che ha conquistato un trofeo e incassato almeno 9,5 milioni, per il Bologna che nonostante il ko in finale ne incassa 6,7, e in misura minore per Inter e Milan che per una sola gara hanno portato a casa 2,4 milioni. Infine non va dimenticato che agli altri 16 club di Serie A spetta un assegno da 125mila euro ciascuno (considerando i 2 milioni dei 23 complessivi che vengono suddivisi tra le società non partecipanti al torneo), cosa che male non fa.
Per il resto, e forse mai come stavolta è il tema principale, le difficoltà sono emerse tutte in un colpo. Dopo la scorpacciata di pubblico e ascolti dell’anno scorso, complice la presenza in contemporanea di Juventus, Inter e Milan oltre all’Atalanta, è difficile non definire un flop l’edizione 2025 della Supercoppa italiana. Lo dicono i numeri allo stadio e in tv, questi ultimi sicuramente influenzati dalla decisione di Mediaset di non rinunciare al pieno di ascolti garantito da La Ruota della Fortuna su Canale 5 e di declassare la Supecoppa su Italia 1 (e questo già la dice lunga). Ovviamente poi sui numeri di ascolto ha influito anche l’assenza della Juventus, la squadra con più tifosi in Italia. Però era un’assenza, quella dei bianconeri, di cui si sapeva già da febbraio quando i bianconeri, l’anno scorso mai in corsa per i primissimi posti in campionato, erano usciti in Coppa Italia per mano dell’Empoli ai quarti.
E proprio qui sta il punto: se le regole della buona managerialità impongono di gestire gli eventi prevedibili, perché non si era pensato che si andava incontro a un flop?
Non era meglio pensare a una bella serata, come era la Supercoppa in origine, al Maradona di Napoli tra i campioni d’Italia e i vincitori della Coppa Italia?
L’orario delle partite in contemporanea prima con i telegiornali e poi con il ricchissimo access prime time di Rai e Mediaset (un tema che dovrebbe far riflettere anche per quanto riguarda l’idea di far disputare le gare di campionato in notturna alle 20) ha infatti avuto senza dubbio in peso, così come, è inutile nascondersi, il minor appeal delle sfide rispetto a un anno fa: il risultato è stato un calo pesante degli ascolti, scesi del 40% in termini di spettatori e del 28% in termini di share, mentre la finale è stata la meno vista quantomeno degli ultimi 15 anni.
Allo stadio in Arabia Saudita, poi, la situazione non è stata molto diversa: la presenza del Milan (che già prima dell’arrivo di Modric ha attirato sempre un grande interesse in Arabia) ha “salvato” i dati della prima semifinale, mentre le altre due sfide hanno fatto registrare un terzo di stadio vuoto. Il paragone con la scorsa stagione, rispetto agli ascolti tv, vede un calo meno netto ma comunque considerevole (-10%) e aiuta poco il fatto che i numeri siano superiori all’edizione 2023, quando il dato inferiore era stato influenzato da un clamoroso Napoli-Fiorentina che portò allo stadio solo 9.762 spettatori su una capienza di 25mila spettatori.
Il tutto senza dimenticare anche la figuraccia che è derivata dagli insulti del tecnico del Milan Massimiliano Allegri nei confronti del team manager del Napoli Gabriele Oriali in occasione della semifinale tra partenopei e rossoneri. Una scena tutt’altro che edificante, come sottolineato anche dal presidente della FIGC Gabriele Gravina: «L’aggressione verbale di Allegri a Oriali? Qui è un fatto culturale. Dobbiamo riacquistare il senso dell’educazione. Ultimamente si è convinti che più si urla e più si condiziona la scelta o la decisione dell’arbitro o degli addetti ai lavori, ma invece è solo una sconfitta per l’immagine del calcio italiano».
E, a proposito di figuracce, è difficile definire in maniera diversa il balletto delle ultime settimane sull’idea di far giocare Milan-Como in Australia. Un piano (spinto inizialmente con grande forza dal club rossonero) per cui la Serie A era disposta a concedere molto, addirittura giocare senza arbitri italiani e senza la denominazione ufficiale della Serie A. Rischiando di falsare ulteriormente una partita che già solo l’idea di giocare dall’altra parte del mondo portava a grossi punti interrogativi per l’andamento del campionato.
La ciliegina è stata probabilmente la fuga in avanti del presidente di Lega Ezio Simonelli, che solo giovedì scorso (stupendo diversi dirigenti) si era spinto ad ufficializzare la decisione di giocare in Australia, salvo dover tornare sui propri passi alla luce delle richieste ritenute esagerate da parte della federcalcio asiatica. E alla base, va sottolineato, c’era un tema di necessità: perché è vero, Milan-Como non può essere giocata a San Siro nella data prefissata, complice la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi invernali. Ma esistono modi alternativi per disputare la gara regolarmente o quasi, senza dover andare dall’altra parte del mondo.
Non a caso il ministro per lo sport Andrea Abodi non è andato molto per il sottile: «Si è buttato il cuore oltre l’ostacolo con una certa leggerezza perché prima di parlarne per 3 mesi bisognava partire dal soggetto finale che avrebbe dovuto porre condizioni. Recuperiamo questa partita che era lontana, riaccogliamo anche Milan-Como e vediamo dove e quando si giocherà questa partita».
L’ipotesi non poteva essere, va detto allo stesso modo, l’opzione di invertire il campo tra andata e ritorno: le sfide che le quattro protagoniste in Supercoppa hanno rinviato in campionato, infatti, si giocheranno tra il 14 e il 15 gennaio e l’Inter giocherà in casa il 14 contro il Lecce, rendendo quasi impossibile giocare a San Siro il giorno dopo Milan-Como (seppur non sarebbe stata la prima volta in cui si giocano due gare in giorni consecutivi al Meazza). E su questo tema si incastra anche l’ultima pecca di tutta l’organizzazione della Supercoppa: ovverosia il rischio di alterare pure la lotta salvezza con un infrasettimanale a cui le piccole non sono abituate.
Parma, Lecce e Verona, infatti, giocheranno tre partite in una settimana: situazione che le big sanno come gestire, considerando quanto avviene nelle coppe. E quindi dando di fatto uno svantaggio a questi tre club rispetto alle avversarie dirette nella lotta per restare in Serie A. La soluzione più facile, in fondo, l’aveva già indicata la Liga spagnola: le quattro squadre protagoniste in Supercoppa giocheranno, da calendario, tra di loro nel turno rinviato appunto per il torneo, senza falsare il campionato per le altre. Soluzione che, tutto sommato, non appare così difficile da introdurre anche qui da noi.









































