Italia, come ci siamo ridotti! Sperare che Scaloni si dimentichi di Soulé è una mancanza di rispetto ai talenti nostrani. Il procuratore mette pressione, Gattuso resta in attesa. L’analisi completa | OneFootball

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·9 octobre 2025

Italia, come ci siamo ridotti! Sperare che Scaloni si dimentichi di Soulé è una mancanza di rispetto ai talenti nostrani. Il procuratore mette pressione, Gattuso resta in attesa. L’analisi completa

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Italia, l’opzione di convocare l’ex bianconero Soulé in Nazionale non è ancora tramontata: il procuratore Guastadisegno strizza l’occhio, la storia degli oriundi si può ripetere e i precedenti lasciano ben sperare

Partiamo dal principio per poi ricollegarci al presente: era di Spalletti in Nazionale, l’allora selezionatore dell’Italia è alla ricerca di talento da aggiungere ad un gruppo esperto e spunta il nome di Matias Soulé, all’epoca dei fatti reduce da un’annata strabiliante a Frosinone. Uno dei talenti fuoriusciti dal settore giovanile Juve, con l’Argentina nel sangue contattato dalla Federazione italiana per sondare la sua disponibilità a vestire l’azzurro in vista dell’Europeo. Risposta secca da parte del ragazzo: “No, Grazie. Attendo l’Albiceleste“. Una gentile chiusura che racchiude il sogno del giocatore di vestire la maglia dell’Argentina, paese dove è nato e cresciuto.

Ottobre 2025, il procuratore di Matias Soulé, Martin Guastadisegno, riaccende le speranze della Federazione in un’intervista rilasciata a LaRoma 24.it . Le sue parole sono dirette a Scaloni e alla Selecciòn :”Se l’Argentina non lo farà, l’Italia potrebbe convocarlo. Una provocazione senza mezzi termini che sa di affronto verso il selezionatore argentino, che finora sta convocando Soulé, oggi riferimento della Roma, ma non lo ha mai fatto esordire. Ora il regolamento prevede che un calciatore sotto i 21 anni, con meno di 3 presenze in una Nazionale, amichevoli comprese, possa scegliere di cambiare colori da rappresentare in caso di un’altra chiamata. La questione sta facendo ovviamente scalpore e riaccende un dibattito storico nel nostro paese: gli oriundi.


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La situazione di Soulé, passaporto valido e origini italiane: l’ennesimo caso di un oriundo potrebbe concretizzarsi davvero? Ad oggi in Italia non abbiamo validi sostituti all’ex bianconero?

I tempi per la selezione italiana non sono certo i migliori, il talento con la T maiuscola fatica ad emergere o quantomeno si perde nello step finale: quello di far la differenza in Nazionale. Ad oggi l’unica stella dell’Italia, degna dei tempi migliori, è Gianluigi Donnarumma. Per il resto abbiamo un mix di ottimi calciatori (il blocco Inter) e Sandro Tonali a ruota. Siamo in un’epoca senza dubbio carente e i problemi da valutare son diversi, attualmente non abbiamo giovani promesse in grado di animare i tifosi al contrario delle principali nazionali europee come Spagna o Portogallo e Francia, mettiamo da parte le inarrivabili Argentina e Brasile.

Da qui nasce questa moda dell’esterofilia, il pensiero che fuori siano più bravi e promettenti di noi. Tale problematica si nota con evidenza nei settori giovanili in Italia, laddove il numero degli stranieri è sempre più in aumento fin dalle tenere età. Tattica soffocante e poca libertà nella tecnica, un sistema che non sta fruttando grandi risultati negli ultimi 20 anni. Appena si apre una possibilità quindi ecco il richiamo prepotente degli gli oriundi. E qui si torna a Soulé. La storia dell’Italia parla chiaro, già le primissime nazionali hanno usufruito di oriundi, Altafini e colleghi successivi. In epoca più recente i vari Camoranesi e Jorginho hanno rappresentato con onore la nostra maglia e portato grandi successi.

Oriundi sì oriundi no? Questo è il dilemma. Da evitare flop più mediatici che sportivi

Ora, è possibile che un paese come l’Italia di 60 milioni di abitanti, con una cultura centenaria calcistica e che vive e mastica calcio da sempre, abbia puntualmente il bisogno di andare a pescare talento altrove? Con ogni forma di rispetto per Soulé, che dopo una stagione di adattamento a Roma, ad oggi è fra i migliori del campionato di Serie A, una Nazionale come la nostra dovrebbe disporre di ben altri profili pronti a dar battaglia in campo internazionale.

La situazione corrente riporta che Soulé dispone del doppio passaporto, viste le origini italiane per via materna. Potenzialmente il ragazzo è convocabile, l’Argentina non l’ha ancora tenuto in considerazione vista l’abbondanza da cui può attingere (obiettivo che dovremmo porci) e l’agente ha cercato di muovere le acque, con un intervento che sa di dentro o fuori. Soulé ha chiaramente espresso la sua preferenza, ma qualora non dovesse decollare il suo feeling con la Seleccion ecco che l’Italia sarebbe pronta ad accogliere il giocatore, con buona pace di Politano e Orsolini, sempre e comunque in discussione (quest’ultimo maggiormente).

Ahanor, Camarda e Pio Esposito: il ruolo dei media incendia i pochi nomi che sembrano suscitare qualche speranza per il futuro

Tre nomi, tre situazioni differenti. Il rischio è quello di caricare di troppa pressione i ragazzi sopracitati, bruciandone il potenziale. Con ordine partiamo dal più grande dei 3: Pio Esposito. Una grande stagione in B a La Spezia, tenuto per volontà di Chivu nella rosa dell’Inter. Un gol in Serie A, i titoli dei maggiori quotidiani gli vestono la maglia del bomber azzurro dei prossimi 15 anni. Il procuratore interviene, spegne gli entusiasmi confermando che al giocatore non fa assolutamente bene tutta questa mediaticità. Passiamo a Camarda, classe 2008, solchi nel settore giovanile del Milan, ora al Lecce dopo la gestione rivedibile dei rossoneri la scorsa stagione.

Chiudiamo col caso più recente, Ahanor dell’Atalanta. Prelevato per circa 20 milioni dal Genoa, fucina di talenti da tempi non sospetti, si ritrova per una marea di infortuni a giocare titolare in un ruolo nemmeno a lui così congeniale: il braccetto. Le apparizioni hanno acceso su di lui i riflettori, peccato che il calciatore abbia genitori nigeriani e nonostante sia nato ad Aversa (Caserta) non possiede ancora la cittadinanza italiana.

Nell’attesa che gli iter burocratici facciano il loro corso, che i media abbassino la guardia, Soulé e Argentina sono al bivio: sarà l’ennesimo caso di un oriundo in Italia o una mossa da parte dell’agente per scuotere Scaloni? La risposta non è dato saperla, la certezza è che l’operato della federazione e delle prime squadre non sta dando materiale alla Nazionale. E l’aspetto ancor più fastidioso è che a livello di selezioni giovanili ci piazziamo puntualmente in Top 4, sempre se non vinciamo la finale: i dati parlano. I problemi iniziano dall’Under 21 in su, il rischio è di rimanere altro tempo fuori da competizioni che ci hanno visto fare la storia, creando un distaccamento generazionale preoccupante. La Juve è una delle poche, che col progetto seconde squadre, ha iniziato un cambiamento in un sistema italiano sempre più discutibile.

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