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·19 juin 2025
Italia, Gennaro Gattuso si presenta: “C’è poco da dire e tanto da lavorare”

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·19 juin 2025
È arrivato il giorno della presentazione di Gattuso come nuovo ct dell’Italia: ecco le sue parole.
Sta per cominciare ufficialmente l’avventura di Gennaro Gattuso come commissario tecnico dell’Italia. L’ex tecnico di Napoli e Milan è stato intervistato in conferenza stampa dai giornalisti, cominciando così la sua nuova avventura in Nazionale. Finita dunque l’avventura di Luciano Spalletti, con Gattuso che avrà il compito di staccare il pass per il Mondiale 2026.
Prima di lasciare la parola a Gattuso, Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ha presentato il nuovo tecnico della Nazionale Italiana. Ecco le sue parole, riportate da TuttoMercatoWeb e Gazzetta.it:
“Grazie per la vostra partecipazione, la vostra presenza è molto importante per noi. Gennaro Gattuso è il nuovo commissario tecnico della Nazionale perché ha le qualità, la determinazione ma soprattutto il desiderio di realizzare qualcosa di grande per l’azzurro e per il nostro paese. La Nazionale ha bisogno di lui, lui ha risposto senza alcuna esitazione alla chiamata in azzurro e alla convocazione da parte della Nazionale. Ha risposto con lo stesso entusiasmo col quale rispondeva quando era calciatore. Non farei però l’errore di ridurre questa sua disponibilità a un semplice entusiasmo perché c’è veramente tanto altro. Innanzitutto un grande spirito di sacrificio, grande professionalità, preparazione e qualcosa di straordinario che mi ha colpito dal primo momento e da quando abbiamo iniziato a parlare. Ha voluto anteporre il noi all’io, ha voluto mandare messaggi chiari, con un entusiasmo straripante. E mi ha detto subito “Pres, nessuno vince da solo”.
“La sua scelta è stata condivisa e per questa ringrazio anche Buffon, il suo ruolo è stato determinante per definire il progetto che ora presenteremo. È stata una scelta condivisa per l’uomo e per il tecnico perché siamo convinti delle sue qualità di allenatore. Conosce molto bene il calcio italiano, la mentalità dei calciatori e la pressione mediatica. È stata una scelta convinta, non solo di cuore”.
“Abbiamo pensato anche di avviare il progetto Prandelli che sarà supportato da due ex campioni del Mondo come Perrotta e Zambrotta. Caleranno l’idea di sviluppare nel nostro calcio le abilità tecniche dei nostri calciatori. Supporto tecnico a tutto il Club Italia. Questo rappresenterà un ulteriore progetto che viaggerà in maniera autonoma ma parallela a quello del commissario tecnico. In questa visione unica collaborerà con Rino anche Leonardo Bonucci insieme a Andrea Barzagli. Ci siamo rivolti a coloro che di fatto hanno una loro identità ma conoscono anche la maglia azzurra”.
“Il rapporto con Spalletti è stato splendido. Ma c’era l’esigenza di dare in tempi brevi una risposta concreta, capendo le criticità e insieme a Rino abbiamo avuto modo di confrontarci e la sintonia è stata perfetta nel tracciare un percorso che speriamo dia una svolta alle esigenze di risultati ovvero di portare l’Italia ai Mondiali”.
Parola adesso a Gattuso, che si presenta come nuovo ct dell’Italia.
“Grazie presidente per le belle parole e la fiducia. È un sogno che si avvera e spero di essere all’altezza. So che non è facile ma nella vita di facile non c’è nulla. Sappiamo che c’è tanto da lavorare ma c’è anche la consapevolezza di dover fare un grande lavoro. C’è poco da dire e tanto da lavorare, da andare in giro, riuscire a tramettergli cose positive. Sento dire che da anni non abbiamo talento, penso che invece ci sia ma bisogna mettere i giocatori nelle migliori condizioni possibili affinché possano esprimerlo. Spero di fare un bel lavoro e l’obiettivo è riportare l’Italia al Mondiale perché per noi e per il nostro calcio è fondamentale”.
Cosa ha prevalso in te quando hai preso questa scelta? “La convinzione di avere a disposizione giocatori importanti, 4-5 giocatori di questo gruppo sono tra i primi dieci nei loro ruoli. Però ripeto: squadra, non singoli giocatori. Sono convinto che la squadra abbia dei valori e si possa raggiungere l’obiettivo. Quando Buffon e Gravina mi hanno chiamato non ho esitato un istante, credo abbiamo le doti per raggiungere l’obiettivo”.
Che identità bisogna ritrovare?
“Un dato ci deve far riflettere 68% di calciatori stranieri nel nostro campionato. E negli ultimi anni a livello di giovanili è stato fatto un enorme lavoro ma dopo l’Under19 i giocatori si perdono per strada. All’Hajduk giocavo con 2005, 2006, 2007. Penso che dobbiamo far crescere i nostri giovani. Poi sulla mentalità… Stare due volte fuori dal Mondiale, vi posso assicurare che non è semplice. Ecco perché dobbiamo ritrovare entusiasmo, senza paura perché con la paura non si va da nessuna parte”.
La Russa ha fatto un po’ di polemica… “Spero di fargli cambiare idea. Ma posso assicurarti che nel 2005 sono stato male dopo la finale, volevo lasciare il Milan. Su La Russa: spero di fargli cambiare idea e di raggiungere l’obiettivo”.
Che Gattuso vedremo? “La figura da calciatore è difficile da cancellare. Tutti pensano a un Gattuso tutto cuore e grinta, ma oggi un Gattuso nella mia squadra non lo metterei per come voglio giocare. Questa è la verità. Bisogna analizzare bene: con cuore e grinta non si sta undici-dodici anni ad allenare. Mi piace aggiornarmi, parlare di calcio. Negli ultimi anni il calcio è cambiato, ogni calciatore ha una testa e non tutti sono uguali. Oggi i calciatori sono più professionisti, ma fanno un po’ più fatica a fare gruppo”.
Puoi spiegarci questa squadra di collaboratori e dei tuoi risultati? “Ho Bonucci nel mio staff e poi altri cinque componenti che lavorano da anni con me. Prandelli, Zambrotta e Perrotta ci daranno una mano insieme a Viscidi. Io col Napoli ho perso una Champions con 77 punti, col Milan non ci sono andato per un punto. Con l’Hajduk dopo 19 anni ci siamo giocati il campionato con una squadra imbottita di giovani. Dipende poi come vengono scritte le cose: poi solo una squadra vince il campionato, solo una vince. Poi però bisogna vedere il lavoro e come ha lavorato, se ha fatto crescere i giovani e la squadra”.
Come cambia il tuo lavoro da CT? “La quotidianità sarà diversa. Spero di non stressare i colleghi della Serie A e chi lavora all’estero, l’obiettivo è vedere un paio di giorni di allenamento, parlare coi giocatori e vedere le partite. Sarà questa la vita, treni, aerei, vedere i giocatori e fare le scelte migliori…”
Cosa hai preso da Lippi? Vi siete sentiti per telefono? “Cosa ha detto non posso dirlo.. Mi ha detto sei CT, capite dove voglio arrivare… (ca*** tuoi, ndr). Io spero di fare ciò che ha fatto Marcello: non dico alzare la Coppa al cielo, ma creare quell’alchimia nello spogliatoio. Spero di ricreare quel senso di appartenenza, voglio vedere giocatori che arrivano a Coverciano col sorriso, che stanno bene. Devo riuscire a interagire coi giocatori in maniera corretta, i tempi sono cambiati e bisogna essere bravi a entrare nella loro testa, nel modo giusto. Non pensare che loro devono cambiare, siamo noi a dovergli andare incontro”.
Quale messaggio ti ha colpito di più in questi giorni? “Tanti messaggi. Sicuramente sentire i miei genitori emozionarsi per l’opportunità che mi ha dato la Federazione è stato un bel momento, di gioia. Poi tanti altri messaggi ma sentire papà e mamma emozionarsi ancora è stato bello”.
Il modulo influisce? “In questo momento il nostro campionato dice che abbiamo un 40% di squadre che giocano a 3 e un 60% a quattro dietro. Ma non è una questione di moduli, bisogna mettere i giocatori al posto giusto. In questo momento bisogna mettere in campo una squadra a cui piace stare nella metà campo avversaria, metterli in grado di creare e di fare male agli avversari. Poi se giocare a 3 o a 4… È come far male agli avversari che ci deve interessare”.
I rifiuti alla Nazionale? “I ‘no’ all’Italia? Bisogna vedere e capire il perché. Non credo che un giocatore rifiuti la Nazionale. La prima cosa che ho chiesto al presidente e a Buffon mi devono aiutare, come i club, a far stare bene i giocatori a Coverciano, abbiamo tutto, attrezzi e macchine per gestire i giocatori. Se vogliamo essere credibili e non creare scuse o altri precedenti: chi è convocato in Nazionale sta a Coverciano, come si faceva ai miei tempi, e se non riusciamo a far guarire un giocatore se ne va. Ma l’obiettivo è riuscire a stare più giorni possibili insieme. I dolorini ci sono sempre, se io avessi ascoltato il mio fisico avrei giocato 50 partite di meno”.
Che cosa dirai per primo ai calciatori? “Creare una famiglia, dirci le cose in faccia. In campo le difficoltà ci sono in qualsiasi momento ed è quando ti senti solo e non senti la voce del compagno di incoraggiamento è dura e 90 minuti diventano interminabili. Questo aspetto dobbiamo cambiare. Dire le cose che a volte qualcuno non vuole sentire. Solo così si può crescere”.
Hai già sentito dei calciatori? “In questi giorni ho chiamato 35 giocatori. Ci sono giocatori che in questo momento sono rimasti fuori ma possono dare una mano e poi bisogna far parlare il rettangolo verde e se uno fa bene le porte della Nazionale sono aperte. A Chiesa, per esempio, ho detto quello: di trovare continuità”.
Come si regge la pressione Mondiale? La pressione la porta questa maglia, che ci ha visti vincere 4 Mondiali. La partita con la Norvegia l’ho vista: loro andavano 3 volte più forte, tanti giocatori venivano da una sconfitta pesante in Champions. La squadra non ha avuto la forza della Norvegia”
La Calabria e le emozioni. “Non sono nessuno per dare lezioni. La Calabria è una regione magnifica, si parla sempre di cose negative. Speriamo questa volta di far parlare di cose più belle”. Sulle emozioni a livello personale: “Non ho avuto tempo sinceramente”
Su cosa sarai intransigente? “Se i giocatori non vanno a 100 all’ora, non c’è modo. Quando l’allenamento comincia si va. Quando si scende in campo bisogna essere seri e mettere il massimo impegno. Poi fuori dal campo non do tanta importanza, non faccio il sergente di ferro. Quando uno si allena e gioca deve andare a mille“.
Sull’eredità di Spalletti. “Lui è arrivato dopo di me a Napoli. L’ho sentito e per lui ho una stima incredibile, è un maestro che mastica calcio da tanti anni che ogni anno fa cose nuove. In questo momento devo vedere quello che vogliamo fare, cosa vogliamo. Il lavoro di Luciano e la sua professionalità sono incredibili, ha fatto un lavoro importante. Tanti cambiamenti non ci saranno, abbiamo poco tempo“.
Perché la scelta Gattuso? “Ho condiviso con Rino tante esperienze da giocatore e ho giocato contro le sue squadre. Quando lo sfidavo con la Juve avevo sempre difficoltà, dietro le sue squadre c’era razionalità e lavoro. Questo in campo lo percepisci subito e ogni volta che ho sfidato il suo Milan o il suo Napoli ho avuto delle difficoltà. Poi che Rino abbia questo tratto di combattivo, di determinato, nessuno glielo toglierà mai. Ma ha anche sentito l’esigenza di migliorare, di evolversi”.