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·14 novembre 2025

Mandas: "Mi piace molto la Serie A, in Grecia rispetto all'Italia..."

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In questa stagione non ha ancora esordito, dopo che nella scorsa annata Baroni gli aveva dato fiducia, Sarri ha puntato su Provedel che ha ben risposto sul campo chiudendo lo spazio disponibile al giovane portiere greco. Il suo futuro adesso è incerto con la Lazio che dovrà ponderare bene le sue prossime mosse.

Nel frattempo dal ritiro della Nazionale, Christos Mandas ha rilasciato una lunga intervista a Esquire Greece realizzata da Rafaella Ralli con le foto di Vasilis Mantas.

Le parole di Mandas a Esquire Greece

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Sto maturando, valuto meglio le cose e rifletto di più sulle mie azioni, in qualsiasi ambito. C'è un video in cui ero a scuola dove abbiamo parlato del tema 'cosa vuoi fare da grande'. Sono stato l'unico che ha risposto 'il calciatore'. Ci sono voluti molti sacrifici. Fino ai 20 anni non esisteva per me una vita al di fuori del calcio. Allora la scuola era difficile, perché cercavo di non essere uno studente che si limitava a presentarsi in classe e poi se ne andava. Non potevo nemmeno partecipare alle gite o altro, ma per fortuna i miei amici non mi hanno voltato le spalle. Ora riesco a gestire tutto meglio.

Prima facevo il centravanti?

Non credo che sarei andata molto bene in quel ruolo. Per qualche motivo sono diventato portiere, era destino. Per quanto mi piacesse, alcune cose devono accadere e succedono nel momento giusto, come nel mio caso. Naturalmente porto sempre a termine tutto e, quando vedo che non c'è altro da fare, mi calmo e dico che se deve succedere qualcosa, succederà. Da piccolo non avevo molta pazienza, ma col tempo ho imparato a sfruttare ogni possibilità.

Lo stipendio del portiere?

Sicuramente le cifre non sono paragonabili a quelle degli altri, ma non è qualcosa che mi preoccupa. Sono uno di quei romantici del calcio; sicuramente si gioca anche per i soldi, soprattutto al giorno d'oggi che gli stipendi sono aumentati molto, ma ciò che mi spinge è l'amore per il gioco. Il mio valore di 10 milioni? È un po' folle da vedere ora, soprattutto se pensiamo che tre anni fa, quando ero all'OFI Creta, era dieci volte inferiore. È difficile da spiegare. Ma, come ti ho detto, non ci penso troppo. Un mio caro amico mi dice che uno dei motivi per cui gioco a calcio è che tutto mi entra da un orecchio e mi esce dall'altro. E vale anche in questo caso.

La fiducia

La fiducia in me stesso l'ho costruita da quando ero più giovane, con alcune difficoltà nella prima squadra in cui giocavo. Ho vissuto alti e bassi e sono stato fortunato che sia successo allora. Questo mi ha aiutato anche alla Lazio: ero arrivato come terzo portiere e cercavo di dare il meglio, di diventare secondo e poi primo, e ci sono riuscito in pochi mesi. Voglio competere con me stesso.

Il passaggio in Italia

Quando ero all'Atromitos avevo un allenatore italiano e dicevo sempre che avrei voluto venire a giocare in Italia. Mi stava bene e credevo che ce l'avrei fatta, perché mi piaceva la loro filosofia. Non è stato facile riuscirsi, perché la maggior parte dei giocatori o sono italiani o vivono in Italia da 10-15 anni. Il soprannome 'piccolo Donnarumma'? Me lo dicevano perché anch'io ho giocato da giovane in Serie A, come lui in Italia - ovviamente stiamo parlando di un altro livello, il suo è molto più alto. Avevamo anche qualcosa in comune per quanto riguarda i riflessi, per esempio nei rigori. Ma non era un nome a cui davo molto peso. In generale non vorrei essere paragonato a nessuno, cerco di prendere il meglio da tutti. Se proprio dovessi scegliere, però, sarebbe un grande complimento per me se mi paragonassero a Buffon. Mi piacerebbe poter diventare come lui, qui in Italia è un idolo per tutti, indipendentemente dalla squadra. Mi piacerebbe poter diventare qualcosa di simile in Grecia, soprattutto per i bambini. Di Buffon mi piace molto la sua leadership, in campo era un leader indiscusso. Anche dal punto di vista tecnico aveva un ottimo posizionamento e grandi riflessi. Quando sei nella posizione giusta, non c'è bisogno di fare cose spettacolari. Le cose fondamentali sono sempre le più difficili e lui faceva le cose fondamentali, ma le faceva molto bene.

La pressione in campo

Io non penso molto alla pressione che c'è in campo, credo tanto in me stesso e, anche se la palla entra e la gente dice che non c'era niente che potessi fare, io dirò che invece avrei potuto di fare di meglio. Non voglio sembrare presuntuoso, semplicemente non sento tanta pressione quando gioco. Mi sento come durante gli allenamenti, come se stessi facendo solo il mio lavoro. Al contrario, è dopo la partita che ho un terribile mal di testa e mi sento teso. I rigori? Non ho ancora avuto la fortuna di giocare in una partita con la serie di rigori finali, mi piacerebbe molto. Sono sempre di buon umore, cerco sempre di godermi il momento, se mi agito si vede in campo e non voglio. Nei rigori provo a fare sempre del mio meglio. È un a sfida che si gioca tra il portiere e l'attaccante e le probabilità di solito non sono a favore del primo. L'unica cosa che si può fare è concentrarsi. Quello che vedo in Italia è quanto tutti amino il calcio. Ho vissuto molte partite dalla panchina in Italia, e anche da lì ti diverti, sia che perdi sia che vinci. Al contrario in Grecia questo è difficile.

I risultati con la Grecia?

Non mi metto mai contro i tifosi, è una questione di atteggiamento. Credo che negli ultimi anni abbiamo costruito qualcosa di molto bello, che sarebbe un peccato “rovinare” per un risultato, e credo che la maggior parte dei tifosi ci sostenga. Sono pochi quelli che non lo hanno fatto. Molte cose poi possono andare storte, specialmente in Nazionale. Abbiamo giocato molto bene in tantissime partite, in altre in modo mediocre, ma siamo riusciti a portare dei risultati, che è la cosa più importante. Credo che più tempo passeremo insieme, più miglioreremo. È solo questione di tempo.

Sul futuro

Voglio continuare a giocare fuori e sfruttare tutte le mie opzioni prima di tornare in Grecia. Mi piace molto la Serie A, le squadre greche che sono più avanti in classifica hanno buone strutture, ma il campionato greco non è ancora a un livello tale da poter seguire quelli stranieri. All'estero invece si ha la possibilità di migliorare al massimo. Mai dire mai. Mi piacerebbe, ovviamente, tornare a giocare nell'OFI Creta un giorno, per ovvie ragioni. Vedremo…

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