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·13 octobre 2025
Mango: «Donati per me è un buon allenatore! La sua Sampdoria è superiore all’Entella. Su Pafundi dico questo»

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·13 octobre 2025
In seguito al poker contro il Pescara, il quale ha regalato alla Sampdoria la prima vittoria stagionale e un sospiro di sollievo dopo settimane ardue, Salvatore Mango è intervenuto durante la trasmissione “Forever Samp” su Telenord, andata in onda domenica alle 20:45.
Il tecnico ha analizzato la prestazione dei ragazzi, commentando il momento positivo che la squadra sta vivendo in questo determinato momento storico. Ha evidenziato la crescita dei giovani come Simone Pafundi e Luigi Cherubini, che stanno dando un contributo fondamentale. Vi riportiamo alcune delle sue dichiarazioni:
DONATI – «Aldilà di tutto, Donati per me sarà un buon allenatore, non discuto mai i tecnici, ma credo che il fatto che Mancini avesse messo lì quelle persone e poi siano stati esclusi sia stato un errore clamoroso. Questa partita può davvero cambiare la sinergia del campionato, perché rappresenta un vero spartiacque. Ora giochi in casa e poi vai a Chiavari, che per la Samp è come giocare in casa. Non me ne vogliano i tifosi dell’Entella, ma credo che la Sampdoria debba andare là a fare la partita e provare a vincere. Come dico sempre io, vince chi vuole vincere: l’atteggiamento deve essere quello di una squadra che vuole i risultati a tutti i costi. Sul piano tattico ci sono poche cose da dire: nel calcio ci sono tanti numeri, questa difesa a tre che poi diventa cinque, ma la cosa più importante è l’atteggiamento. Davanti devono stare vicino alla porta sia Coda che Pafundi. Quest’ultimo è un giocatore che se parte da lontano o gioca esterno non ha la gamba, ma se gioca dietro le punte diventa devastante, come si è visto col gol al Pescara: lui e Coda sono due giocatori tecnicamente molto forti. La Samp può far male con questo ragazzo e Cherubini è l’arma in più, perché ha tanta gamba e fa bene anche la fase difensiva».
SAMPDORIA – «Credo che sulla carta la Sampdoria sia superiore all’Entella. Non me ne vogliano i tifosi, ma penso sia così. Il campo sintetico può dare un po’ fastidio a chi è abituato a giocare sull’erba, ma non dev’essere un alibi. Ho sentito una dichiarazione di Del Piero molto giusta, e ci ho pensato oggi per venire qua. Nella mia carriera ho avuto spesso questi giocatori che poi diventano micidiali. Purtroppo, oggi la fisicità nel calcio è diventata fondamentale, già da ragazzini si cercano giocatori strutturati. Ma la nostra cultura calcistica è fatta anche di furbizia e di estro: i nostri grandi campioni non sono mai stati dei colossi. Ora invece puntiamo tutto sulla fisicità: se non sei alto un metro e novanta non puoi giocare».
PAFUNDI E CHERUBINI – «Pafundi è innamorato del pallone, e meno male, perché questa è la sua forza. L’Udinese è una squadra in cui il più basso è alto un metro e novanta: tutti giganti, ma il talento non si misura in centimetri. Mi viene in mente Giovinco, o giocatori come Insigne e Di Natale: questi tipi di calciatori, se gli dai un compito preciso, non lo fanno, perché non è nelle loro corde. O gli dai fiducia e li fai giocare, oppure non servono. Cherubini invece è un giocatore di fascia, guarda la linea, è bravissimo anche quando rientra. Secondo me il suo ruolo ideale è dietro una delle due punte: con un attaccante come Coda, che non attacca la profondità ma è bravo a tenere palla, non gli puoi far fare le rincorse. Se gioca dietro una punta o vicino all’altra mezza punta diventa devastante. Il gol è stato l’emblema di questo: se Coda fa il vertice offensivo e mette la palla giusta, lui poi ti manda in porta. Quando la Sampdoria è ripartita, si è vista la loro forza. I registi sono giocatori nati in un certo modo, hanno grande tranquillità quando giocano, difficilmente fanno falli e guardano tutto il campo. A volte sembrano lenti, ma in realtà pensano prima. Pafundi può fare tante cose, ma non il regista».
CAMPIONATO – «A parte Palermo e Venezia, secondo me le altre squadre di Serie B sono tutte più o meno allo stesso livello. È un campionato equilibrato, puoi vincere e perdere ovunque. È più una questione di atteggiamento che di singoli, perché le rose sono simili. La Serie B è un campionato di seconde palle: vince chi ne conquista di più. Lo dico sempre, pensateci, perché le seconde palle fanno vincere o perdere le partite».