Marchetti rivela: «La fede mi ha salvato. Ho subito mobbing in una squadra. Lazio? Anni magici, ancora mi fermano per il 2013. Piazza complicata, tante bugie, ma…» | OneFootball

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·17 décembre 2025

Marchetti rivela: «La fede mi ha salvato. Ho subito mobbing in una squadra. Lazio? Anni magici, ancora mi fermano per il 2013. Piazza complicata, tante bugie, ma…»

Image de l'article :Marchetti rivela: «La fede mi ha salvato. Ho subito mobbing in una squadra. Lazio? Anni magici, ancora mi fermano per il 2013. Piazza complicata, tante bugie, ma…»

Marchetti rivela: le parole dell’ex portiere biancoceleste a La Gazzetta dello Sport, ripercorrendo una carriera fatti di alti e bassi, non solo sul campo

Federico Marchetti, ex portiere di Cagliari, Lazio e Genoa, si racconta a cuore aperto a La Gazzetta dello Sport. Una carriera fatta di alti e bassi, segnata dalla fede, dalla lotta contro la depressione e da rapporti complessi con allenatori e presidenti.

Tra ricordi indelebili, come la Coppa Italia vinta con la Lazio nel derby, e momenti bui, Marchetti non si nasconde e affronta il suo passato senza filtri.


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L’INCIDENTE DA GIOVANE«Potrei farle tanti esempi in cui mi ha salvato, ma gliene voglio citare uno. Quando avevo vent’anni ero in macchina con due compagni di squadra e un tir invase la nostra corsia. Ho visto la morte in faccia. Poi c’è stato come un bagliore e ci siamo salvati. È stato un intervento divino: eravamo in mezzo alle fiamme, ma illesi».

LA FEDE E LA DEPRESSIONE«Fondamentale, altroché. Ero depresso, non ho vergogna nel dirlo. Avevo smarrito me stesso, non riuscivo nemmeno più a tuffarmi tra i pali».

IL PERIODO A CAGLIARI«Stavo male, non ero nello stato mentale adatto per scendere in campo. Lo dissi al preparatore dei portieri: “Non me la sento”. Non fu capito. La società insabbiò tutto, venne detto che ero infortunato. In realtà avevo bisogno di sostegno. La depressione è una malattia e va trattata con serietà».

LA GUERRA CON CELLINO«Ho subìto un mobbing camuffato. Mi allenavo con la prima squadra ma non venivo mai convocato. Tornavo dal Mondiale e mi fu addossata la colpa di aver detto che mi sarebbe piaciuto giocare la Champions. Da lì iniziò una guerra senza fine. In tribunale mi presentai con un vestito viola per far innervosire Cellino: aveva gli occhi sbarrati».

LE OFFERTE RIFIUTATE«Mi volevano in tanti: Sampdoria, Roma, Milan. Allegri mi voleva con sé, ma il presidente rifiutava ogni proposta. Era impossibile muoversi».

GLI ANNI ALLA LAZIO«Magici. Ancora oggi mi fermano per strada e dicono ai figli: “Lui era il portiere della finale del 2013”. Con quella vittoria siamo diventati immortali».

LE CRITICHE E LE BUGIE«Roma è una piazza complicata. Facevi un errore e ti mettevano in croce. Dicevano che mi sarei depresso di nuovo, inventavano voci su uscite notturne e vizi. Tutte bugie. Ma uno che fa uso di cocaina fa più click di un depresso».

IL RITORNO ALL’OLIMPICO DA AVVERSARIO«Roma è casa mia. Quelle lacrime furono doverose. Era la prima volta che tornavo all’Olimpico. I tifosi del Genoa non la presero bene e mi diedero del laziale».

LA NAZIONALE«Ringrazio Lippi, Prandelli e Conte. Però per molti ero sempre “quello del Cagliari”. Se fossi stato il portiere del Milan, sarebbe stata un’altra storia».

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